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F1, GP Bahrain: Ferrari, chi troppo vuole nulla stringe?

Due problemi al motore in due gare preoccupano. Vettel costretto a non partire come Schumacher a Magny Cours nel 1996. La Ferrari ha scelto il rischio per colmare il gap dalla Mercedes e l’affidabilità sta calando. C’è davvero qualcosa che non va alla turbina? Le novità non arriveranno comunque prima del GP di Spagna.
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Un weekend a due facce. Kimi Raikkonen, partenza a parte, sfodera il meglio del repertorio. Rimonta, attacca, gestisce con intelligenza, rischia anche le supersoft nel terzo stint, ma alla fine Rosberg non è più raggiungibile.  "Ho fatto una brutta partenza, ma poi abbiamo fatto bene, anche se non abbastanza per vincere" ha detto Iceman, salito al quinto posto all-time nella classifica per il maggior numero di podi in Formula 1. "Mi prendo questo bel risultato – aggiunge il pilota finlandese della Ferrari – ma è stata una sfortuna per il team che Vettel si sia dovuto ritirare". Kimi ha guidato bene, ha gestito bene la power unit senza spingere all'eccesso contro una Mercedes dal passo inequivocabilmente superiore. Con la SF16-H, dunque, è tornato Iceman: quest'anno sente la macchina, ha ritrovato le prestazioni, è più vicino a Vettel in qualifica e non sbaglia la strategia di gara. Ma, al netto della soddisfazione per la risalita dopo una partenza non certo memorabile, Iceman ha in sostanza ripetuto la gara di un anno fa, quando si piazzò secondo tra le due Mercedes, a 3″3 da Hamilton e davanti a Rosberg, anche se il distacco finale dal tedesco, oggi vincitore, stavolta ha superato i 10 secondi.

Iceman è tornato – Kimi è apparso particolarmente competitivo nel secondo e nel terzo settore. Vede il suo svantaggio crescere, anche al ritmo di mezzo secondo a giro, quasi solo nel primo settore, segnato da due rettilinei e da un tornantino, di fatto la zona della pista in cui la velocità di punta, la potenza della power unit si fa sentire di più. E' proprio la power unit, tuttavia, a lasciare i dubbi maggiori dopo le prime due gare. "I gran premi non si vincono sulla carta, si vincono se non si hanno problemi" ha detto Arrivabene. E di problemi, la Ferrari ne sta avendo fin troppi in questo avvio di stagione. Dai test e dalle prime due gare, deriva l'impressione di una Ferrari meno conservativa, di un cambio di paradigma, come se Allison e il team abbiano cercato di massimizzare le prestazione per colmare presto il gap dalle Frecce d'Argento e si siano così presi dei rischi sul piano dell'affidabilità, tradizionale punto di forza del Cavallino.

Vettel come Schumi – Erano vent'anni che la Ferrari non rompeva un motore prima del via, dai tempi di Michael Schumacher a Magny Cours nel 1996. Il turbo, che ha messo ko Raikkonen in Australia, ha condannato anche il tedesco a uno zero pesante in ottica Mondiale. E non è un bel segnale per una Ferrari che in qualifica fa ancora troppa fatica a restare sotto il mezzo secondo di distacco dalle Frecce d'Argento. E' ipotizzabile che la fumata bianca dagli scarichi di Vettel sia derivata proprio dall'esplosione della turbina dell'MGU-H, posizionata quest'anno diversamente dall'anno scorso nell'ottica di un design estremo e rastremato del posteriore e del cofano motore.

Turbina troppo grande? – Come già segnalato, quest'anno la Ferrari ha scelto una turbina più grande per massimizzare la potenza dell'unità endotermica. Ma una turbina di dimensioni elevate ha bisogno di una grande portata di gas di scarico per produrre l'effetto della sovralimentazione. Per colmare il ritardo conseguente nella risposta del turbo entra in gioco, nella configurazione ibrida dei motori V6, l'energia immagazzinata nella batteria grazie all'MGU-H. Il problema, evidenziato da Auto Motor und Sport e da F1 Analisi tecnica, avrebbe richiesto un intervento intanto sui software, visto che l'eventuale produzione di una nuova turbina richiederebbe fino a tre mesi di tempo. E non è sicuro che le nuove componenti possano essere effettivamente pronte per entrare a far parte del pacchetto di upgrade previsto per il GP di Spagna. E non è da escludere che i decimi persi da Iceman nel primo settore fossero proprio dovuti a un depotenziamento voluto per non creare ulteriori problemi al turbocompressore. Resta, a questo punto, solo da capire che tipo di intervento sarà richiesto, se la sostituzione riguarderà solo le turbine o tutto il blocco del turbo-compressore: nel primo caso, se ne andrebbero due gettoni, nel secondo quattro dei nove ancora a disposizione della Ferrari.

Chi troppo vuole, nulla stringe? – Alla luce di queste prime due gare, tornano alla mente anche i problemi durante i test a Barcellona che hanno frenato anche la Haas. La scuderia americana, che monta le power unit Ferrari, è la grande rivelazione di questo inizio di Mondiale. Prima squadra a punti al debutto in 14 anni, corre evidentemente con mappature più conservative, meno estreme, come la Toro Rosso, a punti per la prima volta nella sua storia su questo circuito. La Ferrari, però, ha scelto di non accontentarsi di rimanere al secondo posto, di restare "la prima degli altri". Ha provato l'ultimo, prezioso tentativo di stupire. E' una questione di blasone, di storia, di ambizioni. E' la vecchia storia del motore che può attirare la fantasia, anche quella dei tifosi, da troppo parcheggiata in una selva di regolamenti da endurance che non piacciono a nessuno ma che nessuno vuole cambiare, in una Formula 1 che perde il tempio della velocità, Monza, e continua a correre al risparmio. Una Formula 1 dalle sedie roventi di nome e gelide di fatto, dei cervellotici decadimenti chimicamente programmati alle gomme e delle qualifiche che non si sa bene come saranno, magari con la media o la somma dei tempi. Ha rischiato, il Cavallino. Nelle prime due gare, l'all-in di Allison e Arrivabene non ha pagato. Due coincidenze non sono più una coincidenza, sono un indizio. Una terza farebbe una prova. Farebbe la prova di una scommessa forse persa. Ma c'è ancora un po' di strada da fare, prima di affermare che la Ferrari ha voluto troppo e pertanto non stringerà nulla. Anche perché dietro la concorrenza, in fondo, non sembra certo agguerrita e all'altezza del duo di testa.

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