F1, a Singapore vince il 13… rosso Ferrari
Il 13 porta bene. L'appuntamento numero 13 del Mondiale è un trionfo Ferrari, che a Singapore centra la 224ma vittoria della sua storia. Vettel, unico pilota di ogni epoca ad aver superato i 1800 punti in carriera, sale al terzo posto all time nella classifica dei più vincenti: con 42 successi, è dietro solo a Prost e Michael Schumacher. "Grazie ragazzi grazie ragazzi, che dire che dire, che giornata che giornata, mi sentite ragazzi? Forza Ferrari!” esulta il tedesco a fine gara. La più bella risposta anche per Maurizio Arrivabene che gli dice solo: “Sei un campione”. A giudicare dalla voce, l'emozione c'è e si vede. "E' stata una vittoria molto sofferta con la safety car, è stata dura. Vettel è mentalmente preciso, è incredibile. Ha fatto ieri una pole, con un giro che ho visto fare solo a Senna e Reutemann. Oggi ha confermato di essere un campione», ha commentato il team principal. "Sono contento anche per Raikkonen, è la conferma che abbiamo due grandi piloti e una grande macchina. Grazie a tutti i ragazzi anche a casa, sono fantastici". E chissà se nella mente del team principal è passato anche il ricordo della promessa di inizio stagione, l'idea del pellegrinaggio da Maranello a Sestola annunciato un po' per scherzo un po' per buon auspicio nel caso la Ferrari avesse centrato le tre vittorie stagionali.
Vittoria di squadra – E le tre vittorie sono arrivate, in una di quelle gare che esaltano il senso e il valore della squadra. Su una pista stretta, con i sorpassi ridotti all'osso nonostante le due safety car e la terza invasione nella storia della Formula 1, è la strategia a fare la differenza, la capacità di leggere le situazioni cangianti come i tagli di luce e ombra di Marina Bay. Due safety car che sparigliano i destini, che cancellano i vantaggi e costringono a ripensare le scelte, a rivedere i piani di lungo periodo nell'articolazione degli stint con le morbide e le Supersoft. Servono lucidità e pensiero veloce, chiarezza di vedute e flessibilità. Qualità che Vettel e Raikkonen dimostrano di avere, mentre la Mercedes naufraga in una giornata grigia, con Rosberg mai in lotta per il podio e Hamilton battuto da un guasto al sensore che regola l'erogazione della potenza attraverso la valvola a farfalla dell'acceleratore.
Solido Raikkonen – E' una sorta di epifania, l'immagine della Mercedes che non accelera mentre la Ferrari di Vettel veleggia senza mai essere davvero disturbato da Ricciardo mentre Raikkonen non mette mai a repentaglio il terzo posto e il 79mo podio in carriera. "Va sempre bene per il team chiudere terzi pur avendo due brutte giornate" ha dichiarato. "Venerdì è stato un buon giorno per me, mentre già ieri ho faticato di più. Non mi aspettavo di meglio di oggi e sono sorpresso del terzo posto. Non potevo fare di più, ho provato a seguire i primi due ma alla fine le gomme stavano per finire e ho dovuto gestire".
Qualcosa è cambiato – Da Singapore arriva un segnale chiaro che qualcosa è cambiato, anche se i 49 punti di distacco nel Mondiale non possono realisticamente indurre a voli pindarici su una ridefinizione delle gerarchie per il titolo piloti. E' il segno, però, di un'atmosfera diversa in scuderia, di uno spirito di squadra comunque ritrovato, di un Vettel che ha saputo subito diventare fattore di unione, campione meno divisivo dell'ultimo Alonso. E anche l'asturiano deve ammettere che vedere un podio senza Mercedes è una buona notizia per tutti i rivali, anche se la McLaren Honda è più vicina alla Marussia che alla Red Bull.
Il matrimonio con Red Bull – Red Bull che è sempre più al centro del futuro di entrambi. Di Alonso, per la clausola rivelata dalla stampa spagnola ma smentita da Ron Dennis che permetterebbe allo spagnolo di lasciare la scuderia di Woking visti i pessimi risultati. Della Ferrari perché il Cavallino potrebbe tornare a fornire i motori al team austriaco come già succedeva nel 2006, prima dell'era Renault. Con la prospettiva dell'acquisto della scuderia da parte del gruppo Volkswagen sempre più probabile, ma non prima del 2018, alla Red Bull per restare in Formula 1 serve un motore nell'immediato, per i prossimi due tre anni. Mateschitz si è già detto favorevole all'accordo, che secondo Niki Lauda si farà praticamente di sicuro. Sarebbe da una parte un rischio, perché aumenterebbe il valore della concorrenza della vettura che ancora adesso ha il telaio più performante, e dall'altra un'opportunità che spingerebbe tutta la factory di Maranello a migliorarsi ancora di più. Un'operazione che, si può immaginare, vede Bernie Ecclestone spettatore interessato. Se non dovesse andare in porto, infatti, Red Bull e Toro Rosso sparirebbero dal Mondiale, e solo l'ingresso degli americani di Haas salverebbe l'accordo con le tv che prevede un minimo di 18 monoposto in griglia, con le incognite sempre forti, però, sul futuro della Lotus e dei team medio piccoli.
"Rendiamo possibile l'impossibile" – La Ferrari continua a giocare su più tavoli e a programmare anche il futuro, che si gioca proprio sulla fornitura dei motori. Lo Strategy Group ha discusso una serie di proposte per contenere il livello di spesa e consentire un risparmio di 20-25 milioni alle squadre. I tagli principali riguarderebbero i costi per la fornitura delle power unit, fissati a 12 milioni per le versioni correnti e a 8 per quelli vecchi di un anno. Ma la Ferrari avrebbe minacciato di porre il veto alla proposta, che non trova entusiasta nemmeno Claire Williams e Franz Tost, il manager austriaco della Toro Rosso. Ma intanto c'è da pensare all'ultima parte di stagione. E Vettel non si tira indietro. "Con altri weekend come questi possiamo impensierire la Mercedes, abbiamo una piccola possibilità e proveremo a rendere possibile l'impossibile".