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Norifumi Abe, sette anni fa la tragica scomparsa

Il ricordo del pilota giapponese, idolo di Valentino Rossi che in suo onore si era fatto chiamare Rossifumi, resta vivo nel cuore di quanti lo apprezzavano per quella guida appesa a un filo.
A cura di Valeria Aiello
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Norifumi Abe non poté nulla contro quell’infallibile destino: l’autocarro che faceva inversione a “U” dove la manovra era vietata era lì proprio nell’istante esatto in cui il giapponese sarebbe transitato. Norifumi ci lasciava così, sulle strade nei pressi di Kawasaki, dopo essere diventato un eroe, dopo essere stato il primo giapponese capace di vincere una corsa in classe regina, dopo aver centrato il gradino più alto del podio del suo circuito di casa nel 1996, poi nel 1999 in Brasile e poi ancora in Giappone nel 2000. Negli anni in MotoGP, Norick, come era soprannominato, disputò 145 GP, cogliendo 17 podi e 1157 punti con quattro team differenti, prima di passare in SBK dove nel biennio 2005-2006, in 47 GP disputati raccolse 235 punti.

Da quel tragico 7 ottobre sono trascorsi sette anni ma il ricordo del giapponese che guidava appeso a un filo resta immutato nella memoria dei tanti che si appassionarono al suo stile. Abe guidava come si faceva in quegli anni, con il busto eretto in piena piega e con il casco fuori dal cupolino: uno stile ormai più che rispolverato dai talenti spagnoli e che anche Valentino Rossi ha decisamente abbandonato, ma che ci riporta in un’epoca in cui la moto era una belva tutta da domare, ben diversa dai prototipi di oggi.

A Norick bastò una domenica mattina da wild card al suo debutto in 500cc per far innamorare quanti erano svegli a guardare il GP del Giappone 1994, quando, sull’asfalto bagnato di Suzuka, Abe guidava come se la pista fosse asciutta. Davanti al pubblico di casa, Abe chiudeva sorpassi su sorpassi, lottando con campioni del calibro di Mick Doohan e Kevin Schwantz, prima che quel bagnato che lo aveva portato nelle posizioni di testa, a tre giri dalla fine non lo tradisse, facendolo finire disteso sull’asfalto. La sua performance impressionò il team Yamaha di Kenny Roberts che lo stesso anno gli offri altre due gare del campionato 500cc, chiuse entrambe con il sesto posto e che gli valsero la riconferma per la stagione successiva. Ma non solo.

Tra chi lo seguiva da casa, anche Valentino Rossi che non era ancora un pilota del Motomondiale, e che rimase così impressionato dal quel talento giapponese tanto da coniare il Rossifumi del suo debutto in 125cc. Quello stesso Rossifumi che ormai laureato Dottore al suo quinto titolo mondiale in classe regina, l’anno successivo alla scomparsa di Abe, dedicò il suo sesto successo iridato alla memoria di quel mito che Valentino ha mai dimenticato, neppure quando lo scorso anno, in visita al quartier generale Yamaha, il pluricampione pesarese ritrovava le moto con cui ha corso in questi anni, fino a salire in sella a quella dell’idolo di quando era ragazzino.

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