F1, GP Azerbaijan: a Baku è questione di compromessi e pensiero veloce
È il circuito cittadino più lungo del mondo, il secondo tracciato più lungo del Mondiale dopo Spa. Con i suoi 6.003 metri e le 20 curve (12 a sinistra, 8 a destra) il circuito di Baku sarà una tappa cruciale per Mercedes e Ferrari, chiamata a dimostrarsi competitiva anche su tracciati a basso carico. Il tracciato, dove la parte ibrida della power unit pesa più che su qualunque altra pista del Mondiale, si caratterizza per il rettilineo finale da 2,2 km su cui Bottas toccò la più alta velocità del mondiale: 366.1 km/h alla speed trap ma in realtà arrivando di massima, poco più in là, secondo la telemetria, a 378 km/h. Baku, che quest'anno ospita il GP di Azerbaijan (l'anno scorso qui si era corso il GP d'Europa), è conosciuta come la “Città dei venti”: le raffiche possono rendere difficile la messa a punto della monoposto. E non è l'unica incognita. La parte migliore, soprattutto dal punto di vista fotografico, è la zona vicina alle fortificazioni della città vecchia, tra le curve 8 e 12, dove la carreggiata è larga appena 7 metri: con le vetture più larghe di 20 cm rispetto all'anno scorso, il comportamento in questa sezione tortuosa sarà determinante soprattutto in qualifica.
Le gomme: scelte uguali per i top team
Proprio le caratteristiche di questo tratto, e la successione di curve a 90° volute dall'ingegner Tilke non consentono un assetto troppo scarico ma richiedono un'elevata efficienza aerodinamica per mantenere in temperatura le gomme. “Baku è il terzo circuito non permanente e con basso grip che viene affrontato in sequenza, dopo Monaco e Montreal, ma è diverso da questi due” spiega Mario Isola, responsabile car racing Pirelli. “Il giro è molto più veloce, con maggiori carichi sui pneumatici e temperature asfalto che possono essere molto alte. Con una combinazione di curve lente e lunghi rettilinei, su questo circuito è abbastanza difficile trovare il corretto bilanciamento, specialmente in termini di deportanza”. Pirelli conferma la dotazione dell'anno scorso, sceglie Supersoft, Soft e Medie, usate in gara dodici mesi fa solo da Verstappen e Ricciardo (gli unici top driver a fermarsi due volte ai box) con pressioni minime elevate, 22 PSI sulle gomme anteriori e 21 PSI per le posteriori. Lo stress sugli pneumatici non è elevato, 3 su 5 nella scala del fornitore, e ancora minori risultano le forze laterali (2 su 5). Ferrari e Mercedes optano per 1 solo set di gomme Medium, 4 di Soft e 8 di Supersoft. Di nuovo più conservativa la Red Bull, con un treno in meno di morbide e uno in più di medie. Si fa notare l'aggressività della McLaren, chiamata a scelte estreme per massimizzare le posizioni in qualifica, che avrà 10 treni di supersoft, più di chiunque altro.
Un giro di pista
“È una pista dove ci vogliono gli attributi” diceva l'anno scorso Hamilton. “Una combinazione di curve come quelle di Monaco, dove devi attaccare anche in frenata e fare il pelo alle barriere in uscita. Poi, sul rettilineo principale, si viaggia a 350 kmh con il cuore in gola, su un fondo che è davvero molto irregolare. Addirittura, le tante vibrazioni non permettono di vedere bene la prima curva”. Un punto già decisivo. Quest'anno, infatti, tre volte ha vinto chi è uscito davanti a tutti alla prima curva, e nelle altre quattro chi era secondo. A Baku, si parte sulla Neftchiler Avenue, una delle vie principali della città vicino alla costa del Mar Caspio e si arriva alla frenata più dura del tracciato dopo 209 metri. La curva 1, a sinistra, proietta i piloti verso il rettilineo sulla Aleksander Puskin Avenue e alla curva 2, a gomito e a sinistra, da cui si esce a circa 60 kmh per entrare nell'alberato Xaqani Kucesi Avenue dove è possibile utilizzare l’ala mobile per 630 metri. Segue la curva 3, una delle tante svolte a gomito, a sinistra, che richiede ai piloti la seconda frenata più pesante del tracciato. Lo stretto rettilineo della Bulbul Avenue porta alla curva 4 dove bisogna far scorrere la vettura sfiorando le barriere a sinistra alla ricerca della massima velocità lungo il rettilineo sulla Zarifa Allyeva Avenue. Lasciato a sinistra il Museum Centre, si arriva alla chicane sinistra-destra (curve 5 e 6) che chiude il primo settore. Si entra nel tratto più pittoresco e guidato della pista.
La curva 7, un tornante a destra da affrontare a 60 kmh, è la curva più lenta dell'intero tracciato. L’Aziz Alyev Street immette poi alla stretta sequenza delle curve dalla 8 alla 11, due esse sinistra-destra di fila che passano vicino alle mura e alle torri della Baku antica. “Nel toboga centrale intorno alla città vecchia” scrive Giorgio Ferro su Autosprint, “la conformazione del tracciato impone una traiettoria unica ed un’estrema precisione di guida. Che ovviamente è figlia del set-up che i tecnici sono riusciti a mettere insieme ma è soprattutto legata all’abilità, alla lucidità ed alla concentrazione dei piloti”. Non a caso l'anno scorso non tutti riuscirono a migliorare il tempo in qualifica dalla Q2 alla Q3.
Si procede in salita verso la curva 12, una sinistra a gomito, e la 13, a destra, che costeggia l'Azerbaijan State University of Economics. Un leggero dislivello conduce alla 14, il punto più alto del tracciato a 10 metri sopra il livello del mare. La svolta a sinistra immette alla discesa verso la 15 in prossimità della Azerbaijan State Philharmonic Hall in cui si passa dai 300 ai 120 kmh. Si prosegue ancora in discesa per la Niyazi Street verso la Curva 16, a sinistra e a raggio ampio, che completa il secondo settore.
I piloti escono a circa 80 kmh, con la Azneft Square sulla destra per avvicinarsi alla città nuova. Affrontano la curva 17 in accelerazione e si ritrovano alla frenata decisa della 18, a sinistra. Scalata una marcia, si percorre la 19, sempre a sinistra, e la leggera piega che introduce il lunghissimo rettilineo finale dove la power unit lavora alla massima potenza per 1.450 metri.
Che GP sarà?
Nel 2016 i sorpassi furono in totale 67, contro una media stagionale di 52. Le nuove regole hanno portato a ridurre la velocità massima in rettilineo e aumentato quella in curva, con conseguente contenimento dei tempi di frenata: i sorpassi, doppiaggi esclusi, sono diminuiti nei primi sette GP della stagione del 60%.
La Ferrari sembra comunque più vicina alle Mercedes, che ha dominato l'anno scorso con Rosberg che ha centrato il suo secondo Grand Chelem. Dodici mesi fa Vettel finì quarto in qualifica, staccato di un secondo nei due settori più veloci, mentre Raikkonen con un assetto più scarico andò ancora peggio intorno alla città vecchia.
Quest'anno sarà, forse ancor di più, una questione di dettagli e di compromessi. E il Cavallino ha già dimostrato, con la rimonta capolavoro in Canada di Vettel (17 secondi ripresi a Ricciardo fra il 51mo e il 62mo giro), di spingere al massimo la ricerca dell'efficienza. Ma attenzione alla sorpresa Force India, che dodici mesi fa si spinse fino al secondo posto in qualifica con Perez. E non vuole smettere di stupire.