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F1, GP Australia: Ferrari, la crescita c’è e (non) si vede

La prima parte di gara ha illuso la Ferrari, poi è andato tutto storto. Arrivabene ammette: “Volevamo una strategia aggressiva”. La mentalità è giusta, la Ferrari prova a vincere, non solo a esserci. Ma nella sostanza i valori sembrano gli stessi dell’anno scorso. Tra il dire e il fare, c’è ancora un po’ di strada da percorrere.
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Sono i piccoli episodi a fare la storia. Ma non è dai piccoli episodi che si giudica una scuderia. Il meccanico che ci mette un secondo in più ad avvitare la gomma anteriore sinistra frena la rincorsa di Vettel. Il fumo che mette ko Raikkonen costringe la rossa al primo ritiro stagionale. E chissà se Iceman starà ripensando o avrà ripensato ai problemi di affidabilità della SF16-H nei primo test invernali. Una gara, certo, si valuta al traguardo, e un mezzo gran premio davanti alle Mercedes non può bastare a questa Ferrari. Ma la rabbia per un terzo posto è un'emozione costruttiva, è l'indizio di una squadra che non si accontenta più, che vuole provare a vincere. Ma per riuscirci serve crescere ancora, anche nei piccoli dettagli che fanno la differenza come avvitare un bullone durante un pit-stop.

Il Cavallino non si accontenta – Quel che rimane della prima gara stagionale, però, è una Ferrari che non si accontenta di esserci. Una Ferrari che corre per vincere, non come negli ultimi cinque minuti delle qualifiche di ieri, testate e immediatamente abortite all'unanimità (per una volta, la F1 ha dimostrato di saper anche tornare indietro quando la strada nuova si rivela sbagliata). "Se guardo la prima parte della gara" ha detto Arrivabene a Sky, "pri­ma della bandiera rossa avevamo 12 secondi di­ vantaggio, se non ho letto male, per cu­i peccato". Dopo l'incidente di Alonso, le Mercedes passano alle medie, con cui Perez l'anno scorso era riuscito a completare 38 giri a Melbourne senza fermarsi. La Ferrari no. Vettel continua con le Supersoft usate ancora per una decina di giri, portando al limite e oltre la più morbida delle mescole Pirelli, con un degrado programmato tanto rapido quanto evidente nel peggioramento dei tempi. "Abbiamo provato una strategia più aggres­siva. Negli ultimi giri dovevamo essere ­lì. Con il senno di poi magari avremmo p­otuto cambiare, però, insomma, ci siamo­, questa è la cosa importante".

Sorrisi a metà (gara) – Nella prima parte di gara, prima della bandiera rossa, Vettel mantiene le supersoft, monta però un set nuovo, che contrariamente alle Frecce d'Argento ha risparmiato dalle qualifiche, e al primo giro lanciato dopo la prima sosta con le gomme nuove fa 1’30”757 (Rosberg con le gialle aveva girato in 1’31”6). E' anche per questi segnali, con Vettel unico sotto l'1'31 al momento del botto fra Alonso e Gutierrez, che probabilmente Arrivabene decide di non cambiare strategia, di non cambiare le gomme in regime di bandiera rossa. E' una scelta rischiosa, che forse questa Ferrari non si potrebbe ancora permettere. Ma dimostra una volontà diversa. E' la decisione di chi rischia per provare a vincere, che non vuole più accontentarsi di correre per non perdere.

Sfortunato Kimi – E in una corsa piena di colpi di scena, di accenti e ripensamenti, il guasto alla power unit di Raikkonen cambia la gara più del pit stop tribolato di Vettel. Iceman, infatti, stava mantenendo un passo di gara decisamente competitivo. Per cui, senza dubbio avere un altro concorrente veloce in zona podio avrebbe probabilmente imposto scelte diverse anche in casa Mercedes. Ora, è chiaro che l'esercizio della dietrologia, del "che sarebbe successo se" è tanto allettante quanto inutile. Ma rimane un fattore che ha spostato gli equilibri nella parte finale del Gran Premio. "Non credo sia stato un problema al motore, ma qualcos'altro, devo chiederlo al team" ha spiegato Iceman. È stato un episodio sfortunato. Sapevamo di non essere lontani dalle Mercedes. In gara abbiamo velocità, ma poi i gran premi bisogna finirli. C'è ancora tanto lavoro da fare, ma la velocità c'è. Abbiamo fatto quello che dovevamo, la prima parte della gara è stata incoraggiante".

Velocità di punta – In tutta la gara, poi, le Ferrari non hanno fatto registrare nessuna delle prime 10 velocità di punta. E' un dato che senza dubbio va preso per quel che vale, non come un indicatore di valore assoluto perché Melbourne è una pista ad alto carico, dove la velocità pura è meno determinante, e probabilmente il Cavallino ha scelto di massimizzare l'aderenza per massimizzare la prestazione nel secondo settore, nel tratto più guidato. E' comunque un primo indizio per provare a valutare, al di là dei test invernali condizionati dalle differenti priorità delle scuderie e dalla volontà di non scoprire subito tutto il potenziale, il gap fra le power unit Ferrari e Mercedes. Un divario che si ripresenta quasi identico, nella sostanza, rispetto 2015.

Giudizio sospeso – Ma è la Ferrari a non essere identica rispetto al 2015. La prima parte di gara ha suggerito che la SF16-H è disegnata meglio, è ancora più performante in termini di efficienza aerodinamica e comportamento in pista, della SF15-T. Il giudizio sul Cavallino, per ora, rimane in sospeso. Già dal Bahrein, un gran premio dove la potenza del motore conterà decisamente di più, si potrà capire che ruolo la Ferrari potrà davvero giocare in questo Mondiale. E quanta strada ci sia ancora tra il dire aggressivo di Arrivabene e del team e un fare vittorioso in pista.

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