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Vale, Dovi, Viñales e Marquez: benvenuti nella MotoGP più equilibrata di sempre

Mai nella storia recente della classe regina dopo 8 gare ci sono stati 4 piloti racchiusi in 11 punti in testa alla classifica iridata. Pareggiato invece il conto con il “pazzo” campionato mondiale 2006 (vinto da Nicky Hayden) con 5 vincitori diversi e 9 piloti che sono saliti almeno una volta sul podio nelle prime otto prove dell’anno.
A cura di Michele Mazzeo
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Quella attuale è una stagione strana per la MotoGP, un’annata a cui la classe regina non era abituata da molto tempo e per certi versi unica nel suo genere. Nessun vero “padrone” (come accadeva negli anni in cui prima Valentino, e poi Stoner, Lorenzo e Marquez, dominavano già da inizio stagione) e nessun duello itinerante tra i “soliti” due protagonisti (come lo sono stati gli storici “Rossi-Biaggi”, “Rossi-Gibernau”,  “Marquez-Lorenzo” o l’ultimo “Rossi-Lorenzo” del 2015). Infatti quella che ad Assen ha vissuto il suo ottavo atto è, numeri alla mano, la stagione più equilibrata nella storia della MotoGP, dove l’unica certezza sembra essere incertezza.

Mai, infatti, c’è stata una classifica iridata così corta dopo 8 Gran Premi: con i primi 4 piloti (Andrea Dovizioso, Maverick Vinales, Valentino Rossi e Marc Marquez) racchiusi in 11 punti, frutto di 5 diversi vincitori (oltre al quartetto già citato anche Dani Pedrosa è riuscito a centrare un successo, a Jerez) e ben 9 piloti che fin qui sono riusciti a salire sul podio almeno una volta (ai 5 vanno aggiunti Johann Zarco, Cal Crutchalow, Jorge Lorenzo e Danilo Petrucci).

Una stagione all’insegna dell’equilibrio dunque. Anzi, la stagione più equilibrata di sempre perché se è vero che già nel 2006 ci fu un campionato mondiale della classe regina che può essere in qualche modo assimilato a quello cui stiamo assistendo in questo 2017 (anche allora infatti vi furono 5 vincitori diversi e ben 9 piloti alternatisi sul podio nelle prime 8 gare), è vero anche che in quel 2006 al termine della gara di Assen (anche allora ottava prova dell’anno) la graduatoria vedeva un Nicky Hayden, che poi conquisterà il titolo, in netto vantaggio (oltre 40 punti) sul quartetto di inseguitori composto da Daniel Pedrosa, Loris Capirossi, Marco Melandri e Valentino Rossi.

Un equilibrio dovuto al livellamento dei valori in campo con Yamaha, Honda, Ducati, Pramac (con le Ducati dello scorso anno) e Tech 3 (con la M1 della stagione passata) legate da un filo conduttore: l’alternanza delle prestazioni sulle diverse piste. Ma non solo. Un equilibrio dovuto anche al fatto che quasi tutti i piloti hanno trovato la giusta alchimia con la propria moto (fatta eccezione per Jorge Lorenzo con la Rossa di Borgo Panigale e Andrea Iannone con la Suzuki). Basti pensare infatti che l’esordiente Zarco ha già ottenuto un terzo posto e una pole position (e se non fosse per la sua troppa foga avrebbe potuto già conquistare qualcosa in più), o che Danilo Petrucci in 20 giorni è salito due volte sul podio, cosa che gli era riuscita in una sola occasione nei 5 anni precedenti in MotoGP, o ancora che Andrea Dovizioso, forse l’esempio più eclatante, è passato da due vittorie in nove anni di militanza nella classe regina a due trionfi in sette giorni (Mugello e Montmelò) e ad essere leader del Mondiale quando siamo quasi a metà stagione. Per questo e per tanto altro quello attuale è il campionato più bello ed equilibrato di sempre. E per nostra fortuna, oltre all’incertezza, c’è anche un’altra certezza: gli italiani ne sono protagonisti.

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