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Volkswagen-Suzuki: ufficiale il divorzio dopo il “tradimento” con Fiat

La Casa tedesca dovrà vendere la quota del 19,9% di Suzuki acquistata nel 2009. La dirigenza di Hamamatsu, accusata di aver violato l’accordo, potrebbe pagare un indennizzo.
A cura di v.a.
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Il presidente Osamu Suzuki
Il presidente Osamu Suzuki

Termina l’intesa mai riuscita tra Volkswagen e Suzuki: a mettere fine a disputa durata 4 anni è una sentenza della Corte arbitrale di Londra che ha chiuso la partnership iniziata nel 2009 con l’acquisizione da parte dei tedeschi del 19,9% della proprietà di Hamamatsu. Ci si attende che la quota acquistata per 1,7 miliardi venga valutata circa 463 miliardi yen (3,8 miliardi di dollari), come riferito Bloomberg.

La stessa Suzuki si è detta disposta a rilevare la partecipazione a prezzo di mercato. Non è escluso che il prezzo sia destinato a salire per effetto della speculazione. “Fino a quando la società tedesca non annuncerà ufficialmente il buyback, la situazione è un po' complicata in quanto non sappiamo ancora i tempi e il prezzo” avverte Takaki Nakanishi, analista di Jefferies Group LLC, in un rapporto dopo la sentenza. Volkswagen si attende un “effetto positivo” sulle fronte degli introiti e della liquidità dalla vendita delle azioni.

La corte ha riconosciuto il mancato rispetto di alcuni termini contrattuali da parte di Suzuki e la questione dell'indennizzo potrebbe essere oggetto di un futuro arbitrato. La rottura tra i due costruttori si è consumata su un progetto condiviso e che Suzuki avrebbe interrotto tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011. La dirigenza di Hamamatsu, non avrebbe inoltre garantito al partner tedesco la prelazione sulla fornitura dei motori diesel, preferendo invece rinnovare una partnership già esistente con il gruppo Fiat.

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