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F1, Dani Ricciardo: in Canada è nata una stella

Dani Ricciardo è figlio di immigrati italiani in Australia. Si è formato alla Formula Medicine di Viareggio, dove ha occupato la stessa camera che fu di Massa. La chiamata per il Red Bull Junior Programme cambia completamente la sua vita e dà la svolta alla sua carriera.
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Un ragazzo di 14 o 15 anni che impara a guidare nel pick-up del padre, che fa fatica a familiarizzare con le marce su una Mini Cooper nelle stradine dietro un'area industriale di Perth. Una scena all'apparenza comune, normale, senza nulla di eccezionale. Ma se quel ragazzo si chiama Dani Ricciardo, allora la scena assume tutto un altro colore, un'altra densità, un'altra rilevanza. Perché quello stesso ragazzo che non sapeva cambiare le marce su una Mini, messo al volante di un kart sapeva già volare (quattro anni prima aveva già conquistato il titolo al Wanneroo Tiger Kart Club nella sua categoria d'età). È sempre stato così, Dani, ed è così anche adesso. “E' un ragazzo tranquillo, alla mano” spiega papà Joe. “Non prende le cose troppo sul serio, almeno finché non si mette il casco. Lui non è solo macchine e corse, ama la musica per esempio, punk rock soprattutto. Non è come quei piloti che vedi camminare nel paddock per cui sembra che non esista nient'altro. In loro avverti la tensione, in Dani no”. A 16 anni, il prodigio sempre col sorriso sulle labbra avrebbe preso la prima decisione importante della sua carriera di prodigio: lasciare l'Australia e andare in Asia per scommettere e investire su se stesso in Formula BMW.

EmigranteÈ partito come aveva fatto suo padre, che ha lasciato la Sicilia e Ficarra e ha aperto un'azienda di movimento terra nell'Ovest dell'Australia, e come sua madre, nata in Australia da famiglia calabrese. Ricciardo sente e vive la sua matrice tricolore da quando era bambino: con i nonni abbozzava qualche parola nelle cene domenicali e continua a mantenere legami con i venti tra cugini e zii che ancora vivono in Sicilia. È papà John che gli ha trasmesso la passione per i motori. Già da piccolo, John si appassionava alle imprese di Jim Clark e suo padre, il nonno di Dani, lo portava sulle spalle a vedere le corse degli anni Sessanta in Sicilia, come la Targa Florio. Anche Dani è spettatore appassionato, in tv, delle corse NASCAR e della MotoGP. Ha scelto per i primi anni di carriera di correre con il numero 3, in omaggio a Dale Earnhardt jr, pilota di terza generazione nella formula più amata negli Stati Uniti. Avrebbe voluto dedicarsi alle due ruote, sognava di emulare il suo grande idolo Valentino Rossi. Ma è arrivato a un compromesso con la famiglia: niente moto, meglio le quattro piccole ruote del mondiale kart.

Italia nel destino – Ma la mossa che cambia tutto ha ancora a che fare con l'Italia, e non può essere un caso. Nel 2007 arriva alla Formula Medicine a Viareggio. L'ha adocchiato Marco Zecchi, che poi diventa il suo manager, nella finale mondiale della Formula BMW, in cui arriva quinto dopo una strepitosa gara tutta in rimonta. In Italia dorme nella camera che era stata di Felipe Massa e impressiona tutti già al primo test a Vallelunga: va fortissimo e fa segnare il primo tempo assoluto. “Vivendo da solo sono diventato maturo molto presto” ha spiegato in un'intervista di qualche anno fa, “e questo mi ha aiutato molto a prendere le decisioni giuste in pista”. Arriva così il contratto con la RP Motorsport, che corre nel campionato Formula Renault 2.0 Italia con cui ottiene il primo podio della sua carriera, a Valencia. “E' sempre stato un bravissimo ragazzo, tale e quale a come lo si vede in tv, sempre sorridente” ha raccontato il milanese Federico Di Leo, il suo compagno di squadra di allora. “Aveva già un gran talento, ma una delle motivazioni del suo miglioramento è sicuramente legata alla migliore cura dell’alimentazione grazie al dottor Ceccarelli di Formula Medicine”. A fine stagione, chiusa al sesto posto, la prima chiamata importante, dal Red Bull Junior Team di Helmut Marko. È l'uomo giusto nel momento giusto, perché le finanze della famiglia non erano poi così tante per mantenere i suoi sogni di gloria.

Seconda tappa, la Spagna – Ricciardo continua a vincere e a stupire nel 2008, in Formula Renault. Vince il campionato dell'Europa occidentale e chiude secondo nella serie continentale dietro Valtteri Bottas. In meno di tre anni dall'arrivo in Europa, è in Gran Bretagna, in Formula 3. Con la Carlin Motorports è il primo australiano a vincere il campionato britannico di F3 dal 1989, dopo David Brabham. La Formula 1 sembra davvero a portata di mano, ancor di più dopo i tre giorni di test a dicembre 2009 con la Red Bull. A Jerez è l'unico a scendere sotto il tempo di 1'18” e gira oltre un secondo più veloce del secondo tester. Nel 2010 è insieme collaudatore per la Red Bull e corre nella World Series della Formula Renault. “Da collaudatore, ho visto tutto quello che questo lavoro comporta, ho imparato quanto sia importante gestire al meglio il mio tempo, a stabilire chiaramente le priorità e non sprecare energie. Ma finché non scendi in pista, non puoi capire quanto questo lavoro pretenda da te”.

La Formula 1 – A fine stagione, è il più veloce in tutte le quattro sessioni di test per giovani piloti con la RB& a Abu Dhabi e fissa un tempo più veloce di oltre un secondo rispetto alla pole fatta segnare da Vettel una settimana prima, anche per la migliore gommatura della pista e la mancanza dei piloncini di gomma che non consentivano ai piloti di affrontare determinate curve con più decisione nel corso del GP. Marko vuole fargli fare esperienza subito in F1, e dal Gp di Gran Bretagna del 2011 guadagna un volante alla Hispania Racing Team. A fine 2011, poi, riceve una telefonata. È il più bel regalo di Natale possibile per l'australiano. “E' stata una telefonata breve, diretta al punto, ma mi hanno detto tutto quello che volevo sentire”: Dani Ricciardo è stato scelto come pilota titolar della Toro Rosso per la stagione 2012. In due anni alla scuderia satellite della Red Bull, conclude sette volte tra i primi 10, senza mai andare comunque oltre il settimo posto. Quest'anno, però, è tutta un'altra storia. Già in Australia porta la sua Red Bull al secondo posto, ma la festa gli viene rovinata per una colpa non sua, la famosa storia dei misuratori di flusso non omologati. Dani però fa seguire due quarti e due terzi posti prima del trionfo in Canada, il quarto successo per un pilota Aussie in F1, ma nessuno degli altri tre arrivava dall'Australia occidentale. In sei gare Ricciardo, confermato anche per il 2015, ha marcato una sostanziale differenza con il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel, che non ha la sua stessa facilità ad abituarsi a una vettura con meno grip, con un motore diverso e tanti parametri da monitorare. È ancora Di Leo a spiegare il segreto del suo successo. “Daniel non si arrende mai. Ha un’incredibile voglia di imparare e di essere sempre al top, studia continuamente la telemetria per capire cosa gli manca. Ecco, è uno che cerca di dare sempre il massimo. Poi, è molto abile nel giro secco e ha grandi capacità di trovare subito il limite della vettura”. È nata una stella.

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