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Valentino Rossi, il meglio e il peggio della stagione MotoGP 2018

Dalla pole del Mugello al casco ‘Back to Misano’ al digiuno di vittorie all’occasione sprecata a Sepang: ecco cosa salvare e cosa no dell’ultimo mondiale del Dottore.
A cura di Valeria Aiello
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Valentino Rossi insieme a Francesca Sofia Novello dopo la pole del Mugello / Getty Images
Valentino Rossi insieme a Francesca Sofia Novello dopo la pole del Mugello / Getty Images

Cinque podi, una pole ma nessuna vittoria: questi i numeri del 2018 di Valentino Rossi che ha chiuso con il terzo posto una stagione molto complicata, una delle più magre per il Dottore e la Yamaha, la peggiore anche in termini di punti (198), visto che in sella alla M1 il campione di Tavullia non era mai andato sotto le 200 lunghezze iridate. Una stagione “molto simile a quello del 2017” per dirla con le parole di Valentino che, quando gli è stato chiesto di dare un voto alla sua annata, ha comunque optato per un 7 nonostante i grossi problemi di una moto che non si è dimostrata all’altezza delle dei rivali Honda e Ducati. Vista la situazione, finire terzo in campionato davanti al compagno di squadra Maverick Vinales non è cosa da poco per il pesarese che all’alba dei 40 anni – che compirà il prossimo 16 febbraio – ha rimandato ancora una volta il sogno del decimo mondiale.

Il meglio della stagione 2018

La pole del Mugello

Come premesso, quella conclusa è stata una delle stagioni più difficili per Valentino ma, nelle qualifiche del Mugello, davanti alla marea gialla che ha affollato le tribune e le colline dell’autodromo toscano, il pesarese è comunque tornato a dare spettacolo, conquistando la pole position del Gp d’Italia. Record nel record per il Dottore che, fermato il cronometro in 1’46.208, in qualifica ha frantumato la best pole che durava dal 2015, dal giro matto di Andrea Iannone con la Ducati, e conquistato la sua settima partenza al palo al Mugello, come mai riuscito a nessun pilota nella storia del Motomondiale. “Sinceramente una sorpresa” aveva ammesso una volta sceso dalla M1, dopo aver mandato in delirio i suoi tifosi e festeggiato al parco chiuso insieme agli uomini Yamaha e alla fidanzata Francesca Sofia Novello che non gli aveva fatto mancare un tenerissimo bacio.

La piazza d’onore al Sachsenring

Secondo alla bandiera a scacchi su una pista come quella del Sachsenring, a tutti gli effetti casa Marquez (sul circuito tedesco lo spagnolo vince ininterrottamente dal 2010) e storicamente ostica per Rossi e la Yamaha. Dall’ultima vittoria datata 2009, in Germania il Dottore non era mai andato oltre la terza posizione, conquistata solo in altre due occasioni, mentre nell’ultimo Gp in Sassonia è riuscito a impensierire il campione di Cervera a suon di giri veloci. “Sono partito fortissimo e ho guidato bene per tutti i 30 giri” diceva Valentino che, scattato dalla sesta casella, aveva rapidamente recuperato posizioni, fino a trovarsi alle spalle di Marc Marquez. “È stato il miglior risultato della stagione ma soprattutto la mia più bella gara di quest’anno. Abbiamo lavorato duro e non ho fatto nessun errore”. A fare i complimenti al rivale lo stesso Marquez: “Avrei voluto gestire ma Valentino andava fortissimo, non molla mai. Bisogna chiedergli come fa a 39 anni ad essere sempre lì”.

Il casco “Back to Misano”

Come ormai tradizione, sia al Mugello che a Misano Rossi ha indossato un casco speciale. Ma se per il Gp d’Italia il pesarese aveva optato per la grafica sole-luna rivisitata con i colori della bandiera italiana (non un caso visto che lo ha sfoggiato proprio il 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica) per la tappa romagnola Valentino e il designer Aldo Drudi hanno lasciato davvero a bocca aperta, ispirandosi alla saga di Ritorno al Futuro. “Back to Misano”, chiaro riferimento al suo ritorno sul circuito di casa dopo il forfait del 2017 a causa della frattura di tibia e perone della gamba destra. Un casco unico, impreziosito dalle immagini cult della trilogia, con l’immancabile DeLorean, Rossi nei panni di Marty McFly e il suo capotecnico Silvano Galbusera in quelli del mitico Doc Emmet Brown. Peccato che, nel suo ritorno a Misano, Rossi non sia andato oltre il settimo posto alla bandiera a scacchi. “Mi aspettavo di essere più veloce ma, nonostante le condizioni fossero più o meno quelle di sabato, ci siamo ritrovati con dei problemi in più sulla moto – aveva spiegato dopo il GP – . Il problema più grosso è che non riusciamo a capire cosa succede alla nostra M1”.

Il peggio della stagione 2018

Zero vittorie

I problemi della M1 hanno complicato non poco la stagione di Valentino. “Sono salito cinque volte sul podio ma mentre in Qatar e al Sachsenring sono andato veramente forte, gli altri tre podi (Le Mans, Mugello e Barcellona, ndr) sono arrivati perché uno dei tre lì davanti è caduto o non era a posto”. Considerazioni che non hanno fatto altro che confermare come quella attraversata dalla Yamaha sia stata la peggiore crisi della storia di Iwata, spesso amplificata da circuiti sfavorevoli alla M1. Un limite importante che, al netto di errori e sfortuna, ha costretto Rossi a restare fermo a 115 vittorie in carriera, l’ultima conquistata ormai più di un anno fa ad Assen, e inevitabilmente a rinunciare alla corsa per il mondiale. “Ho firmato per altri due anni quindi correrò ancora, ma bisogna avere una moto competitiva per lottare per la vittoria”. Per adesso il digiuno di Valentino è lungo 28 Gp, come non gli era mai accaduto in tredici stagioni in Yamaha, anche se non si tratta del suo record assoluto visto che, nel biennio in Ducati, ha messo insieme un’astinenza massima di 44 GP (Sepang 2010-Assen 2013).

Le scuse della Yamaha

Uno dei problemi che sia Rossi che Vinales hanno sempre lamentato a gran voce è stato quello del ritardo in termini di gestione elettronica. “La M1 è la stessa da un po’ e questo è preoccupante” ha detto in più di un’occasione Valentino. “Aspetto dalla Yamaha quello che chiedo da un anno ma bisogna capire quanta voglia ha la Yamaha di vincere, quanto tempo ci mette e quanti soldi investe. Honda e Ducati spendono sicuramente più soldi, come confermano il lavoro che svolgono con il test team, la gente che viene alle gare e lo sviluppo dell’elettronica”. Una provocazione in piena regola quella del pesarese che, nel corso della stagione, non ha risparmiato pesanti critiche alla casa di Iwata. In risposta, in occasione del Gp d’Austria al Red Bull Ring, erano arrivate anche le scuse pubbliche dal project leader di Yamaha MotoGP, Kouji Tsuya: “I nostri piloti stanno affrontando grandi difficoltà ma la Yamaha sta lavorando e continuerà a lavorare senza sosta. A nome della Yamaha mi sento di dover chiedere scusa”.

La caduta nella gara di Sepang

È stata l’emozione più brutta della stagione”. Nel bilancio fatto da Rossi, la caduta rimediata nel Gp di Malesia è stata il peggior momento del mondiale. In gara Valentino era stato impeccabile ma, a quattro giri dal traguardo, quando era al comando della corsa e alle sue spalle Marquez stava alzando il ritmo per accorciare le distanze, il pesarese era incappato in una caduta che gli aveva negato una vittoria alla portata. “Stavo spingendo e potevo farcela. Ho visto Marquez che si avvicinava e volevo fargliela sudare fino alla fine. Ma, quando ero piegato, ho aperto il gas e la moto mi è partita al posteriore, evidentemente ho sbagliato”. Un errore che è costato caro al Dottore, visto che ha lasciato la certezza aritmetica del secondo posto nel mondiale ad Andrea Dovizioso. In ogni caso, una gara per cui ha ricevuto l’apprezzamento anche dei piloti Ducati, in particolare da Lorenzo che, costretto a saltare la gara per il polso infortunato in Thailandia, aveva seguito il GP in tv. “Caduta a parte, non ho mai visto Valentino così consistente. Più di dieci giri in appena 1 decimo sul circuito più caldo e lungo mi hanno impressionato. E pensare che c’è chi ha detto che ha iniziato a sentire l’avanzare dell’età”.

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