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F1: che ne sarà della Ferrari?

Con l’addio di Montezemolo, il futuro della Ferrari si lega indissolubilmente alla scelte della FCA. E la Borsa approva. Come si muoverà Marchionne? Per il futuro, non è da escludere la promozione di Mattiacci a presidente del Cavallino.
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Che ne sarà della Ferrari? Il redde rationem di Marchionne, che di fatto ha parlato a Montezemolo come il padrone a un dipendente, hanno segnato la fine di un'era. È finita la Ferrari del Drake, è finita l'indipendenza del Cavallino dalle vicende della Fiat, che Montezemolo, voluto alla presidenza dall'Avvocato Agnelli, era riuscito a difendere dal 1991.

Buonuscita record – Le parole di Marchionne, e le conseguenti dimissioni annunciate di Montezemolo, legano il futuro della scuderia al futuro economico della FCA, che ormai vira in direzione Detroit. La Ferrari ha chiuso l'esercizio 2013 con 7 mila auto vendute, ricavi per 2,3 miliardi e 370 milioni di utili. Un trend migliorato ancora nella prima metà di quest'anno con un margine operativo di 185 milioni, il più alto nella storia. Montezemolo, che nell'ultimo triennio ha guadagnato circa 5,5 milioni l'anno e ha diritto a una liquidazione di quasi 14 milioni, a fine 2013 era titolare anche di 127 mila azioni Fiat che valgono quasi un milione. Ma nonostante i quasi 2 miliardi investiti negli ultimi sei anni, nonostante lo status privilegiato che consente alla Ferrari di accaparrarsi una fetta maggiore delle altre dei proventi dei diritti tv, i risultati sportivi sono costantemente peggiorati, fino all'anonima, per non dire disastrosa, stagione 2014.

Lusso e made in Italy – Eppure, benché il presidente della FCA abbia rinfacciato a Montezemolo proprio la mancanza di vittorie pur avendo a disposizione due piloti che in passato hanno vinto il Mondiale, il futuro della Ferrari sembra vincolato più alle dinamiche industriali che alle esigenze sportive. Come scrive oggi il Sole 24 Ore, non è da escludere che “la Ferrari, ma anche la Maserati e l'Alfa Romeo, potrebbero benissimo sviluppare tutta la loro forza industriale e commerciale benefica in Fca, essendo però conferite a un'altra società, sempre da sottoporre a quotazione. In quella maniera, le auto icona sarebbero così in grado di liberare nella misura più estesa tutto il loro potenziale finanziario”. L'unione farebbe la forza, insomma, anche secondo il mercato, persuaso che una Ferrari integrata nel Lingotto come Lamborghini in Volkswagen garantisca benefici per tutti. Le azioni Fiat, infatti, sono salite a 7,7 euro e hanno superato il tetto del recesso: evidentemente la Borsa ritiene che il cambio al vertice Ferrari possa rinforzare tutto il gruppo in vista della quotazione a Wall Street. In questa direzione va anche la sempre più probabile nomina di Harald Wester, già numero uno di Alfa e Maserati, come amministratore delegato anche del Cavallino. In questo modo i brand forti nel polo del lusso potrebbero trovare una direzione comune. E c'è chi si spinge ancora più in là, vedendo in questa operazione il primo tassello per una complessiva ricostruzione del Made in Italy che coinvolgerebbe anche i grandi marchi della moda.

Mattiacci presidente? – Ma resterà davvero Marchionne il presidente della Ferrari? Se così fosse, potrebbe anche decidere di lasciare la presidenza della FCA e certificare, a quel punto, lo spostamento del centro di gravità del gruppo a Detroit. Tuttavia, i rumours sul possibile ingaggio di Bob Bell, l'ex direttore tecnico della Mercedes che ha lasciato le Frecce d'Argento lo scorso aprile e ha incontrato Mattiacci a Maranello, suggeriscono un secondo scenario. Già figura chiave nello staff di Fernando Alonso all'epoca dei due Mondiali nella Renault di Flavio Briatore, Bell ha lasciato perché messo all'angolo dall'arrivo di Paddy Lowe, capo dello staff tecnico, andato ad affiancare il direttore dell'ingegneria Aldo Costa. Bell corrisponde perfettamente al profilo di un team principal “alla Ross Brawn”, in grado non solo di gestire uomini e risorse, come Domenicali o Mattiacci, ma anche di dare un'impronta precisa allo sviluppo della monoposto. Entrato in Ferrari nel 1999 come Area Sales Manager per il continente americano e il Medio Oriente, è stato direttore marketing di Ferrari e Maserati Nord America dal 2002 al 2006 e amministratore delegato di Ferrari Asia Pacifico dal luglio 2007. In qualità di presidente e ad di Ferrari Nord America dal gennaio 2010, ha aperto il mercato Usa al Cavallino che non a caso festeggerà i suoi sessant'anni a Los Angeles con 600 modelli in arrivo da tutti gli States. La sua esperienza alla direzione della gestione sportiva ne fanno il candidato ideale al ruolo di prossimo presidente. Un perfetto trait d'union tra le esigenze economiche della casa automobilistica e le nuove priorità della scuderia, sempre più legate alle ragioni del business.

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