Spa ’92, il coraggio di Ayrton
La storia della Formula 1 è fatta di grandi piloti, magnifiche vittorie, lotte epiche, sorpassi al limite, incidenti, strategie vincenti, ma è fatta anche da gesti di grandi uomini. Come quei grandissimi uomini che hanno rischiato la propria vita per salvare quella di un altro pilota. Per questo qui vogliamo ricordare Ayrton Senna non per le sue leggendarie gesta al volante ma per la sua umanità e per il suo coraggio.
Stagione da dimenticare per Senna
Venerdì 28 agosto 1992, prove libere del Gran Premio del Belgio sul circuito di Spa Francorchamps. Ayrton, campione in carica, sta girando sulla sua McLaren per trovare il giusto assetto per le qualifiche del giorno dopo (che verranno poi annullate per la pioggia). Per il brasiliano, ormai fuori dalla lotta per il titolo iridato a causa della poca affidabilità della sua MP4/7A, l’obiettivo è quello di chiudere al meglio la stagione senza rischiare oltre il dovuto (non proprio la cosa più semplice per un fenomeno come lui).
Ayrton: cuore e coraggio
Verso la fine della sessione, a seguito di un incidente, la Ligier del pilota francese Erik Comas carambola a centro pista e il pilota sviene col motore acceso al centro di una nuvola di fumo. A grande velocità sopraggiunge la McLaren di Senna che riesce ad evitare l’impatto, ma una volta superata l’auto del transalpino decide di accostare la sua monoposto, scendere e correre a gran velocità verso la Ligier. Senza pensare al grande rischio che stava correndo (la vettura rimasta al massimo dell’accelerazione sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro) pensò prima a spegnere il motore e poi a raddrizzare la testa dell’inerme Comas, muovendola verso una posizione più naturale.
La vita di Comas
In poche parole gli ha salvato la vita, come confermerà poi lo stesso pilota francese che ringrazierà sempre il brasiliano per il suo enorme atto di coraggio e di umanità. Il destino volle poi che lo stesso Comas fu uno dei pochi piloti in pista a vedere le condizioni di Senna dopo l’incidente mortale in quel maledetto GP di San Marino del 1994.
Lo ‘scherzo’ del destino
Fermo ai box da tre giri per riparare alcune noie tecniche, il transalpino, passato alla Larrousse, ripartì senza sapere che la corsa era stata bloccata per l'incidente mortale di Ayrton. Nessuno, né il suo team, né i commissari lo fermarono, e lui non poteva sapere essendo rimasto per tutto il tempo all’interno dell'abitacolo in attesa di riprendere la gara. Giunto al Tamburello ad altissima velocità trovò la pista completamente occupata, ma per fortuna riuscì in extremis a frenare evitando di una carneficina. Dopo questo episodio Erik rimase molto sconvolto e deluso anche perché venne sanzionato dalla federazione. Ma soprattutto fu molto turbato da ciò che era successo al brasiliano, tanto da spingerlo a ritirarsi dalla Formula 1 al termine della stagione.