Valentino Rossi, occhi puntati sul Ranch: “Piano regolatore variato e oneri gratis”
Emergono nuovi particolari sulla vicenda riguardante il Motor Ranch di Valentino Rossi, la pista alle porte di Tavullia dove il pesarese si allena con i ragazzi della sua Academy, sulla cui regolarità all’inizio del 2018 dovrà decidere il Tar delle Marche. In pochi giorni l’interesse mediatico sul caso ha raggiunto in prima persona il signor Michele Mucciacito, uno dei ricorrenti residente vicino al Ranch che dal 2011 si batte per dar voce alle proprie ragioni. “Dopo anni e anni di silenzio assordante, di colpo sembra che qualcosa sia cambiato” dice in un’intervista a Corriere Adriatico, ora che l’installazione di nuovi pali dell’illuminazione sembra aver fatto traboccare la goccia dal vaso.
Non rispettate 22 restrizioni
Alla vicenda si sono interessate anche emittenti transalpine e spagnole. “Molti vogliono capire come e perché in una valle, in un terreno agricolo con tanti stringenti vincoli ambientali, sia stato possibile costruire una pista. Questo bisognerebbe chiederlo agli enti, alla Provincia di Pesaro e Urbino, al Comune di Tavullia e alle altre istituzioni preposte al rilascio di queste autorizzazioni. Le carte raccontano che la Provincia di Pesaro ha certificato che per aprire la pista serve la Valutazione di Impatto Ambientale (Via), senza di questa autorizzazione per accendere i motori servivano 22 restrizioni da eseguire per rendere idoneo l’uso, tipo barriere fono assorbenti e tanto altro. Nessuna di queste è stata messa in opera negli anni e qui, quando i piloti girano, l’inquinamento acustico e quanto altro sono rilevanti”.
Prg variato e oneri di urbanizzazione gratis
Dinamiche all’italiana, difficili da spiegare a chi non è pratico del Bel Paese. “Come spieghi che è stato cambiato il Piano regolatore di Tavullia ed e stato fatto un cambiamento eseguito col compasso, non per tutta la vallata ma solo per i dieci ettari della pista? Come spieghi che si sarebbero dovute fare delle infrastrutture, per evitare i vincoli della Via e non sono state fatte: le carte parlano chiaro” racconta l’uomo, mostrando un blocco di documenti. C’è poi l’aspetto dell’utilizzo pubblico che avrebbe permesso al Dottore di non pagare le spese di concessione. “Essendo qualificato come “impianto sportivo di utilizzo pubblico” il Ranch non ha pagato un euro di oneri di urbanizzazione mentre noi, quando abbiamo ristrutturato la casa, abbiamo dovuto pagare una cifra consistente per gli oneri. Il Ranch avrebbero dovuto metterlo a disposizione del pubblico in certi giorni della settimana ma questa è materia del Tar”.