F1, GP Australia: Vettel show, sorride bene chi sorride ultimo
Voleva spegnere il sorriso dalla faccia di Vettel, un Hamilton superbo dopo la pole stellare. E invece il tedesco ride e sorride perché Loria, il nome che ha dato alla sua Ferrari, l'ha portato al primo assaggio di g-Loria. E' un debutto segnato da quella fortuna che devi saper sfruttare e meritare. Conquista la 48ma vittoria e il 100mo podio perché, dopo il doppio ritiro per le ruote avvitate male delle Haas, si ferma in regime di virtual safety car mentre Hamilton rallenta, stupito. Terzo chiude un ottimo Raikkonen, seconda punta del Cavallino con una strategia diversa mentre Hamilton, da solo, spinge senza alleati con Bottas ottavo, alla peggior gara da quando è in Mercedes. La gara dice che la Ferrari sul ritmo tiene, che la Red Bull soffre, che nessun australiano è ancora mai salito sul podio in casa. Dice che Alonso chiude quinto, incastonato fra Ricciardo e un Verstappen che ha faticato a controllare la monoposto: è il suo miglior piazzamento dal ritorno in McLaren. Punti importanti per Hulkenbrg, settimo, Vandoorne, nono, e Sainz, decimo. Perché dietro le prime tre, le gerarchie sono fluide e i primi passi costruiscono il futuro della stagione.
Raikkonen, gran partenza
Partenza non eccezionale di Hamilton che comunque controlla un cattivissimo Raikkonen, che mette un piccolo, primo timbro sul gran premio numero 950 nella storia della Ferrari, prima scuderia a raggiungere questo traguardo. Vettel, meno a suo agio con la nuova macchina di Iceman, un po' guarda mentre Verstappen, partito con le Supersoft, si fa infilare da un ottimo Magnussen, che valorizza la miglior posizione in griglia nella storia della scuderia. La Haas, molto più di un replica della Ferrari (per citare Alonso) tiene in avvio il ritmo della SF71H.
La Ferrari tiene un bel ritmo
Il ritmo delle rosse, come si poteva intuire dalle libere del venerdì, sul passo gara è molto competitivo. E' ancora il secondo settore il migliore per le Ferrari, Hamilton rifila un paio di decimi nel terzo e piazza un segnale forte al nono giro nel primo. I ritiri di Ericsson (il suo quarto su cinque gare in Australia, per problemi allo sterzo) e Sirotkin (freni) accendono la prima fase calda della gara, con l'ala mobile da aprire e i primi segni di degrado gomme.
Non fa invece la differenza, dietro, Bottas che nei primi dieci giri guadagna solo un paio di posizioni rispetto alla 15ma in griglia e va a infilare Ocon alla curva 3. Si infuoca il doppio duello Haas-Red Bull: Verstappen, col posteriore poco stabile e una vettura sbilanciata, controlla il testacoda alla curva 2 ma scivola ottavo, Ricciardo tenta l'attacco su Grosjean ma va in sovrasterzo dove Bottas si è schiantato in qualifica.
Il fuoco di Iceman
Il finlandese della Mercedes, a guardare i migliori intertempi, viaggia più lento di un secondo del compagno di squadra, del campione del mondo. Certo, non è facile correre con una macchina rimessa a posto in extremis e con tutte le incognite del caso. Intanto, via radio chiedono a Raikkonen di stare attaccato a Hamilton, e magari di chiudere il gap. Più facile a dirsi, naturalmente. Iceman però è ghiaccio se lo tocchi da fuori ma è fuoco che scotta dentro, un fuoco rosso Ferrari. Si diverte, e si vede. Spinge con l'audacia delle menti libere, con una monoposto che via via scopre e che risponde.
Haas, pit stop da incubo
Alonso, che si lamenta scherzosamente della poca energia con cui gli comunicano di essere solo due posti dietro Verstappen, viaggia 3-4 decimi meglio del compagno di squadra. Dietro, Honda cambia scenario ma non risultato, i problemi di affidabilità zavorrano la Toro Rosso da cui, dopo i test e le libere, ci si aspettava di più.
Hamilton spinge, ma non stacca le Rosse
Hamilton deve spingere, senza respiro, senza controllo, il margine dalle Ferrari è stretto, non di garanzia. Si stuzzicano, si studiano, Hamilton e Raikkonen. Il finlandese è il primo dei top driver chiamato ai box, per uscire terzo e abbondantemente davanti al gruppetto Haas-Red Bull con gomme Soft: per andare dritto fino al traguardo. Il campione del mondo rientra immediatamente dopo, al giro 20, col primo posto sicuro e la stessa strategia. Non hanno deviato dallo schema più veloce, secondo le indicazioni Pirelli: 20 passaggi con le Ultrasoft, poi con le gialle giù fino alla bandiera a scacchi.
Prosegue Vettel, che con pista libera gira su ottimi tempi. "Stai fuori, testa giù" gli dicono via radio, e non potrebbero essere più chiari. Raikkonen a parità di mescole perde tanto adesso, con la gomma meno morbida della gamma, rispetto a Hamilton. Aspetta, sornione, e aspetta il colpo di fortuna. Che arriva da un alleato inatteso, da una scuderia clienti.
Haas, due pit stop da incubo
E' amaro il finale della Haas. Magnussen, tra i migliori nella prima parte di gara, parcheggia subito dopo il pit stop, per quella che ammette essere la rottura di una sospensione. La realtà, però, al di là delle parole anche un po' di routine, è un'altra: la ruota posteriore sinistra pare proprio fissata male. La nuvola fantozziana sulla scuderia continua. Dopo un giro, si ferma Grosjean e pure lui uscito dalla pit-lane chiude la sua gara con una brutta fumata: stavolta è l'anteriore sinistra non fissata bene. In due giri, la miglior gara di sempre del team diventa un incubo. La colpa è, evidentemente, di chi fa partire il semaforo e dà indicazione al pilota di partire nonostante i meccanici avessero segnalato che qualcosa non è andata per il verso giusto.
Il colpo di genio di Vettel
A Melbourne, esce il rosso Ferrari. La differenziazione della strategia, con due punte contro una, funziona. In regime di virtual safety car, Vettel si ferma mentre Hamilton deve rallentare. E il tedesco riesce a uscirgli davanti, a mettersi in testa. Ma conferma la gomma gialla, pur avendo davanti un numero di giri che avrebbe potuto consentirgli anche di scegliere le Ultrasoft. La differenza la fa il delta di velocità tra quella che deve mantenere Hamilton in pista e quella in pit-lane, più elevata, di Vettel che nei primi metri prima di inserire il limitatore spinge a tutta. "Che è successo?" si chiede incredulo il campione del mondo. "E' stato un mio errore, dovevo andare più veloce?". No, gli dicono via radio. Dopo le storie tese di ieri, quel suo desiderio per nulla nascosto di togliere il sorriso dalla faccia di Vettel, il finale promette spettacolo.
Vettel, terzo pilota nella storia a superare i 3000 giri in testa a un GP dopo Schumacher e Hamilton, stacca ma non troppo il campione del mondo. Il britannico vola dal giro 40, con meno sottosterzo rispetto alle prove e alle qualifiche, ma non basta. Il forcing finale, con un paio di decimi rosicchiati di media nel primo settore negli ultimi giri, surriscalda troppo il motore. Il tedesco mostra trazione, grip, controllo delle linee mentre Hamilton deve alzare il piede, su ordine del team, anche per salvaguardare le gomme posteriori. Raikkonen e Ricciardo ci credono e fanno bene, gli recuperano anche un secondo al giro. la Ferrari per il secondo anno di fila comincia il Mondiale "in party mood".