Renzo Pasolini, 40 anni dopo
Correva l'anno 1973. 20 maggio. Esattamente 40 anni fa, sullo storico circuito di Monza, Italia, si consumava una delle pagine più tristi del motociclismo. Una tragedia che nel cuore degli appassionati più maturi rimane nella memoria, mentre tra i più giovani passa quasi inosservata, coperta dalle più recenti e "mediatiche" perdite che il motociclismo moderno ha dovuto affrontare negli ultimi anni: Simoncelli, Tomizawa, Kato, giusto per citare gli ultimi.
Quel 20 maggio di 40 anni fa a Monza si disputava la quarta prova del Campionato del Mondo Velocità. Erano gli anni di Agostini, di Villa, di Gallina, di Pasolini, appunto, nomi che hanno fatto la storia del motociclismo italiano. Erano i tempi in cui si correva in tantissime cilindrate diverse e i piloti terminavano una gara in una cilindrata per poi salire di nuovo in sella dopo pochi minuti di riposo su una moto di cilindrata diversa. Erano gli anni in cui il pubblico si infiammava e si divideva tra due grandi nomi dell'epoca: Renzo Pasolini e Giacomo Agostini. Il "Paso" e "Ago", due grandi campioni, due grandi avversari, come i più moderni Rossi e Biaggi, o per gli spagnoli contemporanei di questa stagione 2013, Lorenzo e Marquez.
Agostini e Pasolini si erano appena sfidati nella categoria 350, vinta da Agostini, e Pasolini è nuovamente pronto a scendere in pista con la Harley Davidson Aermacchi nella classe 250. In pole Position il finlandese Jarno Saarinen. La gara parte e alla prima curva il dramma. Pasolini perde il controllo della sua moto, innesca una carambola che coinvolge una dozzina di piloti. Le moto si schiantano sul guard-rail e rimbalzano all'interno del curvone, affrontato a 200 km/h. Le balle di paglia a protezione del guard-rail volano in pista e prendono fuoco. La scena è drammatica. Jarno Saarinen si rialza dalla caduta senza casco, ma viene investito da un altro pilota e muore sul colpo. Renzo Pasolini appare grave e il Dottor Costa prova a rianimarlo con tutte le sue forza, fino a svenire lui stesso. Renzo Pasolini, nato a Rimini, terra di motori, il 18 luglio 1938, si spegne a Monza, tempio dei motori, quel 20 maggio 1973.
La causa dell'incidente fu attribuita al grippaggio del motore della moto di Renzo Pasolini, anche se molti dei piloti coinvolti avevano segnalato che il curvone era imbrattato d'olio in traettoria già dalla gara precedente. Di sicuro la tragedia ha avuto un'aggravante dovuta all'inesistenza all'epoca delle vie di fuga. Il curvone si affrontava a piena velocità dopo il rettilineo di partenza e non esisteva nessuno spazio in caso di errore: il guard rail era a solo un metro dal nastro d'asfalto. La sicurezza allora non era contemplata. Nessuna via di fuga, pochi estintori a bordo pista, abbigliamento tecnico dei piloti ridotto a semplici tute che nulla avevano a che fare con quelle moderne e caschi, spesso aperti e non integrali.
Per fortuna oggi le cose sono cambiate ma basta vedere vecchi filmati in cui, tenendo come esempio Monza, si vedono ancora gli alberi all'interno della Variante Ascari, dove oggi esiste invece un'ampia via di fuga in ghiaia, oppure per chi ne ha la possibilità, inoltrarsi all'interno del circuito e cercare i vecchi resti del tracciato, con l'asfalto delimitato da cordoli in cemento con guard-rail per capire quanto pericoloso era all'epoca correre in moto oppure in macchina sui circuiti e quante vite sono state sacrificare per arrivare a quel concetto di sicurezza che oggi è presente sulle piste del mondo.