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Panama Papers, Trulli: “Ho investito lì i frutti del mio lavoro, nulla di illegale”

L’ex pilota di Formula 1 risulta tra le persone coinvolte nello scandalo finanziario Panama Papers ma non ci sta a passare per un fuorilegge fiscale per una società, la Baker Street, registrata nelle isole Seychelles: “E’ una società assolutamente dichiarata”.
A cura di Vito Lamorte
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C'è anche il nome di Jarno Trulli nel dossier dello scandalo Panama Papers: l'ex pilota di Formula 1 sarebbe tra gli italiani che hanno avuto rapporti con lo studio legale Mossack Fonseca di Panama. Per chi non sapesse di cosa si tratta, i Panama Papers sono 11,5 milioni di documenti che rivelano una gigantesca operazione con la quale alcuni studi legali internazionali e alcune banche avrebbero dirottato denaro nello stato dell'America Centrale. Trullli, 41 anni, 256 Gran Premi nella massima categoria del motorsport, è tranquillissimo della sua posizione e in un'intervista al Corriere della Sera ha parlato della situazione. Trulli ha affermato: "Mi ritrovo su tutti i giornali senza avere combinato nulla". Il pilota pescarese non è preoccupato per l'uscita di questi documenti e si è difeso dicendo:"Gli investimenti all’estero, se dichiarati, sono legali. Questo voi dovete scriverlo". In questi documenti si parla anche di una società, la Baker Street, registrata nelle isole Seychelles, di cui Trulli è azionista e a La Gazzetta dello Sport ha dichiarato:

"E' una società assolutamente dichiarata. Io sono cittadino italiano, residente all’estero da 18 anni, certificato perché ho già subito un accertamento del fisco italiano. Ho dichiarato questa società con cui faccio sviluppo immobiliare e nient’altro".

Panama Papers non preoccupa Trulli che ricorda anche quando finì nella black lista Montecarlo:

"Sono tranquillissimo. Quando ho letto il mio nome ovunque, su ogni giornale, anche straniero, mi sono fatto una risata. Insieme a mia moglie Barbara. [..] Quando correvo spostai la residenza da Pescara a Montecarlo. Ma io ci vivevo davvero a Montecarlo. Non per finta. Solo che il Fisco italiano ha pensato bene di verificare aprendo un’inchiesta sulla mia residenza monegasca: ero finito nella black list di Montecarlo. Indagine chiusa senza alcun problema. Solo che non mi andava di essere sempre oggetto di inchieste, vittima di sospetti. In Italia c’è la pessima abitudine di aprire un fascicolo, senza alcuna prova, anzi le prove della mia correttezza dovevo cercarle io. Allora ho lasciato Montecarlo, correvo in F1, dovevo essere concentrato sul mio lavoro, non potevo pensare a ‘ste cose. E sono andato a vivere a Londra, in Inghilterra".

Il pilota ha già subito 2 indagini dal Fisco ma non ha dubbi che anche questa andrà a finire bene:

"Le mie società con base nel mio Paese pagano le tasse sugli utili prodotti. Come vede, nel rispetto della legge. Sono tranquillissimo. Ho sempre rispettato la legge e le tasse le ho sempre pagate. Per me andrà bene".

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