Fiat: confermata la chiusura di Termini Imerese
Governo e Fiat s'incontrano, parlano e discutono tutt'ora. Ma qualcosa già trapela. Subito chiarita, infatti, la situazione dello stabilimento di Termini Imerese, per il quale si confermano le attese e quanto finora più volte ribadito dall'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne.
Entro la fine del 2011, infatti, l'impianto siciliano sarà reso completamente inattivo. Poiché "lo stabilimento è in perdita, non possiamo più permettercelo", avrebbe sintetizzato Marchionne. Tuttavia, si resta aperti a "proposte di riconversione con la regione Sicilia e i privati". Niente di nuovo, dunque, per gli operai ed i sindacati che manifestano a Roma.
Il destino della struttura siciliana viene comprensibilmente inserito in un contesto più ampio, che il numero uno della Fiat individua in un "piano ambizioso", "soprattutto in Italia", dove in due anni verranno investiti i due terzi dei prossimi 8 miliardi di euro. Importante il passaggio che Marchionne dedica al rapporto tra socialità ed economia, laddove afferma che "occorre conciliare i costi industriali con la responsabilità sociale: il puro calcolo economico avrebbe conseguenze dolorose che nessuno vuole. Un'attenzione esclusiva al sociale condurrebbe tuttavia alla scomparsa dell'azienda".
Il piano che la Fiat dovrà seguire porterà la casa torinese ad immettere, tra il 2010 ed il 2011, ben 11 nuovi modelli "tra cui la nuova Doblò, la nuova Panda e la nuova Ypsilon".
Continua il CEO della Fiat soffermandosi sulla "forte disparità dei livelli di utilizzo della manodopera tra stabilimenti auto italiani ed esteri", rispetto al quale risulterebbe necessario "affrontare il problema di petto: da quello che decideremo dipende il nostro futuro. Se non lo facessimo, sarebbe una rovina".