Prezzi della benzina al litro: il piano per ridurli di 3,5 centesimi
In Italia la benzina è un manuale di storia contemporanea: nel suo prezzo vi troviamo gli aumenti per la guerra in Etiopia del 1935, per la crisi di Suez del 1956, per il disastro del Vajont del 1963, per l'alluvione di Firenze del 1966, per il terremoto del Belice del 1968, quello del Friuli del 1976, il sisma irpino del 1980, per la missione in Libano del 1983 e per quella in Bosnia del 1996. Queste sono le accise sui carburanti che paghiamo quotidianamente quando ci apprestiamo a fare benzina. Come notava con sarcasmo Nestore Morosini su Corriere della Sera, "Quando ci rechiamo al distributore per fare benzina contribuiamo a sostenere i soldati italiani impegnati nella guerra d’Abissinia".
Ebbene, facendo leva sulla commozione generale di un evento, il prezzo della benzina è gradualmente aumentato indipendentemente dal mercato. Ora, per abbassarlo senza andare ad intaccare gli introiti dello stato, è intervenuto Roberto Sambuco, garante per la sorveglianza dei prezzi. Avanzando una proposta a Claudio Scajola, Sambuco ha tracciato le linee di una politica utile ad abbassare il prezzo della benzina di 3,5 centesimi al litro.
La strategia proposta da Sambuco si base sui seguenti punti: 1) ridurre le accise per i self service, 2) liberalizzare l'orario di apertura, 3) nonché la vendita di tabacchi e giochi del lotto per mantenere invariati gli introiti del distributore, 4) ridurre il numero dei ditributori perché “il mercato italiano è caratterizzato da una forma di rendita alimentata da una rete troppo frammentata che per questo fa fatica a produrre margini di guadagno”.
Strategia dunque che non si snoda in un programma realmente nuovo, facendo leva su modelli stranieri. Inoltre, nel dettaglio, la riduzione delle pompe di benzina sembra constrastare con la recente politica della liberalizzazione, che anche ha portato nelle reti urbane non poche novità, recanti marchi prima sconosciuti, prezzi concorrenziali e spesso più contenuti dei grandi distributori. Eppure, Sambuco rileva che l'Italia vi sono 24.000 distributori, contro i 16.000 di Germania, i 14.000 della Francia e gli 11.000 della Gran Bretagna.