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Prezzi gonfiati sui pezzi di ricambio, un giro da 2,6 miliardi di euro: coinvolti 5 marchi

Secondo i documenti giudiziari analizzati dal circuito giornalistico European Investigative Collaborations (Eic) un software comune consentiva di tenere alti i prezzi garantendo ampi di margini di guadagno. Le case coinvolte sarebbero Renault,il gruppo PSA, Nissan, Chrysler e Jaguar Land Rover.
A cura di Matteo Vana
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Un nuovo scandalo potrebbe coinvolgere il mondo dell'auto: stavolta non c'entrano nulla le emissioni, ma i pezzi di ricambio delle vetture che, stando a una serie di documenti giudiziari analizzati dal circuito giornalistico European Investigative Collaborations (Eic), sarebbero stati gonfiati, negli ultimi 10 anni, permettendo a cinque case automobilistiche di ricavare circa 2,6 miliardi di euro.

L'accusa è quella di aver creato un cartello sui prezzi

Una sorta di cartello sui pezzi di ricambio che faceva in modo di avere prezzi maggiorati ritoccando i listini tra il 20% e il 300%, garantendo così introiti superiori al dovuto. A finire nel mirino delle accuse ci sarebbero 5 marchi: PSA e Renault su tutte, ma anche di Nissan, Chrysler e JLR. A far emergere il caso è stato l'inventore del programma Partneo, Laurent Boutboul;  grazie all'utilizzo di un software, premiato nel 2008 con il "Super award della profittabilità", un algoritmo consentiva di suggerire un prezzo massimo che gli automobilisti avrebbero potuto pagare per una serie di pezzi di ricambio come proiettori, retrovisori o parafanghi. Tra gli esempi più eclatanti quello degli specchietti retrovisori della Cliol costo sarebbe stato di 10 euro, venivano venduti attorno agli 80, ma grazie al software arrivavano a 165. E a quanto pare anche su alcune protezioni della Dacia Sandero il rincaro è arrivato al 264%.

Quello che viene contestato alle case automobilistiche è la mancanza di concorrenza; gli aumenti, infatti, nell'ordine del 70% per i più venduti contro l'appena 20% di quelli meno richiesti, sarebbero facilmente sovrapponibili dando vita così a possibili contestazioni alle norme sulla concorrenza. Secondo i giornalisti che hanno ricostruito la vicenda potrebbe esserci stato addirittura un incontro nel quale si sarebbero stabiliti i prezzi: i guadagni sarebbero di 800 milioni per Renault, 675 per PSA, 500 per Nissan, 400 per Chrysler e 200 per Jaguar Land Rover. Un'accusa pesante che però le case coinvolte respingono al mittente; saranno gli ulteriori accertamenti a dimostrare se quello legato ai rincari sui pezzi di ricambio sarà il nuovo scandalo legato al mondo delle auto.

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