Verso Assen, la folle gara del 2016: tutti giù per terra e Miller fa il colpo della vita
Manca poco. Ormai il week-end del Gran Premio d’Olanda è alle porte e la MotoGP dopo Le Mans, Mugello e Montmelò fa tappa in un altro storico circuito, quello di Assen. L’università delle moto, anche se dopo le modifiche apportate nel 2006 ormai molte di quelle difficoltà che caratterizzavano il tracciato orange sono solo un ricordo. Nonostante ciò, quella olandese, rimane una delle piste più complicate del mondo. Un esempio? La pazza gara dello scorso anno nella quale a peggiorare la situazione ci si è messa anche la pioggia.
La "strana" Assen: domenica, pioggia e la sorpresa Hernandez
Ventisei giugno, ottava prova della stagione 2016. Per la prima volta nella storia dalla prima edizione del campionato nel 1949 ad Assen si corre di domenica, in tutte le altre stagioni le gare si corsero di sabato. Sulla griglia c’è preoccupazione per il violento acquazzone scatenatosi mezz’ora prima del via. Valentino Rossi scatta meglio e supera il poleman Andrea Dovizioso: dietro di loro al primo passaggio Aleix Espargaro, Hernandez, Marquez, Pedrosa e Lorenzo, mentre Iannone, partito ultimo, è già 11°. All’inizio del terzo giro, con Iannone già 7°, il ducatista Hernandez del team Aspar passa addirittura in testa e allunga su Rossi e Dovizioso, mentre Petrucci, noto pilota anfibio, risale al 4° posto tallonato da Iannone che si è sbarazzato di Marquez. Intanto le condizioni metereologiche sembrano migliorare (e addirittura ai box sono pronte per le moto con le gomme slick). Ma ci si sbaglia clamorosamente e dopo poco riprende a piovere fortissimo. La gara però continua e al 10° passaggio il forlivese sorpassa il Dottore e si lancia all’inseguimento di Hernandez che dopo due tornate si autoelimina andando dritto sulla ghiaia. Così a metà corsa davanti a tutti ci sono quattro italiani in fuga: Dovizioso, Rossi, Petrucci e Iannone, con Marquez 7° e Lorenzo ultimo.
Gara sospesa: Dovizioso beffato e italiani tutti giù per terra
Ma ancora le emozioni non sono terminate, anzi. La pioggia aumenta d’intensità e il primo a farne le spese è Andrea Iannone che al 14° giro finisce per terra, mentre Petrucci e Rossi si passano e si contro sorpassano in barba all’acquaplaning, raggiunti da Redding risalito a cannone dalle retrovie. Marquez e Pedrosa nel frattempo hanno ridotto il gap dai primi, ma al 15° passaggio arriva la bandiera rossa: gara interrotta e Dovizioso beffato (con due giri in più, e il 75% di gara completata, avrebbe vinto). La corsa è solo sospesa. Dopo mezz’ora di pausa, senza pioggia ma con asfalto bagnato, si riparte con una griglia disposta sulle base dell’ordine di passaggio all’ultimo giro completato. La nuova partenza per il mini Gran Premio di 12 giri vede subito Dovizioso scattare in testa con dietro Rossi e Marquez. Ma il primato del team di Borgo Panigale durerà poco: Valentino passa al comando e prova la fuga mentre al secondo giro escono due Ducati in trenta secondi: prima Petrucci, che era quinto, poi lo stesso Dovizioso. Ed ecco dunque che si torna al “solito” Rossi contro Marquez. Ma il duello tra fenomeni dura poco: al passaggio seguente scivola anche Valentino e al comando rimane il catalano inseguito da uno scatenato Jack Miller che alla quarta tornata si prende addirittura la testa della gara per non lasciarla più, anche perché il Cabronçito si accontenta di portare a casa punti importanti per il Mondiale. Sul podio con loro salirà il ducatista del team Pramac Scott Redding, davanti a Pol Espargarò e Iannone, rientrato dopo la scivolata, mentre Lorenzo chiude decimo.
La prima (e unica) volta di Jack Miller
La folle Assen consolida quindi il primato nella classifica iridata di Marc Marquez, a caccia del suo terzo titolo mondiale nella classe regina, ma soprattutto incorona un carneade alla sua prima (e ad oggi unica) vittoria in MotoGP: Jack Miller, ventunenne australiano al suo secondo anno “tra i grandi” dopo il salto compiuto direttamente dalla Moto3, non aveva mai concluso un GP più avanti del 10° posto e adesso trionfa all’Università delle moto. In una corsa pazza e divisa in due, nel diluvio e tra mille cambiamenti dell’asfalto, ci voleva incoscienza, furbizia e un po’ di fortuna e Crazy Jack le ha avute tutte.