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Merzario, HRT e Caterham. Sono alcuni delle 5 peggiori scuderie della Formula 1

Nate con la consapevolezza di non navigare nell’oro, hanno provato a conquistare gli sponsor per tentare la scalata nell’Olimpo della Formula 1. Non hanno avuto successo però queste 5 scuderie fallite immediatamente dopo pessimi risultati ottenuti.
A cura di Fabrizio Rinelli
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La Formula 1 ci ha spesso insegnato e mostrato grandi vittorie, magari di piloti o scuderie che, sulla carta, sono partite da sfavorite. La stessa sorte però non è toccata a queste scuderie, giudicate le peggiori della storia delle quatto ruote. Prestazioni pessime in pista e la scomparsa immediata del team. Scopriamo chi sono.

Posizione migliore? Tredicesimo posto

Sono stati solo tre gli anni di sopravvivenza di questa scuderia. Solo 56 gare corse, ma senza fare alcun punto. Il miglior punteggio? Il 13° posto ottenuto da Liuzzi in Canada nel 2011 come miglior piazzamento. Stiamo parlando del team spagnolo dell’HRT, nata dall’iniziativa dell’ex pilota Adrian Campos, che però non raggiunse i risultati sperati. Vetture incapaci di poter svolgere anche i test invernali e gravi problemi di gestione fin dall’inizio, per mancanza di soldi. Ultimo tentativo per rilanciare il team, fu l’ingaggio di Bruno Senna come pilota ufficiale: i risultati però non arrivarono e nel 2011 arrivò anche la batosta della mancata qualificazione nel GP di Australia. Una serie di passaggi di proprietà poi fino a rimanere sola, senza nessun acquirente. Una storia che finirà senza tanti rumori, nel gennaio 2013.

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Un team italiano da incubo

C’è anche l’Italia in questa top five horror delle peggiori scuderie della storia della Formula 1. Il team del Belpaese, riuscì in ogni caso a strappare un 8° posto nel Gran Premio del Canada nel 1988, ma allo stesso tempo detiene un record particolare, quello di eliminazioni in qualifiche e pre-qualifiche. Stiamo parlando del team Coloni di Enzo Coloni, che iscrisse la sua scuderia ad 81 GP, ma vide il semaforo verde solamente in 14 occasioni. In questa speciale scuderia corse anche Gabriele Tarquini. Ultimo tentativo di rilancio del team, da ricordare, fu la partnership con la Subaru, in vigore nel 1990. La stagione successiva non passò le pre-qualifiche in tutte e 15 le gare del campionato.

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Re Arturo e il suo particolare team

Arturo Merzario nel 1977,  dopo aver corso anche con la Ferrari, decise di fare il grande passo: ovvero svolgere il ruolo del manager e creare una sua particolare scuderia. Pilotò anche quella stessa auto per tre anni. La Merzario dell’ex ferrarista conobbe però solo delusioni. Tanti problemi, che non erano da riscontrare nel collaudato motore Ford Cosworth tanto ambito in quegli anni, ma quanto nella mancanza di soldi: il telaio della sua March 761, nonostante i tre lifting subiti nel corso degli anni, non dava molta affidabilità. I risultati erano sotto gli occhi di tutti: su 38 tentativi solo 10 qualificazioni, un solo Gran Premio portato a termine al 14° posto e zero punti. Risultarono peggiori anche le “seconde guide”, ovvero: Colombo nel 1978 e Brancatelli nel 1979 che non riuscirono neanche a qualificarsi.

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La Mastercard nella Formula 1

Usare la Mastercard, non per i pagamenti, ma semplicemente per finanziare una scuderia. E’ l’idea avuta nel 1996 da Eric Broadley, fondatore della Lola, che firmò un contratto di sponsorizzazione proprio con Mastercard. Il tutto per far correre una vettura che avrebbe corso nel Mondiale 1998. La Mastercard però, quasi inaspettatamente, chiese di correre subito e di progettare la vettura quanto prima. Un’auto costruita in tempi da record con motore Cosworth V8 da 3 litri. I piloti ingaggiati furono Vincenzo Sospiri e Ricardo Rosset. La macchina però aveva un problema davvero enorme, non aveva aerodinamica. A Melbourne dopo pochi giri le auto non si qualificarono e Mastercard decise dopo pochi giorni dall’accordo, di annullare il contratto con la Lola. Piloti, auto e meccanici si trasferiscono in Brasile per tentare di qualificarsi alla seconda gara stagionale, ma si scoprì che per mancanza di soldi non era possibile mandare in pista le auto e la sua avventura terminò dopo solo una gara.

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La falsa “Lotus” in pista

Invogliati da Max Mosley, in tanti, nel 2009, per coprire le uscite dalla Formula 1 di Bmw, Toyota e Honda, pensarono di costituire un team. Spazio a nuovi progetti quindi, come quello della Caterham. Un team che però non navigava nell’oro. Noto come Lotus Racing nel 2010 e Team Lotus l’anno seguente, nel 2012 la squadra cambiò nome dopo una lotta legale con la “vera” Lotus. Propulsori marchiati Cosworth e Renault che però non riuscirono a migliorare le pessime prestazioni in pista, nonostante l’ingaggio di piloti di buon livello come Trulli, Kovalainen, Pic, Van der Garde, Ericcson e Kobayashi. Il miglior risultato di una Caterham fu un 11° posto a Interlagos 2011, prima di chiudere definitivamente la sua avventura nel 2014.

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