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F1, Ecclestone boccia i motori ibridi: “Troppo silenziosi, sono disgustato”

“Queste non sembrano auto da corsa” ha detto Bernie Ecclestone. Gli organizzatori del del GP d’Australia minacciano di non rinnovare il contratto: “Non abbiamo pagato per uno spettacolo così”. “Non c’era ragione di cambiare le regole” ha concluso Ecclestone.
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I nuovi motori turbo V6 ibridi, introdotti da quest'anno in Formula 1, proprio non piacciono a Bernie Ecclestone. Anche se c'è chi ha apprezzato le innovazioni perché hanno restituito centralità al ruolo del pilota, il patron della Formula 1 è rimasto molto deluso dal “suono del silenzio”. “Sono rimasto disgustato dalla mancanza di rumore” ha detto al quotidiano australiano The Age. “Queste non sembrano auto da corsa. Ho parlato con Jean Todt (presidente della Fia) e gli ho detto che dobbiamo verificare se esiste il modo di farle sembrare macchine da corsa”. Ecclestone non è l'unico che si è lamentato del livello molto più basso del solito di decibel, che pur permette di sentire le urla del pubblico. “Sembrano golf cart” ha scritto in un caustico commento su twitter l'ex giocatore di cricket australiano Dean Jones. E Luca Cordero di Montezemolo ha confessato a Ecclestone di non aver mai ricevuto così tante lamentele come quelle che gli sono arrivate via email per quel suono così basso e così innaturale per la Formula 1.

BUSINESS A RISCHIO? – La questione non è solo di sensibilità uditiva. È, molto più banalmente, un problema di business. “Non abbiamo pagato per uno spettacolo del genere” ha detto Ron Walker, presidente dell'Australian Grand Prix Corporation (AGPC), “e questo sarà un problema per tutti gli organizzatori”. Considerato che il contratto tra la FIA e lo il governo dello stato di Victoria per il GP d'Australia scade l'anno prossimo, e che manca ancora l'accordo per il rinnovo, questo diventa un problema anche per la FIA. “Walker ha un po' esagerato” ha commentato Ecclestone in un'intervista telefonica alla Reuters, “ e non so se potrà chiedere la rescissione del contratto dal punto di vista legale. Però bisogna guardare alla questione anche da un punto di vista morale. Se vai al supermercato, compri della marmellata di fragole e ti danno del burro di noccioline, t'arrabbi. Possono anche averti dato il miglior burro di noccioline, ma non è quello che avevi comprato”.

In futuro, ha aggiunto Ecclestone, “se gli organizzatori, i promotori diranno: ‘Non è quello che ho comprato e non ho intenzione di pagare, oppure non voglio pagare così tanto' allora sì, diventerà un problema. Perché distribuiamo alle squadre una quota dei nostri introiti, e se i guadagni si riducono, per qualsiasi ragione, anche le squadre finiranno per pagare”.

SBAGLIATE LE NUOVE REGOLE – L'eccessivo silenzio dei motori è solo il sintomo, la conseguenza fenomenica dell'introduzione delle nuove regole, del "downsizing" dei propulsori da V8 a V6 e dei nuovi limiti ai consumi. Regole e vincoli che Ecclestone proprio non gradisce. "Non è il campionato di durata, questo: per la durata esiste una gara chiamata Le Mans. Se c'è qualcosa che controlla la quantità di benzina che usi durante la gara, allora non serve dire quanta benzina puoi avere alla partenza. Se ne usi troppa, allora resti senza. E' facile, e se non lo è, allora dovrebbe esserlo. Noi siamo nel mondo dell'intrattenimento" ha concluso, "alla gente non interessano i dettagli dei motori. Vogliono vedere una gara, e al pubblico piacevano i motori dell'anno scorso. Non c'era nessuna ragione per cambiare".

 ADDIO POSSIBILE – L'83enne patron della Formula 1 ha annunciato che venderà la sua quota del 5.3% quando la CVC, che controlla la F1 con il 35% delle azioni, lascerà. Una decisione che si accompagna all'accusa di aver pagato parte di una tangente da 44 milioni di dollari per indirizzare la vendita della F1 alla CVC nel 2006. Ecclestone ha comunque negato le accuse. Inoltre, entro il 30 giugno anche Lehman Brothers, il terzo azionista della F1, potrebbe dover cedere il suo 12,3% per pagare i creditori, ma potrebbe rimandare la decisione alla luce dell'aumento dei profitti della Formula 1, cresciuti del 31,7% negli ultimi cinque anni.

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