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“Parcheggi blu sono una tassa ingiusta”. Giudice di pace dà ragione ad una cittadina

Un’automobilista di Alessandria ha vinto un ricorso su due verbali del Comune: non si possono impartire multe in area a pagamento in assenza di un’altra di parcheggi liberi.
A cura di Vito Lamorte
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A volte quando si è convinti di aver ragione bisogna combattere le proprie battaglie e tutto andrà per il verso giusto. Letizia Cuca, una cittadina di Alessandria, ha deciso di fare ricorso contro il proprio Comune per due verbali di contravvenzione per divieto di sosta. La Cuca, residente al Quartiere Cristo, si è rivolta al magistrato contestando le due multe, ultime di una lunga serie, una trentina in tutto, perchè convinta che nel centro della sua città non c'è il numero minimo di parcheggi gratuiti in relazione a quelli a pagamento, anzi: le aree libere sono limitate a piazza Madre Teresa di Calcutta, e solo per circa metà della sua estensione mentre nella circoscrizione centro i parcheggi delle piazze Libertà, Santa Maria di Castello, Gambarina, Gobetti, Carducci, Garibaldi, Matteotti, Turati sono tutti a pagamento. Letizia Cuca a La Stampa ha raccontato: "Lavoro in centro, e trovare parcheggio ogni giorno è un'impresa. Un giorno ho ricevuto una multa, perché non avevo pagato le strisce blu. Mi sono sempre rifiutata di pagare le multe, perché per legge il Comune che utilizza le strisce blu deve anche garantire una quota di strisce bianche, ma in quella zona i parcheggi sono solo a pagamento".

L'articolo a cui fa riferimento la cittadina di Alessandria è il 7, comma 8, del Codice della Strada, ed è proprio quello che le ha permesso di riuscire ad annullare le prime delle trenta multe che la donna ha accumulato nell'ultimo anno: "Ho fatto delle fotocopie di quella legge e le ho attaccate al parabrezza, è stata la mia personalissima battaglia ai vigili e al Comune. Anche i parenti e gli amici mi invitavano a desistere, perché rischiavo di pagare anche di più per via delle spese legali. Ricordo i commenti ironici dei vigili, convinti che non mi avrebbero mai dato ragione: si sbagliavano". Inoltre nel ricorso è stata evidenziata che la notifica delle contravvenzioni è "giuridicamente inesistente, da considerarsi, quindi, come non avvenuta, perché effettuata da una società priva di recapiti alla quale il Comune ha affidato il servizio di consegna atti giudiziari".

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