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Graziano Rossi: “Valentino non sente gli anni, può correre fino a 46”

Il papà del Dottore: “La sua adrenalina è arrivare davanti agli altri e il piacere di fare ciò che fa”.
A cura di Valeria Aiello
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Graziano Rossi / GettyImages
Graziano Rossi / GettyImages

Sabato 16 febbraio Valentino Rossi compie 40 anni e “ci arriva molto bene”. Non ha dubbi papà Graziano nell’augurare al figlio di presentarsi con “lo spirito della prima gara” al via del Mondiale che scatterà tra un mese in Qatar, la ventesima stagione in MotoGP per il pesarese. “Come se fosse un ragazzo reduce dal titolo italiano. Insomma, come se fosse la sua prima gara vera. Con lo stesso spirito, la stessa leggerezza, lo stessa curiosità di quella volta… – racconta Graziano Rossi in un’intervista al Corriere della Sera – . La voglia di restare giovani è nel sangue di ogni uomo, poi però bisogna riuscirci come lui. Diciamo che, a differenza degli altri, lui blocca il naturale decadimento. Non è che è migliorato, è ancora come 10 anni fa, cioè come quando era al meglio. Distinzione sottile, ma fondamentale”.

"La sua adrenalina è arrivare davanti agli altri"

A spingere Valentino, il “piacere di fare ciò che fa”, continuando a divertirsi. “L’adrenalina di stare in moto e di arrivare davanti agli altri; la soddisfazione di andare a dormire dicendo: oggi ho fatto il meglio che potevo e sono un po’ migliore di ieri. E poi la risposta alla domanda ‘che cosa cavolo trovo nella vita che mi fa divertire di più?’”. Rossi è però reduce da una stagione senza vittorie, fermo a quota 115 successi da Assen 2017. “Se non vincendo avrebbe dovuto ritirarsi? Piano. Non ha vinto l’anno scorso… Ma ha tutte le carte in regola per vincere di nuovo. Se non ha vinto è perché la Yamaha ha sbagliato strada… – risponde Graziano ai detrattori – che, se per un campione non ci fossero, poi come si discuterebbe nei bar. Quando smetterà di correre? Ah, per me lui può correre tranquillamente fino a 46 anni”.

Il suo pregio più grande? Lui arriva. È uno simpatico. I nostri rapporti, pur non essendo frequenti, sono basati sulla voglia di incontrarsi, di parlarsi, di toccarsi – dice ancora Graziano, anche se quelli di babbo e figlio restano ruoli separati. “Una certa distanza rimane sempre. Anche per questo l’approccio fra noi non è mai troppo facile”. Sulla sua gara più bella non ha esitazioni. “La prima vittoria in 500 a Donington con la pioggia. Quanto ho sofferto: mi è sembrata una corsa di 150 giri”. Come sul momento peggiore. “Tutte le volte che dovevo svegliarlo la mattina. Un figlio? Ogni tanto glielo dico: fai un figlio, è il momento giusto. Lui potrebbe dare molto a un bambino. Ma finché corre la vedo dura

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