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Jorge Lorenzo, l’uomo da battere

Il campione in carica è andato fortissimo nei test in Malesia e Qatar, forte in Australia, chiudendo il precampionato invernale così come lo aveva iniziato, davanti a tutti. Sarà lui il rivale più insidioso del mondiale in sella a una Yamaha che sembra aver patito meno l’integrazione della nuova elettronica. Ma sul suo rinnovo la casa di Iwata non gioca al rialzo, sicura di avere la moto migliore in circolazione.
A cura di Valeria Aiello
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Jorge Lorenzo / Getty
Jorge Lorenzo / Getty

La strada che porta alla nuova stagione del campionato MotoGP 2016 ha già toccato Sepang, Phillip Island e il Qatar, e alla vigilia del primo round del calendario iridato sono più i dubbi che le certezze sull’avvio del mondiale. I cambiamenti tecnici, tra cui spiccano l’arrivo di Michelin come fornitore unico e l’introduzione del software unificato per la gestione del motore, hanno dato non poche noie a team e piloti durante la prestagione invernale. Ma quello che è emerso dai nove giorni di test, è che la moto che si è adattata con più rapidità alle nuove condizioni è stata la Yamaha, soprattutto quella affidata a Jorge Lorenzo.

In Qatar, Lorenzo aveva ritrovato la sua solita velocità dopo qualche preoccupazione a Phillip Island, lasciando tutti a bocca aperta già a Sepang, dove aveva rifilato quasi un secondo al suo inseguitore più vicino. Sotto i riflettori di Losail, invece, il margine era nell’ordine di un mezzo secondo con cui confermava di essere già in gran forma e a proprio agio, nonché sotto il record del circuito in gara fissato da Stoner nel 2008, al suo secondo anno in Ducati. Una svolta, quella del regolamento tecnico che sembra essere stata cucita addosso al maiorchino e che, ad oggi, lo proietta come l’uomo da battere nel mondiale ormai alle porte.

Con il titolo di campione del mondo in carica strappato a Valencia, nell’ultima gara del mondiale, dalle mani di Valentino Rossi dopo otto mesi e 17 gare trascorsi a inseguire il compagno di squadra, Lorenzo ha rafforzato la sua posizione nell’albo d’oro del Motomondiale, scavalcando Mick Doohan nella classifica dei piloti che hanno vinto più Gran Premi, dove ora occupa la quinta posizione a quota 61 vittorie, alle spalle di Agostini (122+1), Valentino Rossi (112), Angel Nieto (90) e Mike Hailwood (76). Numeri di una carriera che parlano chiaro, come quelli dell’ultimo mondiale, che mostrano un titolo strameritato in virtù di vittorie (7), podi (12), giri veloci (6), pole (4), in un bilancio complessivo facilitato dalla vendetta del “guardaspalle” Marquez nei confronti di Valentino Rossi.

Ora Lorenzo è a quota cinque titoli, pronto a difendere lo scettro del mondiale infangato dalle polemiche delle battute finali dell’ultima stagione, da cui nemmeno lui era riuscito a mantenere la neutralità, schierandosi apertamente a favore di Marquez nel chiedere una penalizzazione ancora più severa per il pesarese, dopo il fattaccio tra el Cabroncito e il Dottore a Sepang. Una mossa sbagliata, come quella del pollice verso sul podio malese, fischiato dai tifosi e per cui poi aveva anche chiesto scusa.

Nel 2016 si ripartirà dai limiti infranti, non solo in pista, tra conti da regolare e avversari ancora più spietati, dalla sicurezza di aver fatto il proprio dovere nei test invernali e dalla rivalità con il detestato Valentino Rossi, che potrebbe influire nella sua scelta di mettere un punto al suo rapporto con la Yamaha, accettando finalmente l’offerta Ducati. Alla luce del sempre più stretto legame tra Yamaha e il pesarese che hanno pianificato un contratto triennale con la Riders Academy di Tavullia, dovrebbe essere proprio il maiorchino a far valigia e andare via, anche perché, mai come adesso, Lorenzo sa di potersi proporre come il pezzo più pregiato del mercato, in un gioco al rialzo che la Yamaha non ha nessuna intenzione praticare, anche se a farlo è il campione in carica che ha portato a Iwata gli ultimi tre titoli mondiali.

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