Takata, debiti per oltre 30 miliardi a causa dei suoi airbag difettosi
A causa dello scandalo degli airbag difettosi, Takata avrebbe accumulato debiti per oltre 30 miliardi di dollari. Dopo il fallimento, il produttore nipponico ha cercato di tutelarsi a livello giudiziario dai creditori in seguito all’accumulo di passività e quasi un decennio di richiami e cause legali. A rivelarlo è l’agenzia Reuters che ha visionato l’atto giudiziario presentato dalla società al tribunale distrettuale di Tokyo che descrive gli strumenti di debito contratti.
Debiti per oltre 30 miliardi
I creditori di Takata, tra cui costruttori di auto, banche e azionisti, hanno chiesto risarcimenti per 33,3 miliardi di dollari per coprire le perdite e i costi di richiamo degli airbag difettosi. Takata disporrebbe però solo di una minima parte dei fondi. Alla fine dello scorso mese di marzo, Takata disponeva infatti di una liquidità e titoli azionari per 78 miliardi di yen (686 milioni di dollari), una cifra equivalente al solo 2 per cento della somma chiesta dai creditori. Inoltre Takata possedeva beni materiali, come stabilimenti, immobili e macchinari per un totale di 93 miliardi di yen (818 milioni di dollari). A giugno, tuttavia, gli asset aziendali erano stati rilevati dalla statunitense Key Safety System per un’operazione complessiva di 1,6 miliardi di dollari. Takata ha declinato ogni commento riguardo alla questione.
“Continueremo a considerare le nostre opzioni legali” per raggiungere un accordo finanziario, fanno sapere da Honda, una delle 19 case automobilistiche coinvolte nello scandalo che hanno richiamato o che entro il 2019 richiameranno 125 milioni di veicoli in tutto il mondo, di cui 60 milioni nei soli Stati Uniti. Ai cuscini difettosi, perché soggetti a violente esplosioni accidentali, sono collegati almeno 18 morti e 180 feriti in tutto il mondo. Takata intende presentare il suo piano di ristrutturazione entro il prossimo 27 novembre e, in tale ambito, il comitato direttivo interno ha riconosciuto debiti per 1,05 miliardi di yen (9,26 miliardi di dollari) ammettendo solo 600 miliardi di yen per i costi di richiamo.