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Montezemolo: “Schumacher? Condivido il riserbo della famiglia, spero in buone notizie”

L’ex presidente della Ferrari: “Il nostro rapporto si era presto trasformato in amicizia personale. Io credo che lui abbia lasciato una traccia nel Dna della Ferrari, lui era un uomo squadra al 100%”. Poi sulle sue condizioni: “Condivido la scelta del riserbo voluta dalla famiglia. Sono in contatto con Corinna, ho visitato il museo di Kerpen, spero in buone notizie e auguro a Mick di ripetere anche soltanto in parte le imprese del padre”, conclude.
A cura di Matteo Vana
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Dieci anni, dal 1996 al 2006, passati uno di fianco all'altro, uniti dalla Ferrari; Michael Schumacher e Luca Cordero di Montezemolo, insieme a Jean Todt, hanno scritto la storia della scuderia di Maranello portando la Rossa a conquistare 6 titoli costruttori consecutivi e 5 mondiali piloti, tutti vinti dal campione tedesco. Un periodo di splendore, quello vissuto grazie al tedesco, che i tifosi del Cavallino non hanno dimenticato così come l'ormai ex presidente che, in una intervista al Quotidiano.net, ha ricordato i successi ottenuti in quegli anni: "Con lui abbiamo vinto e rivinto tutto, più volte. Il nostro rapporto si era presto trasformato in amicizia personale. Io credo che lui abbia lasciato una traccia nel Dna della Ferrari. Era sempre coerente con se stesso anche nei momenti di difficoltà" ha spiegato.

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Uniti nelle sconfitte e nelle vittorie

Un rapporto che non sempre è stato rose e fiori, soprattutto nei primi anni quando le vittorie non arrivavano. "Oggi giustamente si ricordano le vittorie, ma lui ebbe bisogno di cinque anni per farcela. In mezzo ci furono sconfitte e polemiche. Almeno due volte, nel 1997 dopo la collisione con Villeneuve e nel 1998 dopo l’incidente con Coulthard, in Belgio, sono stato tempestato di inviti a licenziarlo, mi dicevano che non sapeva controllare le emozioni, ma io mi fidavo di lui e di Todt; ha sempre avuto una bella dose di emotività, anche se sapeva governarla, era un uomo squadra al 100%" le parole di Montezemolo. Successi storici quelli ottenuti dal campione tedesco, capace di riportare il titolo a Maranello interrompendo un'attesa che sembrava interminabile.

Era spesso a Maranello per i test, che allora non erano limitati. Il nostro è stato un momento storico, la domenica di Suzuka io ero a casa davanti al televisore. Tormentavo amuleti e talismani e pregavo, mischiando profano e sacro – ricorda -. Mancano tre giri alla fine, sto in apnea, suona il telefono. È Gianni Agnelli. Luca, mi fa, complimenti, l’incubo è finito. E io a toccare tutto, con l’avvocato che non stava zitto un attimo, per fortuna arrivò la bandiera a scacchi.

Michael Schumacher - Getty Images
Michael Schumacher – Getty Images

Montezemolo non perde la speranza

Un rapporto, quello tra Montezemolo e Schumacher, che non si è interrotto neanche dopo il terribile incidente nel quale è rimasto coinvolto il campione tedesco, caduto durante una sciata sulle nevi di Meribel e da quel momento costretto a una dura battaglia per riprendersi dalle conseguenze dell'impatto. Come tutti gli amici di Schumacher anche l'ex presidente della Rossa mantiene il segreto sulle sue condizioni, ma ammette di non aver perso le speranze di poter rivedere, un giorno, il suo pilota di nuovo in piedi: "Condivido la scelta del riserbo voluta dalla famiglia. Sono in contatto con Corinna, ho visitato il museo di Kerpen, spero in buone notizie e auguro a Mick di ripetere anche soltanto in parte le imprese del padre". Una figura, quella di Schumacher, rimasta nella mente di Montezemolo non solo per le doti in pista, ma anche per l'amore verso i figli: "Era nato da poco Mick, il secondogenito. Vennero in vacanza a casa mia tutti gli Schumacher. Era estate, tempo di zanzare. Beh, ogni cinque minuti Michael correva a controllare se per caso il bambino era stato punto dagli insetti. Mi colpiva la sua attenzione maniacale ai dettagli", conclude Montezemolo.

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