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Lutto nei motori: è morto Dan Gurney, il pilota che inventò la doccia di champagne

Lo statunitense è morto all’età di 86 anni in seguito alle complicazioni di una polmonite. Corse e vinse in diverse categorie, dalla F1 alla NASCAR, passando per la Indycar e Le Mans; fu il primo a festeggiare usando la bottiglia di champagne come un idrante e ad indossare il casco integrale.
A cura di Matteo Vana
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Dan Gurney - Getty images
Dan Gurney – Getty images

Si è spento all'età di 86 anni Dan Gurney, una leggenda delle piste di mezzo mondo. Il pilota statunitense è morto in seguito alle complicazioni di una polmonite; ad annunciarlo è stata la famiglia che, in una breve nota, ha comunicato che "con un ultimo sorriso sul suo bel viso, Dan è andato verso l'ignoto. Nel più profondo dolore, con gratitudine nei nostri cuori per l'amore e la gioia che ci ha donato durante il tempo su questa terra, diciamo: annusa il mare, senti il cielo. Lascia che la tua anima e il tuo spirito entrino nel mistico".

Un pilota capace di essere a proprio agio in ogni tipo di competizione: dall'inferno verde del Nurburgring alle strettissime curve di Montecarlo, passando per l'infinito rettilineo di Le Mans. Gurney corse è riuscito a scrivere il proprio nome nella storia vincendo in ogni tipo di competizione: nel suo palmerès ci sono la Formula 1 – dove vinse 4 Gran Premi correndo con Ferrari, Porsche, Lotus, Brabham, Eagle e McLaren -, la 24 Ore di Le Mans, conquistata nel 1967 con la Ford, la Indycar e la NASCAR, categoria nella quale ha vinto cinque gare a Riverside, in California.

Fu il primo a festeggiare sul podio con lo champagne

Non sono state sole vittorie – non tantissime per la verità – a far entrare nella storia delle corse il pilota americano, ma i suoi comportamenti; un uomo dal piede pesante, capace di spingere al massimo le proprie vetture tirandone fuori il meglio. A lui si deve quella che ormai è considerato uno dei riti più conosciuti della Formula 1, ossia la doccia di champagne sul podio. Nel 1967, infatti, proprio in occasione della 24 Ore di Le Mans vinta, inondò il proprio compagno di squadra, AJ Foyt, usando la bottiglia di champagne destinata al vincitore come un idrante; un gesto mitico che scatenò risate e pacche sulle spalle e che, da quel momento in poi, divenne l'usuale modo di festeggiare dei piloti. Sempre a lui si deve l'uso del casco integrale: in un'epoca in cui le protezioni non erano considerata una priorità fu il primo a capire che avrebbe potuto salvare la vita aprendo un'era importante sul fronte sicurezza.

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