Zanardi infinito, doppio Ironman di Cervia: “Non sono un superuomo”
“Questa volta avevo una sfida in più. Dopo l’Ironman del sabato, disputare quello sulla mezza distanza il giorno dopo”. Due giorni di grande sforzo e grossi risultati per Alex Zanardi all’Iroman di Cervia, prima sulla distanza classica (3,8 chilometri di nuoto, 180 chilometri con l’handbike e 42,195 di maratona con la carrozzina), migliorando il proprio record, e poi sulla distanza dimezzata. Un sfida sportiva ma anche “utile alla ricerca sportiva” e a raccogliere dati in vista della preparazione alla Paralimpiade di Tokyo 2020, la terza di Zanardi . A questo si somma il Mondiale di paraciclismo della settimana precedente in Olanda, dove ha vinto due medaglie d’oro nelle prime due gare e poi l’argento su strada, ma in volata. “Non male, sì. Ho riscattato il Mondiale 2018 a Maniago. Ma non sono stato il migliore azzurro: Luca Mazzone ha vinto tre ori, un fenomeno” riconosce in un’intervista a Corriere della Sera. Il doppio Ironman, 339 chilometri in meno di due giorni, era invece una sfida che lo intrigava “ancora di più a Cervia, nella mia terra. Quando ho tagliato il traguardo e ho sentito di aver stabilito il nuovo record del mondo dell’Ironman ho pensato: “Wow!”. È stato impagabile”.
Zanard infinito: "Non sono un superuomo"
“Lo scorso anno ho fatto il record – ricorda Zanardi – . A cena la sera c’era Alberto Sorbini, un amico. Mi dice: “Sembra quasi che domani tu debba fare un’altra gara tanto sei fresco”. Non era vero, però risposi sorridendo: ‘Potrebbe essere un’idea'. Insomma, qualche mese fa è tornato alla carica e mi ha convinto, anche perché avevo i suoi uomini vicino – . Una sfida, come detto, non solo sportiva, ma utile anche – a capire cosa accade al fisico con uno sforzo simile e quale tipo di integrazione possa servire – . Con l’Equipe Enervit – una fedele compagna dalla prima volta che disputai un Ironman, a Kona, nelle Hawaii, nel 2014 – Zanardi ha raccolto dati che serviranno in vista della preparazione a Tokyo – . Ma alla fine l’ho detto: è l’ultima volta che mi presto per fare da cavia scientifica – scherza il campione bolognese – . Avevo l’obiettivo di fare molto bene l’Ironman e dopo un buon riposo finire il mezzo del giorno seguente. È stato bellissimo averlo raggiunto in entrambe le gare. Poi questo record mi ha anche fatto pensare. Nei giorni dei Giochi Paralimpici a Tokyo saranno i miei 40 anni di attività agonistica. Era la prima settimana del settembre 1980 quando feci la mia prima gara con i gokart. Pensare di essere ancora a questi livelli è meraviglioso”.
Oltre al paraciclismo, l’Ironman ha fatto entrare Zanardi nella dimensione del mito. “Ma non sono un superuomo. Tutt’altro. Vedo che ci sono persone che vanno in una direzione e voglio capire dove e perché. Questa è la curiosità. Poi c’è l’ambizione, chiaro. Ma quello che serve per fare l’ultimo sprint è la passione, che rende perseveranti e questo permette anche di fare cose diverse”. Paraciclismo, Ironman ma soprattutto automobilismo “Prima di tutto sono un pilota. Quella è la mia dimensione. Fra due giorni sarò al Mugello, a provare con la Bmw. A inizio ottobre disputerò la penultima gara del Campionato GT proprio lì su una M6 GT3 modificata con Erik Johansson e Stefano Comandini. Si va per vincere, sento la responsabilità. Ma sarà sublime avere un motore sotto che spinge”,