Senna-Prost i dominatori assoluti che fallirono al Gran Premio di Monza
Quando si pensa al Gp di Monza non si può non ricordare che proprio sul quel tracciato, nel loro momento migliore, fallirono contemporaneamente i due più grandi piloti degli anni '80, Ayrton Senna e Alain prost.
Fu nel 1988, quando a trionfare (per un guasto alla McLaren del francese e un incidente in doppiaggio del brasiliano) furono le Ferrari di berger e Alboreto.
Ma l'eterna sfida tra Senna e Prost, prima e dopo di Imola, segnò pagine indimenticabili di Formula 1.
Il Gp d'Italia 1988, l'unico neo – Detto che quel Gp d'Italia fu l'unico a essere stregato per entrambi i piloti della McLaren, in quegli anni la rivalità tra i due piloti caratterizzò e canalizzò tutte le attenzioni della Formula1. Il mondo dei motori si spezzò radicalmente in due: chi a favore di Senna, chi a favore di Prost. Non si poteva restare nel mezzo a guardare, o si era affascinati dal talento esplosivo e naturale del brasiliano o si veniva ghermiti dal fascino tecnico e della razionalità del francese. Due antipodi che si scontravano e si completavano, come sempre accade in ogni competizione sportiva quando i 2 piu' grandi piloti di sempre si trovano a correre nella stessa epoca e addirittura nella stessa vettura.
I due opposti che si incontrano, sui podi mondiali – Questi erano Senna e Prost, irrazionalità contro raziocinio; furore agonistico contro meticolosa preparazione; assalto contro attesa. Senna era un pilota di un altro pianeta, un predestinato del volante. Per quell'epoca, il brasiliano aveva una capacità di gestione e controllo della vettura che mai nessun altro riusciva ad eguagliare. Sempre al massimo, sempre al limite e oltre. Sia in qualifica, sia in gara, per la ricerca della pole, del tempo, del primato, volendo dominare tutto e tutti, sempre. Non supportato dallo stesso naturale talento, Prost era un fenomeno nella preparazione e nella gestione del mezzo come nessun altro. Il primo illuminava di talento e dono divino ogni singolo gesto della sua guida, dominando la vettura, il secondo possedeva la conoscenza assoluta del mezzo di cui disponeva ed era in grado di farlo lavorare come lui desiderava. Due modi differenti per vivere la gara e assaporare le vittorie, due approcci distanti ma più vicini di quanto non si pensasse.
L'arte del ‘professore' – Ognuno di loro conosceva perfettamente pregi e difetti di sè e dell'altro. Prost sapeva con chi aveva a che fare: "I can't push hard like him (Senna) all the time. Or every day, every practice, everywhere, starts.., trying to make pole-position every time, I can't do.. I can't do it anymore, I recognize it.. I mean… it's a.. I'm getting old.. maybe.." ("Non sono in grado di spingere forte come lui ad ogni occasione. Ogni giorno, in ogni qualifica, sempre, alla partenza..tentando la pole ogni volta. Non ce la faccio…non posso… lo so.. forse è perchè sto diventando vecchio").
Per il campione francese, più importante dunque era il lavoro meticoloso e certosino sulla vettura, sapendola gestire, spronare al momento giusto, sfruttare la foga di Senna e colpire al momento giusto, uscendo alla distanza. Prost dedicava il suo studio all'assetto, all'analisi del mezzo in tutte le sue parti per poi poterle esaltare in pista.
Il talento del predestinato – Senna era l'opposto. Talento cristallino, puro, cavallo di razza da lasciar libero di fare ciò in cui era il migliore: correre. Dopo le prove invece di andare a riposare, col suo ingegnere di pista stava sveglio a ripercorrere mentalmente altri 5 o 6 giri di pista, rivivendo e valutando ogni attimo della sua guida.
Individuava gli errori e capiva dove poteva recuperare qualche decimo in pista, puntando alla pole o alla vittoria in gara. Guidava per dominare e spesso ci riusciva correndo (per stessa ammissione di Prost) sempre al massimo.
Il risultato?
Ayrton è stato tre volte Campione del mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991, cogliendo 41 vittorie, 65 pole position. Un ‘cannibile' da Gran Premio e da qualifiche, capace di spingersi laddove gli altri piloti non osavano fare, padrone di una guida oltre ogni limite umano.
Alain ha risposto con 4 vittorie mondiali e 51 Gran Premi vinti (solo Michael Schumacher farà meglio, 14 anni dopo) a dimostrazione del suo assoluto controllo sulla gara, sulle prestazioni della sua vettura, nella bravura nel sistemarla e nel gestirla durante i Gp.
Tranne in quel Gran Premio di Monza del 1988, quando tra il ‘Genio' e il ‘Professore', salì in cattedra Enzo Ferrari, il'Drake' che dall'alto, diede una mano alle sue Ferrari per vincere una gara contro qualsiasi pronostico, strappando una pagina di storia dell'epoca anche per il suo Cavallino Rampante.