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MotoGP, Valentino Rossi: “L’incidente del Sic devastante, ho continuato solo per amore”

Il pesarese racconta i difficili giorni dopo la morte del campione di Coriano: “Dopo l’incidente è stata dura ma ho diviso il dolore dalla voglia di continuare. Marquez? Impressionante quello che fa, ha una tecnica per non cadere ma è anche la moto”.
A cura di Valeria Aiello
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Marco Simoncelli e Valentino Rossi / Getty Images
Marco Simoncelli e Valentino Rossi / Getty Images

Valentino Rossi si prepara affrontare la sua 23esima stagione nel mondiale, la sesta consecutiva in Yamaha dopo il difficile biennio in Ducati. Per il Dottore che qualche giorno fa ha festeggiato i 39 anni il tempo sembra non passare mai e lo stesso Rossi sembra non aver nessuna intenzione di appendere il casco al chiodo, ormai proiettato a estendere fino al 2019 o forse al 2020 il suo contratto con la casa di Iwata.

"Ho continuato solo per amore"

Dal suo debutto in 125 nel 1996, Valentino ha raccolto 9 titoli iridati, 115 vittorie, 227 podi e 64 pole position contro piloti di diverse generazioni, rivali in pista ma a volta, come nel caso di Marco Simoncelli, amici una volta fuori: “Eravamo molto amici, stavamo insieme quasi tutti i giorni, spesso dopo l’allenamento, andavamo a cena a casa di Carlo – Casabianca, il preparatore atletico – con il Sic che portava il sushi e che ne mangiava il doppio di noi. Essere anche coinvolto nell’incidente è stato devastante e difficile da superare, ma non ho mai pensato di smettere” racconta Rossi nel numero oggi in edicola di Riders. “Mi è dispiaciuto essere lì, se fossi stato due moto più avanti sarebbe stato un po’ più facile, ma con il tempo passa tutto e quando penso al Sic ho solo ricordi positivi. Sono andato avanti per amore. Sennò avrei già smesso: una situazione come quella dell’incidente di Marco non la superi. Ero già grande, avevo vinto dei Mondiali, potevo dire basta. Ho cercato di dividere le due cose, il dolore e quello che si deve fare per superare. Poi ho pensato alla carriera, che volevo continuare, volevo tornare in Yamaha e tornare a vincere”. Sarebbe però nata l’Academy: “L’Academy nasce da Marco Simoncelli, che nel 2006-2007 era in crisi, non andava forte e mi chiedeva di vedere come mi allenavo. Io ero suo amico, ma ero geloso del mio modo di lavorare: ero titubante, ma mi sono detto che se c’era qualcuno che mi faceva compagnia quando mi allenavo con il cross era bello. Da lì nasce l’Academy. Nel frattempo arriva Franco Morbidelli e poi purtroppo arriva l’incidente del Sic e anche per ricordarlo abbiamo proseguito con il progetto”.

MotoGP e Marquez

Nelle cento pagine di intervista, tra servizi e reportage, tutto il mondo di Valentino, a partire da Tavullia, la sua VR46, l’Academy, il Ranch, il Monza Rally Show, lo Sky Racing team e l’ormai prossimo mondiale MotoGP. “Lo Sky Racing Team VR46 in MotoGP? È un’idea che c’è. Sarebbe bello…Marquez? È impressionante quello che fa, anche perché non cade più: l’anno scorso si è salvato talmente tante volte che non può più essere un caso. Per me lui si è adoperato per migliorare questa tecnica, il suo stile di guida lo aiuta, non so se è naturale o ci ha lavorato, ma lui mette il corpo fra la moto e l’asfalto, usandolo come un piozzo per non cadere. Prima di lui non era mai successo: secondo me non è l’elettronica, ma la moto, a Pedrosa quando gli succede, cade. La Honda è fatta in un modo che quando la ruota davanti si chiude continua comunque ad appoggiare, un’altra moto, tipo la nostra, se chiude davanti, la ruota tocca la carena e non la tiri più su”. Anteriore che Valentino guarda molto da vicino nel rituale prima della partenza: “Nasce dal Campionato italiano dei primi anni: non avevo la tuta su misura e facevo quel movimento per metterla a posto nelle ginocchia e all’altezza del culo. È diventato un rituale, non è una preghiera, ma un momento di concentrazione perché quando si sale in moto, da corsa o da strada, è pericoloso: lo faccio per dimenticarmi di quello che c’è stato fino a lì e pensare solo a guidare”.

Famiglia? Penso a un figlio"

Infine anche una domanda sulla vita privata, argomento di cui Valentino non ama troppo parlare: “Avere una figlia o un figlio sarebbe bello uguale, ma adesso, se potessi decidere, mi piacerebbe avere un bambino. Perché avrei più cose in comune da condividere”. Parole che probabilmente non sfuggiranno alla bella Francesca Sofia Novello adesso che quella con il Dottore sembra qualcosa di più di una storia.

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