MXGP, Cairoli battuto da Herlings: “Non è come scrivono, la sconfitta non mi fa male”
Bisogna saper perdere e Tony Cairoli si dimostra campione anche in questo. Per il nove volte iridato del Motocross il decimo titolo per adesso resta un obiettivo, ma non ossessione. A vincere il mondiale MXGP 2018 è stato Jeffrey Herlings, 24enne olandese tre volte iridato dell’MX2, protagonista di una stagione sensazionale – 15 doppiette e 33 vittorie su 20 round in calendario – dopo un’annata di altissimo profilo per Cairoli, l’unico rivale in grado di rendere incerto l’esito del campionato nonostante i numerosi infortuni. Nel 2017, anno del nono titolo, Cairoli aveva chiuso la stagione con una media aritmetica di 38 punti a GP mentre nel 2018 è riuscito a portarla a quota 39,1 lunghezze. 46,6, invece, la media di Herlings. “Alla fine lui è stato più bravo, veloce e più costante – ammette Cairoli nella sua biografia “Velocità, fango, gloria – La mia vita per il Motocross” edita da Rizzoli. “Senza sbagliare praticamente nulla ha vinto, in un anno, più di chiunque altro prima. Ha meritato il titolo, punto. Non ci sono scuse da accampare o storie da inventare, non fa per me, non l’ho mai fatto e non lo farò mai”.
Cairoli: "La sconfitta non mi fa male"
Herlings ha conquistato il suo primo titolo MXGP in Olanda, ad Assen, davanti al pubblico di casa, ricevendo le congratulazioni di Tony che si è complimentato con sincera sportività. “E pensare che un anno fa, su questa stessa pista, eravamo esattamente nella posizione opposta, io vincevo e lui veniva a complimentarsi con me. Questa volta invece è toccato a me l’onore delle armi: ho tagliato il traguardo poco dopo di lui e sono andato a rendergli il dovuto omaggio”.
Una sconfitta che, in ogni caso, non abbatte Cairoli. “A differenza di quello che qualcuno ha immaginato o scritto, sbagliandosi di brutto peraltro, il risultato finale non mi fa nessun effetto – puntualizza – Non sento nulla, la seconda posizione non mi fa male. Oggi riconosco nel mio avversario l’immagine di me vincente. Certo, in questa stagione ho commesso alcuni errori, ho fatto qualche caduta di troppo, in Indonesia mi sono infortunato alla mano, in Svizzera al ginocchio e cadendo malamente in Turchia ho di fatto rinunciato per quest’anno, al sogno del mio decimo titolo. Questo è solo il secondo capitolo della nostra guerra: l’anno scorso ho vinto io e quest’anno lui. Primo e secondo, secondo e primo. È una sfida che mi entusiasma, che mi carica e mi motiva a dare il meglio”.
"Una vita di vittorie e sofferenze"
Nel libro Cairoli racconta la sua storia e la passione per il Motocross, dagli interminabili pomeriggi in minimoto sulla pistina costruita da papà Benedetto alle lunghe trasferte sui tracciati nazionali, fino alla conquista dei titoli iridati con lo spirito del vero campione. Una vita “fatta di vittorie e sofferenze” proprio come recita uno dei tatuaggi impressi sulla sua pelle – Disce pati si vincere voles, impara a soffrire se vuoi vincere “e io so fare bene entrambe le cose: soffrire e vincere, vincere e soffrire. […] Io so che ci sono ancora dei margini per migliorare, so cosa fare e dove intervenire per crescere ancora. So di avere dalla mia parte più esperienza e la miglior squadra di sempre. Molti non ci credono, ma io so che a trentatré anni posso ancora trovare dentro di me qualcosa in più da dare e so che in molti il meglio di me devono ancora vederlo. Sono più carico che mai e questa sconfitta non fa altro che darmi la spinta giusta per alzare ulteriormente il livello dello scontro. Ho voglia di ricominciare, anche subito, e di rimettermi in gioco ancora una volta mostrando al mondo intero chi è Antonio Cairoli, nato a Patti, provincia di Messina”.