Senna, sono passati già 30 anni (ma il 1° maggio 1994 sembra sempre ieri)
Il primo maggio del 1994 mi sembra sempre un giorno vicinissimo, non dico che mi sembra ieri, ma quello che è successo quel giorno mi pare sia accaduto giusto una settimana fa. Nella mia mente sono vividi i ricordi di quel giorno, maledetto, e di quelle ore drammatiche in cui il mondo si trovò improvvisamente senza Ayrton Senna. E oggi sono già 30 anni che Ayrton non c’è più.
In Formula 1 il Gran Premio di Imola del 1994 è quello più noto per il dolore e lo strazio che ha lasciato. Un weekend tragico, Barrichello rischiò la vita in un incidente nelle prove del venerdì. Roland Ratzenberger, che a trentadue anni stava disputando la terza gara, perse la vita al sabato. Erano dodici anni che un weekend di gara non era funestato dalla morte di un pilota, tra quella di Paletti in Canada e dell’austriaco ci fu quella di Elio De Angelis che perse la vita in dei test privati. Nessuna voleva correre quella gara, qualcuno chiese lo stop, ma ‘lo spettacolo doveva continuare’. La Federazione non prese affatto in considerazione quell’ipotesi.
Io ero ovviamente davanti alla tv quando alle 14 scattò il Gran Premio di San Marino. Volevo, anzi, dovevo vedere solo la partenza, perché dovevo studiare. Al via c’è un incidente che coinvolge J.J. Lehto e il portoghese Lamy. L’impatto è tremendo, per i due piloti nemmeno un graffio. Entra la Safety Car. Alle spalle di una vettura rossa mentre gli addetti sistemano la pista i piloti giungono fino al quinto giro, poi la gara riparte, Senna è davanti a Schumacher. Io mi metto a studiare, francese, ascolto la gara e dopo un minuto o forse due sento il telecronista Mario Poltronieri dire: “attenzione, un incidente”, Clay Regazzoni, indimenticato pilota della Ferrari che lo affiancava, disse: “É Senna”. Io non studiai più, il giorno seguente fui interrogato e beccai un impreparato. Non potevo rimanere con la testa sui libri. Senna era tra la vita e la morte. Quando, pochi secondo dopo l’incidente, mosse per un attimo la testa diede una speranza a tutti.
Non c’era internet, non c’erano i social (e chi se li immaginava) le notizie poteva darle in quelle ore solo la televisione. Milioni di persone erano in attesa di notizie. Mentre la gara ripartì, vinse Schumacher l’erede designato in una sorta di incoronazione avvenuta in pista, l’ansia montava sempre più, in attesa della notizia più temuta, che nel tardo pomeriggio divenne realtà. Purtroppo Ayrton Senna non ce l’aveva fatta.
Nelle ore e nei giorni seguenti dovunque non si parlava d’altro. Pure chi non sapeva che le vetture di Formula 1 avevano quattro ruote commentava quello che era successo, un po’ come accade oggi con i social. Non solo le trasmissioni sportive parlavano di Ayrton e di quel weekend tremendo, anche Michele Santoro ci fece una puntata. Poi si cercò un colpevole, con un processo che finì per assolvere tutti. Senna era già un mito all’epoca, con il tempo è diventato un eroe, è rimasto giovane e sempre amatissimo, e oggi, ancora di più, in tanti lo ricordiamo come se quel 1° maggio del 1994 fosse ieri.