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MotoGP, Biaggi: “Marquez vincerebbe anche con una Ducati”

L’ex campione romano quest’anno ospite di cinque Gran Premi del mondiale: “Marc è il campione perché è il più forte. La maniera in cui Marc fa derapare la moto non è soltanto fortuna. Ci sono cose che può fare solo lui. Dovi? Ha ancora tanto dare, guarda Rossi che a 38 anni lotta ancora per il podio”.
A cura di Valeria Aiello
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Max Biaggi,46 anni / Getty Images
Max Biaggi,46 anni / Getty Images

2017 complicato per Max Biaggi ma anche anno di svolta. Il brutto incidente dello scorso 9 giugno, un violento impatto durante un allenamento in supermotard sulla pista di Latina, ha lasciato segni più profondi di fratture e lesioni ai polmoni ormai recuperate. In quei giorni in ospedale, la paura di non farcela ha fatto riflettere il campione romano che, intervistato da Motosprint, è tornato sulla decisione di appendere il casco al chiodo. “Non pensavo di uscirne nella maniera in cui ho superato l’incidente – racconta – Durante quei 19 giorni in terapia intensiva dormivo pochissimo, 2-3 ore per notte, anche se stavo fermo, bloccato a letto. O parlavo con qualcuno, oppure pensavo. E ho pensato tanto. ” racconta il Corsaro.

Mi sono ritrovato solo, cioè solo con me stesso, perciò i pensieri non erano filtrati perché non c’era l’interferenza di niente e di nessuno. Ed e lì, che ho capito che era finita, cioè che non avrei più corso in moto. Nicky (Hayden, ndr) e morto a 30 all’ora, 40 a dire tanto. Anche Schumi andava piano, quando ha battuto la testa cadendo mentre era sugli sci: andava più o meno a quella stessa velocità. Quanto a me, con una Supermotard sono caduto in seconda marcia, in una curva stretta, avrò fatto i 50 all’ora. Quindi una tragedia può capitare anche a bassissime velocità, anche a gente che ha vissuto a oltre 300! Ecco, fra tante emozioni, tutte fortissime, e tanti dolori, ho pensato: “Vuoi vedere che questa volta tocca a me?”.

A un certo punto pensavo che non me la sarei cavata. E in ogni caso, non pensavo che ne sarei uscito nella maniera in cui ho poi superato l’incidente. Non credevo che sarei tornato come sono adesso. Sono stato molto fortunato E in quei momenti in cui non potevo sapere niente, ho iniziato a pensare a tutto ed e stato come avere un uragano dentro la testa: i pensieri di una vita giravano velocissimi. Mi sono messo davanti al mio destino, come fossi di fronte a un bivio. Mi sono detto: “Se riceverò il dono di restare ancora al Mondo, cosa farò? Non era più il tempo per tergiversare, come capita quando ti dici che ci penserai, che poi vedrai, che tanto un’idea ti verrà… No, questa volta non c’era spazio per una via d’uscita, e mi sono chiesto: ma questo è proprio quello che voglio fare? Ho deciso di chiudere con le corse. Non avrei più sfidato la sorte o il destino. “Basta cosi”, mi sono detto. Adesso è finita davvero. Ho fatto dei ritorni, è vero, ma ora basta. Come si suol dire, ho fatto lo switch, ho spinto l’interruttore, non soltanto come pilota ma come uomo. Perché in quel vortice di pensieri ed emozioni e passato di tutto — dalla carriera alle storie più personali — e ho anche scremato, cioè ho tolto dalla mia vita le cose che penso non siano importanti. Ho riordinato tutto dentro e attorno a me, includendo anche situazioni come parenti, amici, condivisioni familiari. E come le scelte, ovviamente”.

Biaggi: "Marquez vincerebbe anche con una Ducati"

Escluso un eventuale suo ritorno in pista, Biaggi ha parlato di Superbike, che “si sapeva” dice, che “sarebbe scesa un po’ di importanza” per lasciare spazio alla MotoGP, regina assoluta del motociclismo, come “la Formula 1 è regina dell’automobilismo. Il messaggio è chiaro, non ci si può sbagliare”. Top class che si è conclusa due settimane fa a Valencia con Marquez campione del mondo per la sesta volta in carriera.

Quest’anno sono stato a cinque Gran Premi. Secondo me le prestazioni delle moto sono un po’ appianate, in pochissimi decimi trovi 3-4 piloti: credo, allora, che le moto si equivalgano. Quindi penso che se si prende il campione del Mondo e lo si mette su un’altra moto, credo che vincerebbe lo stesso. Marquez vincerebbe anche con un altro mezzo, e sicuramente vincerebbe con una Ducati. Si tratta soltanto di una valutazione. Come si fa a non restare impressionati da ciò che Marquez fa in moto? La maniera in cui la gestisce quando la fa derapare, lascia senza parole. Oppure quando rischia di cadere e poi si rialza, non è soltanto fortuna, è soprattutto la sua capacità di gestire una moto: ci sono cose che può fare soltanto lui.

Marquez è il campione del mondo semplicemente perché è il più forte. Basta pensare a quanto ha già vinto, pur avendo appena 24 anni. E c’è una cosa ancora più interessante, secondo me: lui non ha ancora raggiunto il proprio picco massimo, perciò il meglio deve ancora venire. Crescerà ancora, almeno fino ai 28-30 anni. Stoner? E’ un altro pilota impressionante, uno di quei talenti purissimi che nascono si e no ogni 20 anni. Mi ha sempre impressionato anche lui. Jorge Lorenzo dice sempre che è il talento più puro che lui abbia mai visto. Lo penso anch’io. Ogni tanto io e Casey ci parliamo, o ci mandiamo dei messaggi. Abbiamo un buon rapporto.

"Dovizioso? Ha ancora tanto da dare, guarda Rossi"

Il Corsaro ha detto la sua anche sulla stagione di Jorge Lorenzo, per ilmaiorchino la prima in Ducati dopo nove in Yamaha. Anno complicato ma chiuso in crescendo, dopo anche gli ultimi test a Valencia e Jerez, nei quali sembra aver trovato uteriore feeling e soluzioni che gli permettono di far scorrere più facilmente la moto in curva.

Jorge ha accettato una bella sfida, lo sapeva che sarebbe stata difficile e Io vedo in lotta per cercare di venirne fuori. Sta dando segni di serietà e maturità. É dura passare su una moto completamente diversa da quella che hai guidato per nove anni; lui era abituato al sistema giapponese, lavorare con gli italiani è diverso. Non è facile ritrovarsi cosi in difficoltà, per uno che ha vinto cinque Mondiali, di cui tre in MotoGP. Eppure non credo che abbia mai fatto scenate né esternazioni, almeno in pubblico. Non ha mai sbottato. Ma di sicuro il suo compagno ha tratto tanta energia dalla presenza di Jorge.

Dovizioso? Non mi sarei aspettato una stagione così, onestamente proprio no. Dovi ha vinto sei gare, e in ogni situazione: anche all’ultima curva. Ha vinto da pilota maturo, e diciamo la verità: ha salvato la stagione alla Ducati, e anche a noi, visto che senza di lui il campionato sarebbe stato meno bello. E spero per Andrea che questo gli valga un bel ritocchino sul contratto… Adesso bisogna vedere se Dovizioso ha davvero fatto il click e ha acceso l’interruttore, se è cambiato davvero. Perché se ha fatto lo switch, quindi se nel 2018 chiuderà tra i primi tre, vuol dire che per lui può iniziare una nuova carriera. Non è questione di età. Cioè, in questo caso I’età conta poco. A 30 anni si può ancora avere tanto da dare, guarda Valentino Rossi che a 38 anni è ancora in lotta per il podio. Quindi Dovi può fare ancora tante cose, se si consoliderà. Io non mi sono mai trovato in quella situazione, ma ci sono piloti che danno il meglio a una età matura”.

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