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MotoGP, Meda: “Marquez ha spento la testa”

Il giornalista e voce storica del Motomondiale dice la sua sulla turbolenta gara in Argentina: “Marquez li avrebbe bastonati tutti comunque, anche senza usarli come birilli. Semmai il problema riguarda la Direzione di Gara che gli ha permesso di correre come gli pare”.
A cura di Valeria Aiello
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La gara in Argentina ha pericolosamente riaperto la vecchia ferita tra Valentino Rossi e Marquez Marquez ma il contatto tra i due rivali non è stata la sola vicenda ad aver acceso il Gran Premio d’Argentina. Dalla manovra di Marquez in partenza, quando ha riallineato la moto in griglia dopo che si era spenta, fregandosene del regolamento per cui avrebbe dovuto partire dalla pit-lane, alla rimonta furiosa che ha portato alle carenate contro Rossi ma anche contro Aleix Espargaro, la condotta di gara dello spagnolo è finita per ben tre volte sotto la lente dei commissari che però hanno adottato la linea morbida con lo spagnolo.

Meda: "Marquez ha spento la testa"

A dire la sua è Guido Meda, celebre giornalista e storica voce del Motomondiale, che ha analizzato la condotta di gara dello spagnolo e le decisioni prese dalla Direzione Gara: “Marquez ha fatto spegnere la moto in griglia. Poi l’ha riavviata, si è fatto un pezzo contromano mentre gli altri scuotevano la testa e si è riallineato. Ci ha provato, ha forzato le indicazioni. Indicazioni mosce per la verità. E ha fatto bene perché ha sperato che glielo lasciassero fare. Difatti gliel'hanno lasciato fare. Il problema semmai riguarda il direttore gara che non ha sospeso la procedura di partenza dando tempo ai marshal di accompagnare fuori Marquez. Questo è stato sbagliato. Molto” sono state le parole del cronista Sky. “Se lo si fa partire poi bisogna assumersi la responsabilità di uno che in pista, sentendosi un po' graziato e un po' impunito, corre come gli pare. Fortissimo eh, però non come si dovrebbe. Li bastonerebbe tutti comunque, senza che ci sia bisogno di usarli come birilli. È questo che infastidisce”.

Guido Meda / Getty
Guido Meda / Getty

Marquez, oltre a buttare in terra Rossi e a rischiare di stendere Espargaro, ha fatto male soprattutto a se stesso. Altro che Marquez 2.0! Stavolta nella rimonta furibonda la sua testa era spenta. Non che negli scontri ci fosse per forza dell’intenzionalità (cosa che Rossi pensa), ma provare a passarli entrambi nell'unico punto in cui la pista era ancora bagnata è stato un errore grave o una sopravvalutazione di se stesso. Marquez invoca l’età a scusante, ricorda i suoi 25 anni invitando Rossi a ricordarsi dei propri. Può essere un alibi? Di solito sono cose da lasciar dire agli altri”.

"Le scuse? Capita che non vengano accettate"

A infiammare il dopo gara è stata la difesa di Uccio Salucci che ha respinto la delegazione Honda quando lo spagnolo ha raggiunto il box Yamaha per scusarsi: “Qualche volta capita che le scuse non vengano accettate per l’affermazione di un principio. Con il quale adesso il motociclismo deve fare i conti per stabilire se Marquez, il suo pilota più veloce, sia nel giusto, oppure se abbia ragione Rossi, il suo pilota più carismatico, che a questo punto (evidentemente forzando la mano) dice di aver paura. Perché la paura in moto è un tema spinoso, quello fondamentale. Parlando di paura Rossi apre la questione totale: le gare che si vogliono sono anche così? Senza risposte non si può stare”.

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