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Suzuki, problemi nei test emissioni e consumi: nuovo scandalo dal Giappone

Dopo Mitsubishi, anche Suzuki ammette di aver usato metodi di rilevamento dei consumi “non conformi” alle leggi giapponesi ma l’indagine interna non ha accertato frodi.
A cura di Vito Lamorte
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Ennesimo problema proveniente dal Giappone: dopo la Mitsubishi ecco che anche la Suzuki ha ammesso di avere riscontrato discrepanze nei suoi test sulle emissioni e i consumi delle autovetture. La casa automobilistica di Hamamatsu ha negato di avere deliberatamente alterato i dati per far apparire le automobili più efficienti di quanto fossero in realtà. Durante una conferenza stampa in cui è stata resa ufficiale la notizia, l'amministratore delegato Osamu Suzuki, con un inchino verso la platea si è scusato e ha dichiarato: "Ci scusiamo per non aver utilizzato le metodologie di misurazione designate". In un comunicato la casa giapponese ha reso noto: "Non è stato riscontrato alcun illecito come la manipolazione di dati sul consumo del carburante. Sono state trovate pero' alcune discrepanze nei processi di test delle emissioni e dei consumi tra le metodologie richieste dal Ministero dei Trasporti e l'attuale metodo utilizzato da Suzuki". La nota stampa continua così:

"Il risultato della nostra indagine interna testimonia come non ci sia stata alcuna manipolazione dei dati di efficienza del consumo di carburante. Nel frattempo, tuttavia, sono state rilevate alcune discrepanze nel processo di test delle emissioni e dei consumi dei nostri modelli, più nello specifico nella metodologia imposta dal regolamento MLIT e il metodo effettivamente da noi praticato. Vorremmo esprimere le nostre scuse più profonde a tutti i nostri clienti e alle parti interessate".

Alla Borsa di Tokio gli investitori hanno venduto a piene mani il titolo della piccola casa giapponese, che in chiusura ha perso il 9,4% a 2,613 yen dopo essere arrivato a perdere fino al 15%.

La Suzuki sarebbe solo l'ultima casa automobilistica a finire nella bufera in un periodo che ha visto diverse situazioni incresciose in questo ramo. I controlli sono aumentati per le eccessive stime sui consumi e l'autonomia delle auto o per la manipolazione delle emissioni. Tutto è partito dallo scandalo del Dieselgate di Volkswagen, dove erano state manipolate le emissioni di oltre 11 milioni di auto, per poi passare alla Mitsubishi Motors che ha ammesso di aver manipolato alcuni dati sui consumi di alcuni modelli destinati solo al Giappone per 25 anni. La Suzuki sarebbe il secondo produttore giapponese ad ammettere problemi con i consumi di carburante.

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