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Suzuka ’90, la vendetta di Senna

Nel GP del Giappone il brasiliano consumò la sua vendetta nei confronti di Alain Prost dal quale l’anno prima aveva subito un torto proprio durante il Gran Premio del Sol Levante.
A cura di Michele Mazzeo
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Senna Copertina

Nella storia della Formula 1 ci sono degli episodi che hanno segnato inevitabilmente il corso degli eventi, che sono rimasti indelebili nella memoria degli appassionati e che rimangono delle pietre miliari di questo sport. Ci sono poi delle rivalità che hanno reso questo sport così amato. Una di queste è sicuramente quella tra Ayrton Senna e Alain Prost che animò le piste di mezzo mondo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 facendo prevalere l’aspetto umano, con i suoi pregi e i suoi difetti, a quello squisitamente tecnico. L’esempio lampante di tutto ciò si ebbe il 21 ottobre 1990 in Giappone sul circuito di Suzuka.

Il “torto subito” dall’alleanza francese

Non si può però raccontare questo episodio senza ricordare quanto successo l’anno prima sempre a Suzuka. Nell’edizione ’89 nel GP del Giappone, penultimo appuntamento del mondiale, andò in scena uno degli episodi più controversi della storia della Formula 1 grazie al quale si decise l’assegnazione del titolo iridato nella lotta tra i due piloti della McLaren, Senna e Prost.  Il Sol Levante fu infatti teatro dell’incidente tra i due compagni di team a seguito del quale il francese fu costretto al ritiro mentre il brasiliano, rientrato in pista grazie all’aiuto dei commissari, tagliò la chicane e, dopo una disperata rincorsa al leader Nannini, riuscì a vincere la gara. Tuttavia, il paulista venne successivamente squalificato dai commissari proprio perché reo di aver tagliato la chicane. A causa di ciò le accuse di Ayrton a Jean Marie Balestre, l’allora presidente della FIA, furono durissime: il brasiliano accusò apertamente Prost di aver fatto pressione sul connazionale per vincere il titolo a tavolino attraverso quella squalifica.

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Lo “scherzo” del destino

Senna, profondamente rattristato e scoraggiato per il torto subito, considerò anche il ritiro dalle corse, idea che poi accantonò grazie alla solidarietà mostrata dalla sua scuderia e dagli altri piloti del Circus. Prost invece lasciò la casa britannica per trasferirsi alla Ferrari. Ma nonostante ciò il destino volle che l’anno seguente sempre sul circuito di Suzuka, gli stessi due rivali, si trovassero a parti invertite (il brasiliano in vantaggio sul francese) in lotta per il titolo iridato nel penultimo appuntamento stagionale.

Ritiro Senna Prost

La vendetta di Senna

Il copione si ribaltò: Senna, conscio che un ritiro di Prost gli avrebbe dato la certezza del titolo mondiale, consumò la sua vendetta prendendosi la rivincita sul transalpino.  Il brasiliano partì dalla pole ma, pagando una pista più sporca dal suo lato, fu immediatamente bruciato in partenza dal francese che, arrivato alla prima curva con ampio margine su Ayrton, chiuse la traiettoria. Quest’ultimo non riuscì a resistere alla tentazione di restituire il torto subito l’anno precedente al rivale e così ritardò volontariamente la frenata (come ammise alcuni anni dopo) speronando il francese.

incidente Senna Prost

Il lato umano della F1

Entrambi terminarono la propria gara e Senna fu Campione del Mondo per la seconda volta, ma anche in questo caso furono le polemiche a diventare le protagoniste del post gara. Il primo commento del brasiliano («Le corse sono fatte così, qualche corsa finisce alla prima curva, qualche corsa finisce a sei giri dalla fine», alludendo chiaramente a quanto successo l’anno prima) lasciò intuire che si trattasse di un contatto cercato, ma quando Prost lo accusò apertamente di averlo deliberatamente buttato fuori pista, Ayrton negò qualunque volontarietà del gesto. Ammetterà però le sue colpe qualche anno più tardi.

Senna Pensieroso
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