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MotoGp Valentino Rossi, battuta all’asta la lettera di addio alla Yamaha

La lettera scritta dal campione di Tavullia nel 2010 all’incanto sul sito australiano “Shannonscharity” è stata acquistata per una cifra da capogiro. Donata dal Dottore per aiutare una bambina di 5 anni a lottare contro una grave forma di tumore.
A cura di Valeria Aiello
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Valentino Rossi mostra la lettera scritta nel 2010 / Shannonscharity
Valentino Rossi mostra la lettera scritta nel 2010 / Shannonscharity

La lettera di addio scritta Valentino Rossi nel 2010 è stata battuta all’asta per una cifra stellare. Donata dal campione di Tavullia per aiutare la campagna a sostegno della piccola Freja, una bambina australiana di 5 anni cui è stata diagnosticata una grave forma d tumore, la lettera che Rossi scrisse di pugno alla sua M1 quando lasciò la Yamaha per passare alla Ducati era uno degli oggetti finiti all’asta sul sito d’aste australiano Shannonscharity nell’ambito dell’iniziativa benefica sostenuta anche da altri piloti MotoGP.

Battuta all'asta. Il gesto di Valentino è stato apprezzato da molti per il profondo valore della lettera, gelosamente conservata in questi anni da William Favero. Una lettera unica che ha raccolto 23 offerte, la migliore delle quali di 40mila dollari australiani, circa 27mila euro, arrivata da un acquirente rimasto anonimo. La preziosa lettera racchiude uno dei momenti più rappresentativi della carriera del Dottore, messi nero su bianco dal campione di Tavullia mentre era sull’aereo per Brno.

La lettera di addio alla Yamaha scritta da Valentino Rossi nel 2010 / Shannonscharity
La lettera di addio alla Yamaha scritta da Valentino Rossi nel 2010 / Shannonscharity

Ecco il testo della lettera. "E’ molto difficile spiegare in poche parole cos’è il mio rapporto con la Yamaha in questi 7 anni. Tante cose sono cambiate da quel lontano 2004, ma soprattutto è cambiata lei, la mia M1. All’epoca era una povera MotoGp da metà schieramento, derisa da buona parte dei piloti e addetti ai lavori. Adesso dopo averla aiutata a crescere e a migliorarsi la vedi lì, sorridente nel suo box, corteggiata e ammirata, trattata insomma come la prima della classe. La lista delle persone che hanno reso possibile questa trasformazione è lunghissima, ma io vorrei soprattutto ringraziare, Masao Furusawa, Nakajima e il “mio”… Atsumi, in nome di tutti gli ingegneri giapponesi che hanno lavorato duro per cambiare faccia alla “nostra” M1. J Burges e tutti i ragazzi della mia squadra che l’hanno accolta con amore sulle piste di tutto il mondo e anche tutti i ragazzi e le ragazze che hanno lavorato nel team Yamaha in questi anni. Adesso però è arrivato il momento di provare nuove sfide, il mio lavoro qua è finito. Purtroppo anche le più belle storie d’amore finiscono, ma ti lasciano un sacco di bei ricordi, tanti momenti paragonabili a quel primo bacio che ci siamo dati sull’erba di Welkom, dove lei mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto ‘ti amo’".

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