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Alfa Romeo Alfasud, storia di un’auto divenuta leggenda

In produzione dal 1972 al 1984, l’Alfasud ha rappresentato la voglia di rinascita dell’Italia. Dai film fino alle forze dell’ordine, ecco la storia della macchina simbolo degli anni settanta e ottanta.
A cura di Matteo Vana
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Alfa Romeo Alfasud
Alfa Romeo Alfasud

Ci sono auto che entrano nell'immaginario collettivo, capaci di fondersi con il tempo in maniera indissolubile: l'Alfa Romeo Alfasud è una di queste. Prodotta dal 1972 al 1984, è il modello più venduto nella storia della casa del Biscione 1.017.387 esemplari prodotti, il primo costruito nello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Era la fine degli anni '60 quando l'allora Presidente dell'Alfa Romeo, Giuseppe Luraghi, affidò a Rudolf Hruska, uno dei più importanti tecnici dell'epoca, la progettazione e la realizzazione di una vettura che assumesse anche un ruolo sociale, una macchina che potesse conquistare l'Italia intera e non solo. Nel 1971, al Salone dell'autombile di Torino, l'Alfa Romeo Alfasud vede per la prima volta la luce: una berlina 4 porte con alcune novità meccaniche piuttosto interessanti come la trazione anteriore, il motore 4 cilindri boxer, i freni a disco su tutte le ruote e il freno a mano sulle ruote anteriori, ma interni sportivi e piuttosto spartani. Fu un successo: il prezzo (1 milione e 420 mila lire) e le ottime recensioni sia del pubblico che degli addetti ai lavori fecero da motore trainante, l'Alfasud stava per entrare nel mito.

La nascita dell'Alfasud

Il successo impone alla casa di differenziare i modelli e di crearne di nuovi: nascono così l'Alfasud N, la versione più ricca, denominata L, che includeva sedili in panno, pavimento in moquette, poggiatesta anteriori, rostri ai paraurti, profili cromati ai finestrini, finiture più curate e, a partire dal 1975, anche il cambio a cinque marce e la Alfasud Ti a 2 porte, la sportiva. Non potevano mancare, poi, le versioni station wagon – la Giardinetta – e la coupè chiamata Sprint. Tutta l'Italia ora poteva scegliere la propria Alfa Romeo: dalla famiglia medio/borghese che aveva la sua variante ricca al giovane che voleva prestazioni ed estetica.

Restyling e nuove motorizzazioni

Nel 1977 arriva la seconda serie. Cambia poco dal punto di vista estetico. le novità più importanti si trovano sotto il cofano: due motorizzazioni, un 1.2 da 63 cavalli e un 1.3 da 68 cavalli. Il successo non accenna a diminuire, gli stabilimenti Alfa lavorano a pieno regime per soddisfare le richieste. Con l'inizio degli anni '80, la casa del Biscione concede un restyling più corposo alla propria creatura. Ritoccato il frontale così come il posteriore, gli interni. A consentire all'Alfasud di entrare ancora più nell'immaginario collettivo contribuì anche il cinema: impossibile dimenticare, ad esempio, il personaggio di Pasquale Ametrano in "Bianco, Rosso e Verdone" che con la sua Alfasud torna dalla Germania per votare. E' quella l'immagine simbolo di una generazione legata indissolubilmente alla propria auto, quasi un amore incondizionato che farà nascere il mito degli "alfisti".

La fine del mito

Non solo il cinema rese omaggio alla creature dell'Alfa Romeo: anche le forze dell'ordine, dagli anni '80 in poi, ricevettero le Alfasud. Un ulteriore mattone nel muro dell'immortalità. Nel 1983 arriva l'ultimo restyling: cambiano i paraurti, a mascherina, i gruppi ottici posteriori, introducendo anche nuovi fascioni laterali e finiture nere, nonchè nuovi interni. Si trattava a tutti gli effetti di una nuova serie, che abbandonava la denominazione Alfasud, diventando semplicemente Alfa Romeo Sprint. L'Alfasud rimase sul mercato fino al 1984, anno in cui venne sostituita dall'Alfa Romeo 33: la Sprint, invece, riuscì a sopravvivere fino al 1989.

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