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MotoGP, Pedrosa: “Silverstone non è tra le mie piste preferite, ma daremo il massimo”

Il pilota della Honda, che in carriera ha collezionato solo due podi sulla pista britannica, ammette di non amare particolarmente il circuito: “Silverstone non è una delle mie piste preferite, vedremo se riusciremo a lavorare bene per preparare la gara”, sono state le sue parole.
A cura di Matteo Vana
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Daniel Pedrosa - Getty images
Daniel Pedrosa – Getty images

Solo 66 punti conquistati fino ad ora, undicesimo posto nel mondiale: non è certamente la stagione migliore per Daniel Pedrosa, l'ultima in MotoGP. Lo spagnolo, a punti nelle ultime cinque gare, è ancora alla ricerca del primo podio stagionale, l'ultima soddisfazione prima di appendere il casco al chiodo anche se la pista di Silverstone, storicamente, non sembra essere una delle sue preferite.

Un amore mai nato con la pista britannica

Pedrosa, reduce dal 7° posto in Austria, ha collezionato appena due podi, nell'arco della carriera, sulla pista britannica: il primo nel 2012, un terzo posto, risultato replicato anche l'anno seguente. Da allora, però, sono arrivate più delusioni che gioie per il pilota della Honda che stavolta cercherà di invertire le rotta nonostante non sia mai scoppiato l'amore con il circuito di Silverstone:

Silverstone non è una delle mie piste preferite, perché era molto sconnessa e il tempo è sempre instabile ora, però, hanno rifatto l'asfalto, quindi vedremo se la sensazione è migliore e se riusciremo lavorare bene a partire da venerdì mattina per preparare la gara – sono state le sue parole -. Il tempo ovviamente rimarrà imprevedibile come sempre, e questo è qualcosa che dobbiamo essere pronti a gestire.

L'obiettivo non dichiarato dello spagnolo è quello di chiudere sul podio almeno una volta prima della fine della stagione, la sua ultima in sella alla Honda e in MotoGP; Pedrosa, dopo 18 stagioni nella massima serie motociclista, è pronto a dire addio. Prima, però, è pronto a chiudere in bellezza, magari proprio a Silverstone: tornare sul podio a distanza di così tanti anni darebbe la misura del talento dello spagnolo e costringerebbe, forse, qualche team a mangiarsi le mani pensando a quello che, nonostante i 33 anni, avrebbe potuto ancora dare alla classe motociclistica più importante del mondo.

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