Le cinque vetture più estreme della Formula 1

Il 2017 può essere considerato l'anno zero della Formula 1. Tabula rasa, tutti i valori in campo sono azzerati; il ritorno alle gomme larghe e le modifiche aerodinamiche introdotte dalla FIA consentono agli ingegneri di dare libero sfogo alla fantasia, pur rimanendo ancorati alle regole imposte dalla federazione. Tante le novità che la nuova stagione porterà in dote, tutti i team stanno vagliando le soluzioni migliori per sbaragliare la concorrenza. Una situazione nuova per le scuderie attuali, ma non per gli appassionati di motori che, nel corso degli anni, si sono trovati a fare i conti con soluzioni più o meno ardite da parte dei progettisti: ecco le più estreme nella storia della Formula 1.
Mercedes Benz W 196, l'auto di Fangio e Moss
La Mercedes Benz W196 è l'auto con la quale la casa tedesca tornò nel mondo delle corse nel 1954: l'ultima apparizione della Stella era datata 1939, proprio all'alba della Seconda Guerra Mondiale. Un'auto che consentì a Juan Manuel Fangio e a Stirling Moss di vincere 9 delle 12 gare alle quali prese parte. Nei primi anni della Formula 1, il regolamento imposto dalla federazione prevedeva il limite di cilindrata per le vetture partecipanti in 2 500 cm³ per i motori aspirati ed in appena 750 cm³ per quelli sovralimentati. Una delle caratteristiche più importanti risiedeva proprio nel motore, uno dei primi a iniezione diretta che consentiva un miglior rendimento. A fare la differenza, però, fu la sua leggerezza: grazie all'utilizzo di tubi in magnesio, infatti, la struttura pesava solamente 36 kg. Di questo modello furono create due diverse versioni: una carenata, denominata anche Monza, che prevedeva l'utilizzo delle ruote coperte per circuiti più veloci, e la versione a ruote scoperte che fu la più utilizzata in quanto era più maneggevole e più agile nei tracciati tortuosi.

Motore scoperto per Brabham BT26A
La Brabham Bt26A è l'auto con cui la scuderia fondata dall'ex campione del mondo partecipò al mondiale del 1969. L'anno precedente era stato disastroso tanto che, nelle 13 gare in calendario, solo in una occasione le monoposto riuscirono ad arrivare al traguardo. La vettura, quindi, rappresenta un'evoluzione della precedente con qualche novità interessante: prima tra tutte quella di avere una semi-scocca che lasciava scoperta la parte posteriore. Una soluzione che non fu adottata solo dalla casa inglese, ma che contribuì in maniera decisiva ad abbassare il peso della monoposto. L'altra variante rispetto alla precedente versione è il motore: dalla Repco si passa ai Cosworth, molto più affidabili. Mai scelta fu più saggia; a fine stagione Jacky Ickx, grazie anche alla Bt26A riuscirà ad arrivare secondo nel mondiale.

March 711, il vassoio da tè
Una delle più strane vetture che si siano mai viste su un tracciato di Formula 1 è senza dubbio la March 711. Soprannominata "il vassoio da tè" per la forma del suo alettone anteriore, la monoposto presentava una conformazione ovoidale che non la faceva di certo passare inosservata. Altra caratteristica che la rendeva una delle vetture più estreme del circus erano i freni posizionati all'interno del telaio, soluzione adottata anche dalla Lotus. I risultati premiarono il lavoro dei tecnici che, per il mondiale del 1971, si affidarono al giovane Ronnie Peterson: lo svedese, nonostante nessuna vittoria conquistata, riuscì a prendersi la seconda posizione nel mondiale.

Tyrrell P34, l'auto a sei ruote
Quella progettata da Derek Gardner fu la prima e unica vettura a sei ruote che calcò il palcoscenico della Formula 1. L'ingegnere britannico era convinto che l'utilizzo di un sistema a tre assi avrebbe reso più basso e affusolato il frontale dell'auto, garantendo minor resistenza all'avanzamento. Il progetto fu rivoluzionario e coinvolse anche la Goodyear che varò un tipo di gomma più piccola e una nuova mescola per venire incontro alle esigenze della scuderia. I risultati furono altalenanti: la prima vittoria fu siglata nel Gran Premio di Svezia, ma rimase anche l'unica. A fine stagione arrivò soltanto un terzo posto nel campionato costruttori mentre l'anno seguente la Tyrrell non riuscì ad andare oltre al sesto posto.

L'auto turbina che fu dichiarata fuorilegge
Impossibile non notare le peculiarità della monoposto progettata dal team Brabham per il mondiale del 1978. Rinominata Fan Car – l'auto turbina – la vettura dominò la scena proprio grazie all'enorme ventilatore posizionato nel retrotreno che gli conferiva un carico aerodinamico anomalo e prestazioni eccezionali. La Bt46B è figlia di una interpretazione del regolamento al limite: nel testo fornito dalla federazione, infatti, si legge che "se un dispositivo mobile ha un effetto aerodinamico sulla vettura, è regolare a patto che la sua funzione primaria sia diversa". La ventola assunse quindi una funzione di raffreddamento e debuttò al Gran Premio di Svezia. Troppa la differenza con le altre vetture tanto che la Brabham decise di nascondere le sue prestazioni imbarcando un maggiore carico di benzina: in gara, però, non ci fu storia tanto che fu bandita dalla Formula 1. One shot, one goal.
