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Le buche che piacciono ai gommisti: non sono strade, ma “percorsi di guerra”

Pericolose per l’incolumità fisica dei cittadini, le buche causano anche danni alle auto, rompendone gomme e parti meccaniche: “assurdo per cittadini che pagano circa 60 miliardi di euro l’anno fra tasse, imposte e accise”.
A cura di Danilo Massa
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buca a napoli

Guidare sul colabrodo delle strade urbane è un esercizio che accomuna ormai la quasi totalità degli italiani, da nord a sud. Una situazione che riflette le difficoltà economiche delle amministrazioni locali e che viene rilevata oggi in una nota dell'Asaps, l'Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale. Il passaggio di un inverno piovoso, la cui coda si trascina anche in questi primi giorni di primavera, non ha fatto altro che contribuire ai dissesti, con il risultato di accrescere i rischi "sempre più elevati per la sicurezza e l’incolumità fisica degli automobilisti, motociclisti e ciclisti. Si pensi al rischio costituito da una buca con l’acqua che fa livello per cui non si percepisce le presenza e la profondità".

I gommisti – prosegue ancora la nota dell'Asaps – "fanno affari d'oro riparando gli pneumatici danneggiati". Segue una lista di strade che sono considerate "l'Eldorado dei gommisti": E45, Romea, Adriatica, Pontina e Domiziana a cui bisogna aggiungere vie cittadine di minore rilievo nazionale, ma che probabilmente, in rapporto all'uso quotidiano, riescono ad incidere più delle tratte citate dalla nota. "Percorsi di guerra" che non solo rompono gli pneumatici, ma che spesso comportano anche gravi danni alle parti meccaniche (su tutte cerchioni e assi). Considerata l'estensione geografica del problema, l'Asaps chiede ufficialmente un'inchiesta nazionale "sullo stato delle strade, sulle modalità delle loro riparazioni e sui rischi corsi o che corrono i conducenti e trasportati, su quale incidenza hanno i dissesti delle strutture stradali sulle lesioni o addirittura sugli incidenti gravi e mortali". Un'urgenza tanto più impellente, ad avviso dell'associazione, quanto più irrispettosa degli sforzi economici dei cittadini che

pagano circa 60 miliardi di euro l’anno fra tasse, imposte e accise, si ritrovino con una situazione delle strade che non si può più neppure definire, come un tempo, balcanizzata, perché sarebbe offensivo per i paesi balcanici che hanno strade sicuramente migliori delle nostre.

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