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F1, GP Canada: un giro di pista sul circuito Gilles Villeneuve

Il circuito dedicato a Villeneuve è un tracciato semi-permanente sull’Isola di Notre-Dame. I 4361 metri della pista sono scanditi da 13 curve, 8 a destra e 5 a sinistra, e dal terzo rettilineo più lungo del Mondiale. Servono un medio-basso carico e massima attenzione al Muro dei Campioni. Schumacher e Hamilton i più vincenti.
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Festa doppia in Quebec. Nel 375mo anniversario della città di Montreal, il Canada celebra i 50 anni di una lunga storia d'amore con la Formula 1. Sul circuito intitolato dal 1982 a Gilles Villeneuve, sull'isola di Notre-Dame a Montreal, i piloti si ritrovano ad affrontare una sfida uguale e contraria rispetto a Montecarlo. Uguale perché serve carattere e concentrazione massima, perché ogni errore si paga carissimo. Ma, come sottolinea Hulkenberg, “qui è tutta una questione di velocità massima sui rettilinei. Per questo è uno dei tracciati più duri per i freni. E quando cerchi di staccare al limite, devi avere la massima fiducia nei dischi. In più, devi saper usare i cordoli per fare un buon tempo”.

La storia

L'Île Notre-Dame Circuit, completato nel 1978, ha sostituito Mosport Park come sede del GP del Canada. È un tracciato semi-permanente, realizzato all'interno del parco Jean-Drapeau, intitolato al sindaco della città responsabile dell'organizzazione dell'Expo 1967. Proprio per quell'edizione è stata realizzata, lungo il fiume St.Lawrence (che ha una portata nove volte superiore al Po), l'isola artificiale di Notre-Dame. Quasi metà del tracciato, dal tornante fino al rettilineo dei box, corre intorno al bacino olimpico creato per ospitar le gare di canoa e canottaggio alle Olimpiadi del 1976.

Un giro di pista

I 4361 metri della pista sono scanditi da 13 curve, 8 a destra e 5 a sinistra, e dal terzo rettilineo più lungo del Mondiale. Dalla pole alla prima curva passano 256 metri. La prima frenata è decisa, i piloti si ritrovano su un asfalto sempre un po' scivoloso e devono lavorare molto col volante per essere precisi. In più i cordoli alti e insidiosi a sinistra possono scomporre la vettura. Si arriva così alla Virage Senna, un tornante ad ampio raggio da cui si esce a quasi 90 kmh ancora una volta sfiorando il cordolo a sinistra e con poco grip. Si arriva poi alla prima di una lunga serie di chicane (curva 3-4). Con il Lac de l’Ile de Notre Dame alla destra e il fiume San Lorenzo a sinistra, i piloti devono aggredire i cordoli, una condotta di gara che richiede un'attenta regolazione delle sospensioni. Si prosegue poi in accelerazione anche lungo la curva 5, a sinistra, con una sollecitazione laterale superiore ai 3,6G registrati l'anno scorso.

Il rettilineo successivo segna l'ingresso nel secondo settore, il più veloce, dove i piloti possono spingere la macchina al massimo lungo le chicane, come la combinazione di curva 6-7, che si affronta senza usare molto i cordoli, prepara al tratto veloce dopo aver sfiorato il muro in uscita. Si viaggia in piena potenza tra il fiume San Lorenzo a sinistra e il Pavillon del Jamaique e Les Jardins des Floralies a destra, attraversando il ponte Des Isles dove si potranno superare i 315 kmh con l'ala mobile aperta. Brusca la frenata della curva 8, che apre una veloce chicane sinistra-destra da affrontare lasciando scorrere la monoposto senza intervenire troppo sul volante.

Dopo un tratto in piena potenza in cui le monoposto attraversano il detection point del DRS, si arriva a 300 kmh al tornante dell'Epingle (curva 10) che apre il terzo settore. È uno dei punti più amati dai piloti e dai tifosi che affollano le tribune con una vista perfetta sulla pista. La frenata non è potente, ma lunga, insidiosa se c'è poca aderenza. È importante preparare bene l'uscita per sfruttare la trazione sul rettilineo più lungo del circuito, preceduto da una leggerissima chicane. Il Droit du Casino conduce alle ultime due curve: è uno dei punti simbolo dell'intero circuito. Qui i piloti sfiorano il Wall of Champions dove nel 1999 si sono schiantati Jacques Villeneuve, Damon Hill, Michael Schumacher e l'allora campione del mondo di FIA GT Ricardo Zonta, dopo la frenata più impegnativa del tracciato. L'ultima chicane, ha detto Verstappen, “è uno dei punti del circuito che preferisco. Qui le vetture hanno sempre un basso carico ma quest'anno c'è più aderenza per cui dovrebbe essere un po' più semplice per tutti rispetto al 2016”. Chi esce indenne dal Wall of Champions si immette poi sul rettilineo dei box dove può nuovamente cercare il sorpasso grazie al DRS.

La scelta delle gomme

Come a Monaco, Pirelli porta anche a Montréal le tre mescole più morbide tra quelle in gamma: soft, supersoft e ultrasoft. Su un tracciato poco utilizzato nel resto dell'anno, che stressa molto trazione e frenata, imponendo accelerazioni longitudinali più che laterali, scaldare correttamente i pneumatici anteriori è una delle chiavi per firmare un giro veloce in Canada. “Montréal ha caratteristiche uniche, anche se ha alcuni tratti in comune con Sochi, come ad esempio l’asfalto abbastanza liscio” ha detto Mario Isola. “Su questo circuito non è mai facile trovare il giusto set up e il corretto bilanciamento meccanico e aerodinamico: questo è uno dei fattori-chiave per far lavorare correttamente i pneumatici. È anche importante tenersi sempre pronti a cambiare strategia, che può essere influenzata dal meteo oppure dall’ingresso della safety car”.

Per la seconda volta in stagione i team possono scegliere il numero dei set di pneumatici per ciascuna mescola. Ferrari e Mercedes hanno fatto scelte leggermente diverse. Vettel e Raikkonen hanno la dotazione più aggressiva fra i top team. Vettel e Raikkonen avranno nove treni di Ultrasoft, 3 di Supersoft e 1 solo di Soft. Sette invece i treni delle mescole più morbide per i piloti Red Bull, otto per Hamilton e Bottas: il britannico però avrà un set in più di Supersoft, 4 contro i 3 di Bottas. Il team con la strategia più estrema rimane la McLaren. Ben 10 i set di Ultrasoft per Alonso, di rientro dalla 500 miglia di Indianapolis, e Vandoorne.

Numeri e statistiche

Il circuito di Montreal ospita per la 38ma volta il GP del Canada. Solo Monza, Monaco, Silverstone, Spa-Francorchamps e Nurburgring hanno fatto da cornice a più gare nel Mondiale. Qui Gilles Villeneuve ha conquistato la sua prima vittoria in Formula 1. Da allora, altri sei dei 23 piloti capaci di imporsi qui hanno celebrato il primo successo in carriera: Thierry Boutsen (1989), Jean Alesi (1995), Lewis Hamilton (2007), Robert Kubica (2008) e Daniel Ricciardo (2014). Restano ancora ineguagliati le sette vittorie e i 12 podi di Michael Schumacher, rimasto in testa per 433 giri. Hamilton, secondo, segue a quota 282. Col successo dell'anno scorso, Montreal è diventato il primo circuito su cui Lewis Hamilton ha trionfato cinque volte: un'impresa riuscita solo a Schumi (in 10 tracciati), Ayrton Senna (Monaco e Spa), Graham Hill (Monaco) e Alain Prost (Silverstone). Il britannico ha così superato anche i 2500 giri passati in testa in Formula 1.

Memorabili anche i successo di Jenson Button nel 2011, nella gara più lunga di sempre (4h 4m 39.537s), e di Jacques Laffitte nel 1981, il suo sesto e ultimo in F1: partiva decimo il francese della Ligier, nessuno è riuscito a imporsi qui da una posizione più bassa in griglia.

In termini di scuderie, la Ferrari rimane la più vincente con 10 successi, anche se l'ultimo risale al 2004, davanti alla McLaren con 9 e alla Williams con 7. Se dovesse vincere uno fra Hamilton o Bottas, la Mercedes diventerebbe il quarto team con almeno 3 affermazioni.

La pole, infine, non è così determinante. Solo in 17 occasioni, infatti, di cui sette negli anni 2000, chi è partito davanti a tutti ha poi concluso sul gradino più alto del podio.

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