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F1, GP Bahrain: la rivincita di Kimi

Raikkonen è il quarto pilota a raggiungere i 30 secondi posti in carriera. A Sakhir, Iceman eguaglia anche i 41 giri veloci di Prost, secondo all time dietro Schumacher. “In gara è un mastino” commenta Arrivabene. La Ferrari è sempre più la seconda forza del campionato.
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E' un pilota di spazi aperti e di silenzi, Kimi Raikkonen. Sarà per questo che nel deserto di Sakhir si esprime così bene. Sette podi in carriera, anche se ancora cerca la prima vittoria in Bahrain, non possono essere una coincidenza. E non è certo solo una primavera il suo feeling ritrovato con la Ferrari. Già in Cina, il suo passo gara era il migliore di tutti. A Sakhir ha dato una dimostrazione di forza e velocità, di concentrazione e pulizia di guida come non si vedeva da tempo. Già nella parte centrale, ha sparigliato destini, fortune, logiche: con le gomme medie ha girato sempre due, tre, quattro decimi meglio di Hamilton, Rosberg e Vettel, che montavano le morbide, in teoria più performanti di oltre un secondo. E si è anche lamentato via radio, quando gli hanno prospettato un cambio di pneumatici, e la scelta delle soft per l'ultimo tratto.

Che rimonta – Alla fine, però, ha avuto ragione il team. Con le morbide, Raikkonen ha impostato un ritmo che nessun altro è riuscito nemmeno lontanamente ad avvicinare. La Ferrari, e le prime tre gare hanno fornito più di un indizio in tal senso, è la macchina più gentile sulle gomme. Le condizioni, l'asfalto abrasivo, le temperature più basse, la sabbia spinta dal vento che ha imperversato ieri e nella prima parte di gara, sembravano sulla carta favorire le Mercedes. Ma le gare si vincono e si perdono sulla pista, non sulla carta. E dal 40° giro, dalla seconda sosta, Raikkonen ha eroso più di un secondo a giro a Rosberg, che ha palesato ancora una certa fragilità psicologica, una sempre più evidente incapacità di reggere la pressione di aspettative più alte del suo attuale rendimento. Ha vanificato la quinta doppietta Mercedes in Bahrain con un errore di traiettoria al penultimo giro, e ha consegnato a Kimi un secondo posto che, non è retorica, vale come una vittoria. Iceman diventa così il secondo pilota nella storia della F1, dopo Schumacher, Alonso e Prost a chiudere per 30 volte alla piazza d'onore, con la soddisfazione ulteriore del 41° giro veloce in carriera, al secondo posto all time in questa speciale classifica, ex aequo con Prost, dietro all'irraggiungibile Schumi (77).

Un mastino – Raikkonen, partito quattro volte su quattro dietro Vettel, e arrivato sempre dietro al compagno di squadra nei primi tre GP della stagione, ribalta una tendenza che rischiava di vederlo scivolare troppo presto al ruolo di secondo pilota del Cavallino. La rimonta entusiasma anche Maurizio Arrivabene: "Sono contento da matti per Kimi, lo merita. È un mastino allucinante in gara", sintetizza il team principal della Rossa.

Certezze – La Ferrari, che si è conquistata sul campo le mostrine e le stelle di principale avversaria delle Mercedes, chiude questa prima parte di stagione, prima dell'arrivo in Europa e dell'introduzione del primo pacchetto importante di innovazioni aerodinamiche, con un bagaglio di certezze e di riflessioni. Da una parte, anche a Sakhir il gap con le Mercedes si è ridotto sul giro secco in assetto da qualifica e si è azzerato, finanche capovolto, in gara, in determinate condizioni. Dall'altra, i tre sorpassi che Vettel ha subito da Rosberg non si possono considerare frutto del caso, o solo degli errori di traiettoria che hanno condizionato il quattro volte campione del mondo. Soprattutto i primi due, arrivati in fotocopia alla prima curva, restano di monito per evitare trionfalismi destinati sul lungo a ritorcersi contro la squadra alle prime difficoltà. La Rossa era e resta la seconda forza del campionato, l'obiettivo di vincere due o tre GP nel 2015 appare sempre più concreto e realistico, guardare oltre, alzare l'asticella e fissare uno standard più alto per questa stagione sarebbe un esercizio sterile di superbia e di over-confidence. Piedi per terra e sguardo che vola molto lontano, anche a quella parte dell'ultimo orizzonte che il dominio tedesco nasconde allo sguardo: è questa la ricetta per mantenere alta una competizione che riaccende l'entusiasmo per la Formula 1, e che non può non piacere anche a Stoccarda.

Gli errori di Vettel – La Rossa è una realtà concreta, quattro podi consecutivi fanno logicamente terminare la fase del dubbio e iniziare il periodo della certezza. La SF15-T è senza dubbio la vettura progredita di più rispetto al 2014, e il Cavallino in poche gare è passato dallo status di comprimario al ruolo di protagonista. Al momento, la Ferrari è l'unica vettura in grado di mettere in difficoltà le Frecce d'Argento, di entrare sottopelle al gigante che ha dominato la stagione, e portarlo, come in Malesia, all'errore. E' un percorso frutto di un cambio di strategia, di investimenti cospicui, di un forte potenziamento del personale (assunti il doppio degli specialisti nel settore dell'aerodinamica). Un percorso di crescita che passa anche, come in Bahrain, per la differenziazione delle tattiche di gara tra i due piloti, e chi rischia non sempre è destinato a raccogliere nell'immediato. "Vettel? Siamo tutti umani, a volte anche se la squadra lavora bene, si fanno degli errori". Ma solo chi fa, sbaglia. E Arrivabene, che ha sempre preferito i fatti alle parole, non cambierà certo stile.

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