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Valentino Rossi, caso ex custodi: la Corte d’Appello condanna il Dottore

Il pluricampione della MotoGP dovrà pagare circa 34mila euro tra risarcimento e spese legali per l’illegittimo licenziamento della coppia di moldavi che lavorava nella sua villa con parco e piscina a Tavullia.
A cura di Valeria Aiello
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Valentino Rossi, 40 anni / Getty
Valentino Rossi, 40 anni / Getty

Valentino Rossi è stato condannato al pagamento di 34mila euro tra risarcimento e spese legali per l’illegittimo licenziamento degli ex custodi della sua villa con parco e piscina a Tavullia. È quanto stabilito, con sentenza del 16 gennaio scorso, dalla Corte d’Appello di Ancona, dando ragione alla coppia di moldavi, Victor Untu e Jigan Zinaida, marito e moglie, che dal 2006 viveva all’interno della proprietà in un appartamento in comodato d’uso ed era stata licenziata dopo decisione di mettere in vendita l’immobile con lo scioglimento della società Domus Mea – di cui Graziano Rossi era legale rappresentante – che deteneva la proprietà, passata all’unico socio, cioè Valentino Rossi.

Rossi condannato a risarcire gli ex custodi

La coppia contestava il pagamento di 114mila euro per straordinari non percepiti e indennità risarcitoria per licenziamento irregolare, avvenuto a mezzo raccomandata firmata da Domus Mea nei giorni di Natale del 2016. In primo grado, il giudice del lavoro di Pesaro aveva dato ragione a Valentino, ritenendo il licenziamento legittimo (perché Rossi e Domus Mea erano due entità diverse) ed essendo Rossi riuscito a dimostrare che i lavori di manutenzione della villa erano stati svolti da ditte esterne. Contro la decisione, il legale degli ex custodi, l’avvocato Mario Del Prete, è però ricorso in appello davanti al tribunale di Ancona, dimostrando che “la villa – secondo quanto ricostruito da Il Resto del Carlinoera già stata assegnata a Valentino a settembre del 2016”.

Del Prete va infatti in conservatoria e controlla i registri immobiliari: si vede che Domus mea compra da una società inglese (sempre facente capo a Vale) la villa nel 2009, e poi che il 30 settembre 2016 la villa viene assegnata all’unico proprietario, Valentino. Quindi, il proprietario era e resta Valentino. Non è questione quindi di sciogliere o meno l’attività, che per Del Prete è una finzione. Valentino è l’assegnatario dell’immobile, e deve continuare a pagare lo stipendio ai due moldavi. La Corte d’Appello concorda con Del Prete. E quindi, come si legge nella sentenza, condanna "….il datore di lavoro Rossi Valentino a riassumere ciascun appellante entro giorni tre o, in mancanza, a risarcire il danno versando a costoro indennità pari a mensilità sei per Untu e cinque per Jigan". La coppia invece non è riuscita a convincere i giudici che le spettassero anche gli straordinari. I testi portati da Del Prete non sono bastati.

Per adesso, a vincere, sono i due ex custodi, anche se Rossi, attraverso i suoi legali, Virgilio Quagliato e Giacomo Cancellieri, può ancora ricorrere in Cassazione. Ad ogni modo, per i due moldavi, che in primo grado erano stati condannati a pagare 16mila euro per le spese legali, ora ne incasseranno circa 24mila mentre gli altri 10 andranno al loro avvocato per competenze ed onorari di lite.

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