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Il terremoto in Giappone minacci anche la produzione automobilistica di tutto il mondo

Le conseguenze frutto del terremoto avvenuto in Giappone pochi giorni fa imperversano anche nel mercato automobilistico, numerose le case automobilistiche costrette a rallentare o a stoppare i ritmi di produzione. Si cercano intanto tracce di radioattività nei componenti da asportare all’estero.
A cura di Luigi Ruggiero
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Terremoto in Giappone - Case utomobilistiche

Crescono i disagi dovuti alle terribili conseguenze che ha portato con se il terremoto avvenuto in Giappone lo scorso 11 marzo. Dopo aver già subito, secondo una prima stima di IHS Global Insight, una perdita produttiva globale di circa 250.000 vetture, i costruttori giapponesi di automobili prolungano i tempi di chiusura.

Gravi gli impatti, dovuti allo stop o al rallentamento di produzione di auto e componenti destinati all'esporto, come ha sottolineato l'altro ieri lo stesso Sergio Marchionne, amministratore del gruppo Fiat, a margine della presentazione al presidente della repubblica Giorgio Napolitano della nuova Lancia Thema "E' troppo presto per dirlo, ma potenzialmente l'impatto ci sarà, la domanda è quanto durerà e non credo che durerà molto".

A rassicurare gli animi, per quanto riguarda il binomio Fiat/Chrysler ha concluso lo stesso Marchionne dicendo: " Per quanto ci riguarda stiamo analizzando la questione, la scorsa notte ne abbiamo parlato con i nostri negli Stati Uniti. Per il momento non vediamo impatti negativi ma è troppo presto, aspettiamo".

Tornando sul versante nipponico, la Nissan ha intanto annunciato oggi l'inizio di un programma che prevede l'analisi di tutte le proprie vetture, per verificare in esse l'eventuale presenza di tracce di radioattività. In un breve comunicato stampa, la casa automobilistica giapponese ha dichiarato di essere: "pronta a mettere in atto tutte le misure necessarie per rassicurare i clienti che le proprie vetture rispetteranno tutti i canoni di sicurezza”. Un'azione che, in tutta probabilità, verrà intrapresa anche da tutti gli altri costruttori che presentano stabilimenti e/o fornitori nelle zone limitrofe alle centrali nucleari danneggiate in seguito al terremoto e successivo tsunami.

Stando alle ultime notizie, la Toyota dovrebbe riaprire parte degli impianti domani, mentre la Honda non avrebbe ancora fissato una data. "Ci scusiamo profondamente per tutti gli inconvenienti che questa situazione potrà creare ai nostri clienti, Chiediamo la loro comprensione per i tempi difficili che dovremo affrontare" cita la nota diffusa dalla Honda.

Nel frattempo, i duri effetti dello stop forzato in Giappone iniziano ad causare prime ripercussioni anche su altri costruttori che in parte dipendono dal Sol Levante causa la scarsa fornitura di componentistica da utilizzare sulle proprie vetture. In particolar modo la la Renault, costretta negli stabilimenti situati in Corea del Sud (la Renault-Samsung Motors) ad effettuare un taglio di circa il 20% della produzione, e della Opel che ha temporaneamente fermato la produzione della Corsa nello stabilimento spagnolo di Saragozza e che a partire da domani coinvolgerà anche quello tedesco di Eisenach.

Un disagio elevato quello della mancata fornitura di componenti che insiste anche sulla General Motors, il colosso americano del quale fa parte anche la Opel, costretta a fermare per una settimana la produzione in atto nello stabilimento di Shreveport.

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