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Monza ’96, la prima volta di Schumi nel suo regno

La prima delle cinque vittorie ottenute dal campione tedesco sull’Autodromo monzese, nell’anno del domino delle Williams, rappresenta la priva vera occasione in cui Italia, Ferrari e Michael hanno dimostrato che insieme potranno riscrivere la storia della Formula 1.
A cura di Michele Mazzeo
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Schumi sul podio

È noto che nella storia della Formula 1 non tutte le gare hanno lo stesso valore. Ci sono Gran Premi che hanno segnato un’epoca, che hanno scritto pagine memorabili che rimarranno a lungo nella memoria degli appassionati di questo sport. Soprattutto per gli italiani, per i tifosi di Michael Schumacher e per quelli della Ferrari, una di queste è sicuramente quella scritta l’8 settembre 1996 sull’Autodromo di Monza.

Dominio Williams

Ma andiamo in ordine. Il Gran Premio d’Italia è il quattordicesimo appuntamento stagionale, il terzultimo, e arriva quando i titoli iridati sia piloti che costruttori sono già praticamente ipotecati con la Williams a fare la parte del cannibale con Damon Hill e Jacques Villeneuve quasi matematicamente certi di aver conquistato le prime due piazze della classifica generale, con il britannico avviatissimo alla conquista del suo primo (che rimarrà poi unico) titolo mondiale.

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Continua il lunghissimo digiuno Ferrari

La Ferrari non si impone come costruttore da 13 anni (ultima volta nel 1983) e un suo pilota non diventa campione del mondo addirittura da 17 anni, cioè da quando ci riuscì Jody Scheckter. Per tornare ai fasti di un tempo, e mettere fine a questo interminabile digiuno, la casa di Maranello decise di puntare su colui che aveva portato a casa gli ultimi due titoli mondiali con la Benetton, vale a dire Michael Schumacher, a cui affianca Eddie Irvine. L'esordio fu difficile: il clima non era ottimale e il divario tecnico con le scuderie inglesi sembrava incolmabile, ma nonostante questo qualche buon risultato arriva lo stesso, rimandando però al futuro la fine del digiuno.

L’unico obiettivo ancora possibile

C’è ancora però un obiettivo raggiungibile: riportare la Rossa davanti a tutti nel GP di casa ad 8 anni di distanza dal successo dell’austriaco Gerhard Berger (1988). Di certo le monoposto del Cavallino non partono con i favori del pronostico, soprattutto dopo che sia le prove libere che le qualifiche sono state dominate dalle solite Williams. E così si arriva in griglia di partenza con la prima fila occupata da Hill e Villeneuve, seguiti da Schumacher e dalle due McLaren di Mika Hakkinen e David Coulthard.

Ferrari

Le barriere della discordia

Al via le due Williams si ostacolano a vicenda, favorendo la Benetton di Jean Alesi che, partito benissimo dalla sesta posizione in griglia, infila Hill alla prima curva, portandosi in testa, ma già alla seconda curva di Lesmo il britannico si riprende la testa della corsa, mentre il suo compagno di scuderia cede la terza piazza ad Hakkinen. Sembra dunque un’altra giornata da dimenticare per le Ferrari, ma da lì a breve le emozioni si susseguiranno: tutti le vetture hanno problemi con le barriere di pneumatici poste per non permettere di tagliare le prime due chicane, e così Hill e Coulthard sono costretti al ritiro, mentre Villeneuve e il finlandese continuano, ma con grandi difficoltà.

Alesi resiste, ma Schumi piazza la zampata del campione

Così in testa ci va Alesi, con uno Schumacher indiavolato che giro su giro recupera velocemente il grande svantaggio dalla Benetton del francese. Lo raggiunge, lo tallona, ma il transalpino resiste fino al 30° giro, quando Schumacher spinge al massimo, facendo segnare il giro più veloce in gara, durante il pit-stop di Alesi, guadagna tanto che, due tornate più tardi, quando sarà il suo turno di fermarsi ai box, uscirà dalla pit lane nettamente davanti alla Benetton dell’ex ferrarista. Il tedesco poi riuscirà a gestire il vantaggio, conquistando la seconda vittoria consecutiva (la terza sulla Ferrari), davanti ad Alesi e ad Häkkinen, autore di una grande rimonta.

Bandiera a scacchi

L’inizio di un mito: Italia-Ferrari-Schumacher

Michael Schumacher, al suo primo anno in Ferrari, è riuscito dunque nell’impresa di riportare la Rossa a passare per prima sotto la bandiera a scacchi nel Gran Premio d’Italia. Ci riuscirà poi altre 4 volte diventando il pilota con il maggior numero di successi nella storia della gara che si corre nell’Autodromo di Monza. Ma quello, dell’8 settembre 1996 avrà sempre un sapore particolare, perché fu in quel giorno che l’Italia, i tifosi della Ferrari e quelli del tedesco, capirono di trovarsi davanti all’inizio di un qualcosa di storico, fu chiaro cioè che quel terzetto Italia-Ferrari-Schumacher avrebbe regalato al mondo della Formula 1 qualcosa di straordinario, qualcosa che avrebbe costretto a riscrivere la storia di questo sport.

Festa podio
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