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Volkswagen, si dimette l’ad Winterkorn. 18 miliardi di dollari la possibile sanzione

Il Ceo annuncia l’addio all’azienda al termine della riunione del consiglio di sorveglianza. Oltre alla sanzione, il gruppo potrebbe essere colpito da una causa penale e una class action miliardaria.
A cura di Vito Lamorte
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Si è dimesso l'amministratore delegato della Volkswagen Martin Winterkorn. Il manager ha annunciato le dimissioni dalla casa tedesca dopo l'esplosione dello scandalo legato alla falsificazione dei test sulle emissioni. La situazione  intorno al gruppo di Wolfsburg è sempre più complicata. L'ex Ceo in una nota diffusa ha affermato: "Volkswagen ha bisogno di un nuovo inizio e sto aprendo la strada a questo nuovo inizio con le mie dimissioni". Winterkorn si è detto "scioccato dagli eventi dei giorni scorsi e basito dal fatto che irregolarità di tali proporzioni siano state possibili nel gruppo Volkswagen". Da parte sua nega ogni coinvolgimento diretto nello scandalo della frode sulle emissioni che ha travolto la casa automobilistica tedesca: "Non sono a conoscenza di nessun atto illegale da parte mia".  Le dimissioni dell'ad sono arrivate dopo la riunione del consiglio di sorveglianza del gruppo tedesco che si è riunito nel pomeriggio a Wolfsburg per discutere di come reagire a ciò che sta accadendo ora dopo ora. Winterkorn ha presentato le dimissioni al termine del consiglio, in cui siedono Wolfgang Porsche, rappresentante della famiglia che ha la maggioranza dei diritti di voto, il capo del sindacato Bernd Osterloh e Stephan Weil, governatore della Bassa Sassonia che è il secondo azionista del gruppo con il 20%.

Nella giornata odierna la Volkswagen è finita nel mirino dell'agenzia di rating Fitch che, in una nota, ha annunciato di aver messo sotto osservazione l’azienda.

Le sanzioni

18 miliardi di dollari. Questa potrebbe essere la maxi-multa che l'amministrazione Obama potrebbe infliggere alla Volkswagen per aver violato le norme antismog in vigore negli USA. Il gruppo tedesco rischia di pagare un prezzo salatissimo, secondo il Wall Street Journal, oltre all'onere di ritirare dal mercato americano circa mezzo milione di auto vendute dal 2008 ad oggi, tra modelli Volkswagen ed Audi. Il ritiro ordinato dall'Epa (Eviromental Protection Agency), l'agenzia federale per la protezione ambientale, potrebbe essere l'ennesima offensiva dell'amministrazione Usa contro i colossi dell'auto.

Dopo la stangata inflitta a General Motors, che ha patteggiato la cifra di 900 milioni di dollari per chiudere definitivamente l'indagine penale sulle sue auto difettose, ecco che un'altra grande azienda sta per fare i conti con le leggi statunitensi. Lo scorso anno era stata la Toyota ad essere costretta a pagare 1,2 miliardi di dollari e ora l'Epa ha accusato Volkswagen di aver utilizzato un software che gli ha permesso di aggirare i controlli sulle emissioni inquinanti dei propri veicoli. Il software è stato installato sulle centraline dei motori 4 cilindri diesel ed è in grado di attivarsi automaticamente solo quando l'auto sta effettuando un test anti-smog riuscendo ad abbattere in maniera sensibile le emissioni. L'accusa dell'Epa è quella di aver violato le norme del Clean Air Act e attacca la Volkswagen: "Ricorrere a un congegno teso a eludere gli standard fissati nella legge federale è un atto illegale e una minaccia per la salute pubblica". Le indagini ci daranno bene l'idea delle violazioni e delle sanzioni a cui andrà incontro il gruppo di Wolfsburg. Oltre alla multa che arriverà nei prossimi giorni, la Volkswagen dovrà far fronte ad una class action da parte dei consumatori.

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