F1, GP Australia: dominio Mercedes, podio Vettel, fallimento Red Bull
Davanti non cambia nulla. Dietro è cambiato tutto. In Australia è ancora dominio Mercedes, ma sorride anche Vettel, a podio nella sua prima gara in Ferrari. Hamilton, che prima di questa gara era stato in testa 1837 giri per un totale di 9246 km, domina dal primo all'ultimo giro. Il britannico, che firma la 34ma vittoria in carriera e la 19ma doppietta pole-successo, dimentica il ritiro dell'anno scorso e vince almeno un GP per la nona stagione di fila: eguagliato Senna, meglio di lui solo Prost (10) e Schumacher (15). Ma dietro i rapporti di forza sono stravolti. In una gara con solo 15 auto al via, mai così poche qui dal 1966, Vettel riporta la Ferrari a podio e bilancia la delusione per i due errori ai box dei tecnici che sbagliano sempre ad avvitare la ruota posteriore di Raikkonen, costretto al ritiro. Quarto Massa, quinto Nasr, il più solido dei "rookie", su una Sauber che ha dimenticato il fallimentare 2014 e messo in pista una macchina tanto affidabile quanto veloce. Impietoso il confronto con il compagno di squadra, Ericsson, nono e doppiato: chissà che Van der Garde non possa trovar presto una chance. Nasr tiene dietro anche Ricciardo, sesto, e vero sconfitto di giornata: se i valori son davvero questi, le gerarchie dietro le Mercedes sono destinate a cambiare in fretta. A punti anche Hulkenberg, settimo (al traguardo per il 66mo GP su 77), e Sainz, ottavo, anche lui penalizzato dai suoi meccanici che non riescono a montare la posteriore sinistra e lo tengono fermo quasi mezzo minuto. Lo spagnolo lascia comunque un'impressione migliore di Verstappen, costretto a parcheggiare mestamente nell'erba al largo della pitlane al giro 34 con papà Jos che non nasconde la frustrazione al box. Davvero triste il debutto della McLaren-Honda, che per via dei forfait e dei ritiri sogna addirittura di andare a punti ma gira di 5 secondi e oltre più lenta rispetto alle Mercedes.
Tre ritiri prima di partire – Dopo Bottas, altri due finiscono fuori prima ancora della partenza. Nel giro che porta dalla pitlane alla griglia, si fermano prima Kevin Magnussen col motore che fuma, poi Daniil Kvyat che ha avuto un problema al cambio. Un ritiro che certo non aiuterà a migliorare i rapporti già tesi fra Red Bull e Renault. "In 12 giorni di test abbiamo avuto sei guasti al motore" ha detto Horner, senza contare che Ricciardo ha già dovuto cambiare power unit venerdì. "Noi cerchiamo di offrire aiuto, di essere coinvolti, ma dall'altra parte c'è una estrema riluttanza a impegnarsi" ha proseguito Horner, che sta aiutando Sir Ben Ainslie a progettare un'imbarcazione per l'America’s Cup, "e non so perché. Non vedo la luce alla fine del tunnel". Con le due Manor non in pista perché non hanno preso parte a nemmeno un minuto nelle sessione di prove libere e ufficiali, presenti in Australia solo per un obbligo contrattuale (nell'accordo settennale per la spartizione dei proventi c'è scritto che possono saltare tre gare nell'intero periodo), in griglia si vedranno solo 15 macchine.
Ferrari di nuovo con i big – Due curve, e le macchine diventano 14. La Toro Rosso of Sainz tocca Raikkonen da dietro, Iceman rallenta, tampona Nasr che a sua volta manda Maldonado contro le barriere. Con la Safety Car in pista, i piloti possono risparmiare un po' di benzina (questo è uno dei circuiti dove si consuma di più), mentre anche l'altra Lotus di Grosjean viene richiamata in garage. Il francese ha avvertito un calo di potenza, i meccanici gli suggeriscono di provare una marcia bassa a alti giri ma non funziona: dopo le buone impressioni in qualifica, il Mondiale della nuova Lotus motorizzata Mercedes inizierà praticamente in Malesia. Per Grosjean si tratta del 23mo ritiro in carriera, il terzo in Australia dopo quelli dell'anno scorso e del 2012. Hamilton fa già il vuoto: al giro 8 ha 2.6 secondi di vantaggio su Rosberg, che però a suon di parziali record dimezza lo svantaggio nel giro di cinque, sei tornate. Più indietro Nasr fa un po’ da tappo: dietro il brasiliano della Sauber si forma un trenino con Ricciardo, Sainz e Raikkonen che passa lo spagnolo della Toro Rosso fra le curve 8 e 9 e sale in settima posizione. Iceman si avvicina a Ricciardo, che avverte un po' di sottosterzo ad alta velocità, e prova ad attaccarlo alla curva 3 (giro 11) ma Ricciardo si difende in traiettoria esterna. Intanto Vettel si mantiene attaccato a Massa nella lotta per il terzo posto, una novità piuttosto incoraggiante rispetto al 2014. E Button sfodera tutto l'orgoglio per tenere dietro Perez, che finisce in testa coda dopo un contatto ruota contro ruota: peccato che un duello così muscolare valga solo il penultimo posto. "Rendigli la vita difficile, bravo" comunicano al britannico via radio, "ci sono solo 13 macchine in pista, potresti anche andare a punti". Quel che non gli dicono, però, è che in una ventina di giri ha accumulato 25 secondi di distacco dalla Sauber di Ericsson.
Raikkonen, pasticcio doppio al box – La gara sembra sempre più potersi avviare verso strategie a un solo pit-stop, che riduce il tempo in pit-lane ma aumenta il periodo in pista con le medie, che fanno perdere un secondo al giro rispetto alle soft: al 21mo giro, solo Ericsson e Raikkonen hanno cambiato le gomme. Il finlandese continua con le morbide, ha scelto le due soste, ma i meccanici faticano ad avvitare la ruota posteriore sinistra. La sosta dura 8.7 secondi e Iceman rientra undicesimo: nonostante un giro veloce immediato (ha già il record di giri più veloci in Australia, 5), si ritrova 26 secondi dietro Ricciardo, con cui duellava fino a pochi giri prima. Si lancia in una rimonta furiosa che lo riposta al quinto posto a metà gara con una successione di passaggi record: gira sistematicamente un secondo meglio di Massa, che però ha montato le medie. Ma alla seconda sosta, i meccanici ci ricascano: ancora la posteriore sinistra avvitata male e stavolta deve parcheggiare la sua SF15-T, condannato al 52mo ritiro in carriera, il quarto in Australia (anche nel 2004, 2008 e 2009).
Finale – Alla prima sosta, i meccanici rovinano anche l'ottima gara di Carlos Sainz, sempre per problemi a fissare la posteriore sinistra. Lo spagnolo rimane fermo quasi mezzo minuto e vede vanificato per colpe non sue il gran lavoro messo in mostra nella prima parte di gara. La rotazione delle soste aiuta Vettel (pit stop perfetto, 3.6 secondi) che rientra davanti a Massa, che però ha dalla sua gomme già in temperatura perché si è fermato qualche giro prima. Davanti, Rosberg non dà mai l'impressione di poter davvero scendere sotto il secondo di distacco da Hamilton, così l'unico colpo di scena nel finale, purtroppo, è il nuovo errore al box Ferrari che fa infuriare Arrivabene.
L'ORDINE DI ARRIVO
LA CLASSIFICA DEL MONDIALE PILOTI
1 Lewis Hamilton (Mercedes) 25 punti
2 Nico Rosberg (Mercedes) 18
3 Sebastian Vettel (Ferrari) 15
4 Felipe Massa (Williams) 12
5 Felipe Nasr (Sauber) 10
6 Daniel Ricciardo (Red Bull) 8
7 Nico Hulkenberg (Force India)6
8 Marcus Ericsson (Sauber) 4
9 Carlos Sainz (Toro Rosso) 2
10 Sergio Perez (Force India) 1
LA CLASSIFICA DEL MONDIALE COSTRUTTORI
1 Mercedes 43 punti
2 Ferrari 15
3 Sauber 14
4 Williams 12
5 Red Bull 8
6 Force India 7
7 Toro Rosso 2