MotoGP, Brivio: “La Suzuki punta al podio, altrimenti meglio stare a casa”

Dopo uno stop di tre stagioni, la Suzuki torna nel Motomondiale e per il suo ritorno in classe regina conta su Davide Brivio, team manager monzese, 51 anni, portato dalla Yamaha nel Motomondiale dopo la Superbike, uomo di fiducia ai tempi di Valentino Rossi in Yamaha e Ducati ed ex VR46, affidandogli il progetto per il ritorno della Casa di Hamamatsu nel Mondiale. Quello di allora “non era un addio” ma due anni di assenza in cui la Suzuki ha messo a punto un prototipo MotoGP con il quale ritornerà ufficialmente nel Motomondiale con la prima guida Aleix Espargaro che guiderà lo sviluppo e scommettendo sul rookie Maverick Vinales, campione della Moto3 nel 2013 e debuttante lo scorso anno in Moto2. A parlarne è lo stesso Brivio in un’intervista a GdS.
“Onore e sfida impegnativa”
“Mi sono reso conto che il loro ritiro del 2011 non era un addio. Se si rilegge il comunicato di allora lo si intuisce. È stato una sorta di voltar pagina e azzerare tutto, dalla struttura organizzativa alla moto, ridisegnata da un foglio bianco” dice il manager imolese che sul modus operandi della Suzuki prosegue “Hanno deciso di controllare tutto in prima persona. Come è giusto che sia per una grande azienda. Hanno cercato un manager che incontrasse la loro fiducia e hanno scelto me. Un grande onore e una sfida impegnativa. Perché quando si parte da zero è sempre una grande avventura, in ogni caso eccitante”.
“Espargaro allo sviluppo, Vinales una scommessa”
Per lo sviluppo della nuova GSX-RR, la Suzuki ha puntato su due giovani spagnoli. “Come prima guida Aleix Espargaro che non è mai stato pilota ufficiale. Lui indirizzerà lo sviluppo. E il secondo è una scommessa ancora più grande: Maveric Viñales mi ha impressionato l’anno scorso da debuttante Moto2 in Qatar. Da metà gara andava come i primi. E ha vinto quella dopo” spiega Brivio che sugli obiettivi per la stagione ormai alle porte conclude: “Sarà dura ma le corse si fanno pensando sempre di poter vincere. Altrimenti, meglio stare a casa”.