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Alonso: “Credo nella McLaren, l’obiettivo è avvicinare Ferrari e Mercedes”

Il due volte campione del mondo: “Senza questi anni difficili non avrei mai corso la 500 Miglia di Indianapolis, né avrei preso in considerazione la possibilità di partecipare al WEC. Ora sono un pilota più completo” ha assicurato.
A cura di Matteo Vana
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Fernando Alonso - Getty images
Fernando Alonso – Getty images

Il mondiale di Formula 1 è alle porte; a contendersi il titolo saranno Ferrari e Mercedes, ma dietro di loro non sono da escludere sorprese come la Red Bull, apparsa già tonica nei test di Barcellona, o la McLaren, indicata da molti addetti ai lavori come la vera sorpresa della stagione 2018. L'inizio non è stato dei più brillanti per la casa di Woking, frenata da diversi problemi e con Alonso che ha addirittura perso una ruota nella prima giornata di prove collettive sulla pista catalana.

Ridurre il gap da Ferrari e Mercedes

Nonostante qualche imprevisto di troppo, però, il due volte campione del mondo continua a credere nel progetto McLaren, soprattutto dopo il divorzio da Honda e il passaggio a Renault, che fornirà le power unit alla scuderia inglese. Alonso è fiducioso e per il 2018 vede la sua MCL33 grande protagonista in grado addirittura di lottare per il podio:

Non vedo alcun motivo per essere pessimista. McLaren è una delle più grandi squadre nella storia della Formula 1 e Renault è uno dei migliori motoristi – ha affermato nel corso di una intervista a Radio Marca -. Con il suo propulsore, Red Bull ha vinto tre gare l' anno scorso. Se mettiamo tutti questi elementi insieme non vedo perché non dobbiamo essere ottimisti. L'obiettivo è avvicinare Mercedes, Ferrari e Red Bull; io sono ottimista.

Il difficile rapporto con Honda e il nuovo Alonso

Un rapporto, quello di Alonso con la Honda, che ha rischiato di compromettere il futuro dello spagnolo in Formula 1. I suoi team radio in cui accusava il gruppo giapponese di aver fornito un motore degno di una Formula 2 o di scherno verso la mancanza di prestazioni sono passati alla storia e, adesso che la casa nipponica non fornisce più le power unit alla McLaren, lo spagnolo si leva qualche sassolino dalle scarpe: "Io non credo che i giapponesi siano pazzi, ma il progetto prevedeva un primo anno di adattamento, mentre i due anni successivi non hanno avuto miglioramenti. Un peccato, ma non ho nulla contro di loro. Alla Toro Rosso sembra che i loro motori non rompano più? Vediamo, se in Australia lotteranno per i primi cinque posti li applaudiremo, ma non penso accadrà. E comunque i test sono una cosa, l'affidabilità e le prestazioni per un'intera stagione sono un'altra". Episodi, quelli capitati nelle ultime stagioni che lo hanno spinto a guardare verso altre categorie: "È stata dura, la mia vita è tutta basata sulla competizione, vincere è la vitamina per andare avanti e quando ti manca la vittoria è difficile. Però si impara altro, ho aperto i miei occhi ad altre competizioni leggendarie. Senza questi anni difficili alla McLaren-Honda non avrei mai corso la 500 Miglia di Indianapolis, né avrei preso in considerazione la possibilità di partecipare al WEC. Tutto accade per una ragione. Ora sono felice perché sono diventato un pilota più completo" ha concluso.

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